INTERVISTA ALL'AUTORE ALDO BORASCHI
LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati ai puntualissimi appuntamenti delle interviste del giovedì de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Aldo Boraschi, autore del romanzo "Il tempo che faceva" per AltreVoci Edizioni.
Salve Aldo, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere in nostra compagnia oggi. Ci racconti qualcosa di lei.
Sono un appassionato della scrittura, in tutte le sue forme. Amo la carta e la penna. Amo raccontare storie. Il miglior complimento che un lettore mi può fare è: “Hai descritto una sensazione che ho provato anch’io, ma con le parole giuste”. Questo, per come la vedo io, è la missione dello scrittore.
A luglio 2020 è uscito “Il tempo che faceva” per AltreVoci Edizioni: potrebbe presentarlo brevemente ai nostri lettori?
È la storia di due anime solitarie, Gelinda e Beata, che non possono far altro che incontrarsi e incastrarsi alla perfezione. I racconti di Gelinda, riportati per tanti anni nei suoi quaderni e poi tramandati a Beata, diventano la memoria degli avvenimenti e dei personaggi che hanno segnato il borgo di Senzunnome, paesino dalla incerta geografia e un passato cancellato da una frana. Un continuo susseguirsi di uomini e donne, di storie reali, sincere, ricche, che Gelinda osserva dal suo Bar Gelateria. Il tempo che faceva è un’ode all’arte del raccontare, del guardare il mondo attorno a sé e riportarlo indelebilmente sulle pagine della Storia.
Cosa rappresenta “Senzunnome”, il paesino di provincia immaginario che fa da sfondo alla sua storia?
Rappresenta un paesino qualunque, in qualunque parte del mondo. In un certo senso è qualcosa di universale, come Macondo in “Cent’anni di solitudine” di Marquez. I protagonisti non sono i componenti della famiglia Buendia, ma più prosaicamente i personaggi stereotipati di un paesino. È la prova dell’universalità della letteratura, che tutti i libri pubblicati hanno cose da dire, universi da frequentare, messaggi da veicolare. Nessuno escluso.
“Il tempo che faceva” è un romanzo in cui il tema della memoria è molto importante, basti pensare ai numerosi flashback che si intrecciano ai momenti presenti durante la narrazione. Come ha deciso di sviluppare questa tematica nel suo romanzo?
Sono partito da un aforisma di un maestro della letteratura italiana e non solo: Sebastiano Vassalli. Vassalli diceva che finché ci sarà un uomo che racconta e uno che ascolta il Mondo andrà avanti. Nel caso de “Il tempo che faceva” è una donna, Gelinda, che ferma i ricordi in diari scritti a mano, giorno per giorno. È in questi volumi che Gelinda costruisce la memoria di un paese, cristallizza il Mondo in un determinato momento. Ho ultimato il libro durante il primo lockdown e ascoltando tutti i giorni il bollettino di guerra dei morti per Covid mi sono accorto che stavamo perdendo i principali protagonisti di questa arte, l’arte del raccontare. Oggigiorno siamo pieni di letteratura che non racconta come dovrebbe raccontare, che fa della deformazione uno strumento di scrittura; siamo di fronte ad un rischio che non possiamo permetterci. E allora ho cambiato la fabula del libro, mettendo in secondo piano la trama per dare spazio alla memoria che stiamo perdendo.
I suoi protagonisti sono splendide macchiette di paese, ispirate alle figure del nostro vissuto quotidiano. Quanto di reale e quanto di immaginario c’è in loro?
È tutto immaginario, è tutto reale. Quando mi metto a scrivere, come tutti penso, mi piazzo metaforicamente sulla vetta di una montagna nel momento in cui si stacca una valanga. Mentre precipita a valle, la valanga travolge tutto quello che incontra. Così, raccontando, metto nell’enorme palla di neve che rappresenta un libro, musiche che ho ascoltato, voci di persone che ho incontrato, figure che ho conosciuto e che ho apprezzato o detestato, profumi che ho annusato, sensazioni che ho solo immaginato. Alla fine, il libro è bello che fatto: basta pulirlo, toglierci tutte le ridondanze che, immancabilmente, appesantiscono trama e, soprattutto, i personaggi.
Sta lavorando a qualche progetto per il futuro?
Sì, come sempre. Come ogni momento della mia vita.
Grazie a Aldo Boraschi per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che "Il tempo che faceva" è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online.
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