RAMEN FANTASY: INTERVISTA ALL'AUTORE MICHELE GONNELLA

LE INTERVISTE DEL SALOTTO

RAMEN FANTASY
MICHELE GONNELLA

Benvenuti al primo di una serie di sei appuntamenti dedicati agli autori di "Ramen Fantasy", la prima antologia katana&sorcery edita da Plesio Editore. Oggi conosciamo Michele Gonnella, autore dei racconti "Un tè notturno" e "Se contiamo gli orbi..." nonché curatore e ideatore del volume.



Ciao Michele e bentornato nel mio Salotto. Potresti raccontarci qualcosa di te e, soprattutto, di come è nato il progetto di “Ramen Fantasy”?
Qualcosa di me? Sopravvivo a me stesso tra tè, kung fu, scrittura e gattini. Insomma, faccio lo scrittore perché dirlo fa più figo di “disoccupato”! Questa mia inefficienza la possiamo constatare nel mondo letterario, dove mi sono ritrovato tra i fondatori di Ignoranza Eroica. Ho vinto lo Zappa&Spada, pubblicato manuali di rissa e di ninja portinai, sante sull'apino in Garfagnana in stile “Armata delle Tenebre”, thriller allucinati, qualcosa sul tè… Alcune di queste opere hanno anche ispirato dei contenuti per Brancalonia, tra le altre. Ultimamente mi dedico a Libreria del Fantastico, pagina in cui si parla di tutto ciò che è folklore e fantasy, e talvolta mi diletto di metter bocca nelle bozze altrui.
Il Ramen, invece, è nato dalla mia voglia di trasporre la letteratura “menareccia” all'oriente, qualcosa che unisse Zatoichi ai Sette Samurai, lo wabisabi dei film anni trenta col realismo satiro-brancaleonesco del teatro kyogen, molto più presente nella cultura nipponica di quanto immaginiamo noi del Sol Ponente. Racconti di qualità che riguardassero l'argomento e sapessero farci su un'elegante goliardia, ecco cosa volevo.

Presentaci brevemente i tuoi due racconti dell’antologia, “Un tè notturno” e “Se contiamo gli orbi”.
“Un tè notturno” parla di un insolito incontro tra i poteri ombra del feudo: un nuovo concorrente arriva dall'esterno e richiede di entrare nel giro. Ma il rappresentante del nuovo clan infrange tutte le regole dell'etichetta… Lo scopo è quello di mettere in luce alcune stranezze del mestiere di maestro del tè: sapete che erano noti per i loro rigirii politici?;
“Se contiamo gli orbi”, invece, vede l'ennesima disavventura di uno yamabushi fantozziano. Depresso dal suo ultimo fallimento, si ritrova in una taverna dove incontra il fautore della sua disfatta, un orcone pelato e manesco che, in cambio di un pasto, gli narrerà cos'è successo al paesello che lo yamabushi intendeva salvare. Verrà infine fuori una strana conseguenza del seppuku, nonché la ragione del perché un guerriero tanto navigato abbia un nome da Bambino.

Nel tuo racconto “Un tè notturno” la tradizionale cerimonia giapponese del tè assume connotazioni alquanto particolari. Potresti dirci qualcosa di più sul valore che ricopre questo antico rituale e che valenza ha nella tua storia?
Mi limiterò, nella risposta, alla funzionalità del racconto, o parte un panegirico: mi sono sempre chiesto come fosse possibile che un maestro del tè avesse potere di invitare i potenti, da soli, avendo facoltà di chieder loro di venire pure disarmati. Allucinante, no? Fa molto “intrigo complottista” e, con ricerche più approfondite, è venuto fuori che ci avevo visto giusto. Così ho deciso di riproporre questa mascherata del tè in chiave politica: qui non ci sono significati esistenziali, e il tè diventa solo un modo per il Maestro di dettar legge e di comandare in un modo quantomai diretto e vitale, assumendo grazie a tutta la sua cerimonia il pieno controllo dei partecipanti.

“Se contiamo gli orbi” è invece una divertente storia su monaci e entità “zombie”, caratterizzata dalla presenza di haiku. Che significato hanno per te?
Questo è buffo, gli haiku sono un bug residuo che ho deciso di lasciare. In origine, non era "RamenFantasy", ma “Haiku&Spada”. In teoria ogni racconto doveva essere caratterizzato da un haiku, ma la cosa era decisamente macchinosa e disfunzionale nel rispetto della creatività di tutti gli autori, così ho deciso di cambiare concept, mantenendo però gli haiku, che al Budspenceresco protagonista del racconto piaccion tanto... D'altronde, è un genere di poesia che un guerriero come quell'omone non può non amare. A me piacciono per lo stesso motivo: bisogna rispettare, in un istante, una metrica bastardissima che richiede un sacco di componenti. Ci vuole un momento di illuminazione per concepirne una vera, e si prova la stessa sensazione di quando ormai abbiamo fatalmente inquadrato l'avversario.

Due estratti significativi dei tuoi racconti:

"Un tè notturno":
«Ma porca di quella geisha, Kamakuramajala*, ‘sto stagno di kappa sia stramaledetto…»
Le geisha, pur già ben truccate, impallidirono visibilmente. Remi colpivano l’acqua convulsamente e il suono si avvicinava. Improperi a diritto rompevano la quiete di quel balletto, mentre le donne, preoccupate, esitarono qualche passo verso la finestra. I tre vampiri, al contempo, strizzavano gli occhi per vederci meglio, quando finalmente la barca sembrò sbattere contro le rocce sotto alla finestra, il suono venne accompagnato da un rantolo.
Ci furono lunghi attimi sospesi, d’attesa, neanche seguisse i tempi di una pantomima Kyogen… E una mano afferrò il bordo della finestra: un uomo in abito elegante ma fradicio si issò, rotolando sul tatami con l’agilità di un ferro da stiro. Le donne corsero a soccorrerlo.

*Kamakura è, geograficamente, l’equivalente della nostra moccolatissima Maremma, area paludosa la cui bonifica è costata molte vite.

"Se contiamo gli orbi":
«Ma come a… A schiaffoni?!» gli schianti ritmici che echeggiavano, allora, non avevano niente di sovrannaturale?!»
Kikuchiyo non badò al commento «Ho contato quegli occhi luminosi. Ne ho spenti duecentosettantuno, se contiamo gli orbi che ne avevano uno solo… E poi ho bruciato il villaggio per purificarlo. Le fiamme si sono spente all’alba»
«Sì ma» indicò titubante «E-e la spada?!»
Il “bambino” la guardò con sufficienza «Ho promesso di usarla solo in caso di necessità»
«Ah» biascicò l’altro «Allora va bene, mica si può usar così contro un-un paese intero» le gambe iniziavano a cedergli. Finalmente, realizzò perché tutti i volti che aveva visto tra i cadaveri avevano i lineamenti spostati…

Grazie a Michele Gonnella per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che "Ramen Fantasy" è disponibile sul catalogo di Plesio Editore e su tutti i maggiori store online. 
Vi aspetto la prossima settimana con un nuovo appuntamento con il secondo autore (o autrice) dell'antologia!

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