INTERVISTA ALL'AUTRICE LETIZIA FALZONE
INTERVISTA ALL'AUTRICE LETIZIA FALZONE
Bentornati al puntualissimo appuntamento del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Letizia Falzone, autrice dei romanzi Come un campo di spighe di grano per Lettere Animate e Come le foglie rosse d'autunno per Rossini Editore. Accomodiamoci e lasciamo a lei la parola...
Ciao Letizia, benvenuta nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao e grazie per l’accoglienza. Sono Letizia Falzone, ho 34 anni e vivo a Santa Maria del Cedro, un piccolo paese della provincia di Cosenza. Sono sposata con Diego e abbiamo due bellissimi bambini: Eleonora e Simone. Nata in piena primavera, adoro quel periodo in cui sento che la natura si sta per risvegliare. Non sopporto i “forse” i “dopo vediamo” e i “te l’avevo detto”. Non amo le cose facili, a volte mi complico la vita, ma vado avanti solo se credo in qualcosa. Riesco a trovare sempre del bello nelle persone . Amo i profumi decisi e credo nelle donne…quelle intelligenti. Credo nel “volere è potere” e non nel “potere è volere”. Mi piace essere sorpresa ed è così che voglio continuare ad essere.
Come ti sei avvicinata alla scrittura?
Può sembrare un’esagerazione ma arrivo a dire che l’amore per la scrittura è nato il giorno in cui ho capito come si teneva in mano una matita. Ho iniziato a scrivere quando ero piccola, intorno ai sette anni, quando mia mamma mi regalò un diario segreto, subito dopo aver letto “Il Diario di Anna Frank”. Non ero sicura di niente quando ho cominciato, ma la scoperta che potevo raccontare a un diario tutto quello che mi succedeva dentro, mi esaltava moltissimo. Crescendo ho desiderato scrivere realmente. Credo di essermi avvicinata alla scrittura per il forte desiderio di cambiare le cose. Ad un certo punto della mia vita le cose non mi andavano più bene così com’erano. Nel periodo della gravidanza e soprattutto del post-parto però la scrittura è diventata un’esigenza, qualcosa che nasce in maniera naturale, qualcosa che non puoi fermare. Scrivo perché mi appaga, e per quel bisogno innato che molti di noi timidi abbiamo di comunicare le nostre sensazioni al mondo esterno in forma scritta.
Qual è il tuo genere preferito?
In verità vado a periodi. Anni fa collezionavo i gialli di Agata Christie. Poi sono passata ai thriller psicologici. Adoro immedesimarmi nella trama, sentirmi addosso la paura, la tensione, l’ansia dei protagonisti. Mi piace ricostruire le fila della vicenda. Insomma li trovo molto stimolanti soprattutto perché si scava nella mente dei personaggi. Adoro per esempio lo stile di Zafon che non è riconducibile solo alla categoria dei thriller. Il suo stile è un mix di generi. Come se l’autore volesse rendere omaggio a tutta la letteratura. In linea di massima leggo comunque di tutto.
Parliamo un po’ delle tue opere. Come sono nate? Di cosa parlano? Quali sono i temi principali?
Come un campo di spighe di grano è il primo volume. Racconta la storia d’amore tra Elena e Simone, dalla nascita, passando per il matrimonio, i figli, la crisi e la rinascita. Una narrazione fatta di intrecci, tra disillusioni e fiducia, entusiasmo e resa, desideri, aspirazioni, frustrazioni e sconfitte. Ma anche di rivincite e crescita dei due protagonisti i cui percorsi di vita divengono incrociati e indissolubili. Un grande amore che porta due persone a combattere contro tutto e tutti ed a scegliere di preferire una strada complicata purchè sia percorsa insieme.
Come le foglie rosse d’autunno è il seguito. Il secondo volume subisce una trasformazione, ovvero diventa una saga familiare. La narrazione vuole mostrare i rapporti interni alla famiglia in tutte le loro contraddizioni, nelle loro zone di luce e in quelle di ombra. Ma soprattutto mostra quando la famiglia vacilla e mette in discussione se stessa. È la famiglia alla quale potremmo appartenere tutti. Elena è sempre la protagonista. Lei ha un rapporto aperto con i figli. Non impone regole, ma cerca di coinvolgerli con il dialogo. Nonostante tutto non riesce nel suo intento, ottenendo dei risultati opposti. È una storia dove alla fine si scoprono debolezze e profonde incoerenze. Un romanzo familiare quindi a volte complesso, dove non sempre vige la regola del “e vissero felici e contenti…”.
C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?
In realtà sono due titoli significativi per me. Sono nati in modo naturale, ma entrambi hanno un significato. Per quanto riguarda il primo volume la spiga di grano simboleggia la fragilità. Fragilità che possiamo ritrovare in Elena. Ma rappresenta anche il ciclo della rinascita. E anche in questo caso nel romanzo ritroviamo in modo molto forte la voglia di ricominciare sempre, dopo le brutte cadute. Inoltre la spiga di grano indica il fatto che stiamo lavorando su noi stessi e siamo pronti a raccogliere i risultati che saranno sicuramente buoni. Le foglie nel secondo volume e soprattutto l’autunno ci mostra quando sia bello lasciare andare. Come gli alberi fanno con le foglie dovremmo imparare anche noi a lasciare andare. È la stagione giusta per i nuovi inizi. L’autunno mette pace, è silenzioso e tranquillo. La natura poi ha del favoloso, i giardini, i boschi si colorano con sfumature bellissime. Giallo, rosso, arancione. Questi colori riempiono gli occhi e l’anima. L’autunno è discreto e gentile ma porta con sé tante riflessioni. C’è sempre un bivio e con esso una scelta da fare.
Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Le idee sono ovunque intorno a noi, basta solo osservare bene. Un primo metodo sono le canzoni. Le canzoni sono già delle storie. Raccontano qualcosa, a volte sono lampi che catturano la nostra attenzione, stimolano emozioni. Un secondo metodo sono le persone che conosciamo che hanno delle storie insolite, particolari o di sofferenza. Il mio metodo preferito però è quello delle serie televisive. Sono una divoratrice, soprattutto di quelle americane. Mi piace mescolare e incrociarle tra loro. Mi è stato fatto un enorme complimento ovvero che nei miei romanzi ricordo Danielle Steel. Effettivamente subisco molto l’influenza americana.
Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
Si può dire che ci sia tutto di me dentro al testo ma, allo stesso tempo, potrei affermare che nei miei romanzi non c’è niente di me. Penso che un racconto porti sempre dentro di sé tutto il suo autore, ma, se si riesce nell’intento di veicolare le emozioni, il libro smette di essere proprietà dell’autore e finisce per divenire ciò che ogni lettore ci coglie di profondamente proprio. È questo che mi auguro per i miei romanzi ed è questa la magia dei libri. Comunque Elena tra tutti i personaggi è quella che sento molto vicina.
Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
Come un campo di spighe di grano è stato pubblicato da Lettere Animate. Inviai il mio manoscritto compilando semplicemente l’apposito modulo. La risposta arrivò esattamente dopo tre mesi, si mostrarono interessati alla mia opera e alla pubblicazione. Alla mail era allegato il contratto da firmare, che ovviamente ho studiato con calma. La prima cosa che notai era che il contratto fosse chiaro, di semplice comprensione, per nulla ambiguo e non lasciava alcun dubbio su ciò che si stava firmando. Era tutto troppo bello tanto che arrivai a chiedermi “dov’è la fregatura?” Non c’era. Era tutto esattamente come lo presentavano senza strani scherzi. Punto assolutamente fondamentale, per nulla scontato e da loro ripetuto molte volte è che la pubblicazione con loro è assolutamente gratuita con nessuna spesa a carico dell’autore e nessun obbligo di acquisto copie. La trasparenza è un importante punto a favore, dato che per ogni cosa che accade gli autori vengono puntualmente avvisati senza strane iniziative. Per il secondo volume ho deciso però di cambiare casa editrice perché in Lettere Animate ci sono troppi autori e questo vuol dire una sola cosa: attenzione per il singolo molto ridotta. Dato che le opere sono moltissime (centinaia) è molto difficile capitare nella pubblicità, a meno che non decidano di puntare su di te. Rossini Editore fa parte del Gruppo Editoriale Santelli e si occupa solo di narrativa. Ho inviato il mio manoscritto consapevole del loro essere molto selettivi e cosciente del fatto che si trattava di un seguito quindi difficile da posizionare con una casa editrice diversa da quella che ha pubblicato il primo volume. C’è stato un primo contatto telefonico con il direttore editoriale in cui mi è stato detto che riteneva il manoscritto di una qualità molto elevata e se ero disponibile a una collaborazione con loro. Quindi la mia gioia è stata doppia. Sono seguita e supportata da loro in tutto e spero di poter continuare a collaborare con la Rossini.
Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?
Per il mio primo romanzo ho realizzato un piccolo tour di presentazioni che è andato molto bene. Ho avuto delle collaborazioni con personaggi noti che mi hanno aiutato a promuovere il libro e ho partecipato ad alcuni eventi. Per il secondo romanzo appena uscito spero di replicare e di fare sempre meglio.
Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?
Scrivete, scrivete, scrivete. Pensare che basta sedersi a un tavolo per scrivere il capolavoro della vostra vita non è altro che un’illusione. Scrivere, e soprattutto scrivere bene, richiedono una lunga pratica. Prima di produrre qualcosa che vi soddisfi davvero dovrete strappare decine di fogli, ricominciare da capo ancora e ancora. È del tutto naturale. Perché questi tentativi falliti, queste bozze stracciate fanno parte del processo per arrivare a capire cosa c’è davvero dentro di voi. Se lo si guarda da questa prospettiva , scrivere un libro sembra un lavoro lungo e laborioso… ed è esattamente così. La scrittura è tanto esigente, non ammette fretta, errori, mancanza di cura. L’ispirazione arriva lentamente, le buone idee non sono istantanee. Se accettate che scrivere vuol dire impegnarsi e lavorare, beh avrete già fatto un bel po’ di strada. Voglio concludere dando un altro piccolo consiglio: non accettate mai, mai, di pubblicare il vostro libro dietro pagamento. L’editoria a pagamento non è editoria. Se un editore crede nel vostro testo investe energie e denaro per pubblicarlo e promuoverlo. Se un editore chiede soldi per pubblicare un libro vuol dire che non crede nel romanzo o che non ha gli strumenti per promuoverlo. In entrambi i casi non vi condurrà lontano.
Ringrazio Letizia per essere stata in nostra compagnia oggi. Potete seguirla sui social per restare sempre aggiornati con tutti i suoi nuovi progetti.
Commenti
Posta un commento