INTERVISTA ALL'AUTRICE ELISABETTA SCARAMELLI

INTERVISTA ALL'AUTRICE ELISABETTA SCARAMELLI

Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Elisabetta Scaramelli, autrice del romanzo Tragodìa. Il gelo nel cuore. Siete pronti a conoscerla?


Ciao Elisabetta, benvenuta nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao. Sono una mamma con la grande passione per la scrittura. Sono di origine calabrese, ma da sedici anni vivo in Sicilia. A Cosenza mi sono laureata in D.A.M.S. perchè ho sempre avuto una grande passione per l'arte, ancor prima che quella per la scrittura si rivelasse tanto apertamente come negli ultimi quindici anni. Ho anche le qualifiche di Grafico pubblicitario e Restauratore, e non nascondo che il mio desiderio era proprio continuare a restaurare opere d'arte. Ma fortunatamente sono dotata di un considerevole spirito d'adattamento e, proprio perchè ho molti interessi, ho sempre avuto un sostitutivo cui aggrapparmi. Lasciare la Calabria non è stato facile e per i primi anni ho sofferto molto la lontananza da quegli ambienti stimolanti a contatto con persone che condividevano con me le stesse passioni, pertanto ho lavorato molto su me stessa proprio per favorire un distacco meno doloroso che, involontariamente, trapela anche dai romanzi che scrivo. Amo anche la lettura, passione che ho ripreso dopo tanti anni e che mi sta coinvolgendo molto, specialmente in quest'ultimo periodo. Una volta iniziati i corsi universitari sono stata troppo presa dall'arte, pertanto ho accantonato i romanzi, ma da qualche tempo a questa parte mi sono messa alla ricerca dei miei autori preferiti e di quelli che ho voglia di conoscere, per colmare un vuoto e per stimolare la mia creatività.

Come ti sei avvicinata alla scrittura?
Premesso che scrivo da quando ero piccolissima, devo ammettere che l'input mi è stato dato dai giochi di ruolo. Ho ruolato per molti anni e alla fine ho creato anche i miei giochi di ruolo, attraverso i quali ho migliorato notevolmente la mia scrittura e ho conosciuto persone meravigliose che avevano le mie stesse passioni. In questi ambienti ho dato forma a uno stile personale fatto di descrizioni accurate e quel tocco poetico che adoro anche nei romanzi degli altri. Giocare di ruolo è come scrivere un romanzo in fondo, un romanzo a più mani che ti relaziona con altri players. 

Qual è il tuo genere preferito?
Il romanzo gotico è sempre stato il mio preferito. Ho sempre amato quelle ambientazioni che inevitabilmente rifluiscono nei miei romanzi, sebbene non possano definirsi gotici. La nebbia, la pioggia, gli scricchiolii e tutti quei rumori raccapriccianti hanno sempre stimolato la mia immaginazione, difatti in autunno sono particolarmente creativa. Amo i drammi a sfondo storico, la letteratura russa di fine ottocento, i romanzi psicologici e le poesie di Baudelaire. Ho un'anima romantica, romanticamente drammatica, ma sono aperta a tutto, sono curiosa di leggere tutto prima di scegliere cosa tenere o cosa lasciare. 

Parliamo un po’ delle tue opere. Come sono nate? Di cosa parlano? Quali sono i temi principali?
Il primo romanzo che ho pubblicato è stato Tragodìa, un romanzo psicologico a sfondo storico e drammatico che volevo pubblicare come unico volume. All'inizio ho scelto la via più semplice, Amazon, perchè il mio desiderio era solo quello di avere il mio libro tra le mani e regalarlo agli amici più cari. Ma in seguito a opinioni molto positive e allo stimolo di alcuni lettori ho iniziato a sviluppare una trama più corposa, e alla fine ne ho fatto una trilogia. Ritengo che bisogna distaccarsi un po' dallo scrittore e leggere il proprio romanzo con gli occhi del lettore per comprendere i vuoti nello scritto. Ho capito che i miei lettori desideravano qualcosa di più, mi hanno chiaramente espresso il loro senso di vuoto, leggendo le ultime righe, pertanto ho stabilito di continuare e far dono a chi si è appassionato alla storia di un finale assolutamente imprevisto e positivo. Tragodìa. Il gelo nel cuore è ambientato in una nebbiosa Torino di inizio novecento, una Torino che somiglia un po' alla Londra vittoriana, con quella nebbia che cela segreti, povertà e un pizzico di soprannaturale. Il protagonista è Ludovico Visconti, un vice commissario di Polizia che deve affrontare il caso più importante della sua vita: il suicidio di una giovane donna, annegata nel Po. Ludovico è agnostico e piuttosto irriverente verso le religioni e il soprannaturale, eppure, davanti a questo caso, si trova ad affrontare i suoi fantasmi e scopre che l'anima sopravvive alla morte. Questa storia serve anche a smascherarlo e Ludovico stesso si rende conto di non essere realmente ciò che ha sempre rivelato agli altri. Ludovico è molto di più, un uomo alla soglia dei quarant'anni che per paura di soffrire si è costruito un carattere acuminato che, oltre a renderlo insopportabile ad alcune persone, lo ha anche indotto a tenersi lontano da sua madre. Infine, stanco della negligenza dei collaboratori e del disinteresse verso i miserabili, Ludovico parte per la Grecia, dove mette insieme i tasselli di un mosaico ingarbugliato e, oltre a ricostruire il suo passato oscuro e quello di sua madre, ricostruisce anche quello dell'annegata. Tragodìa. Il figlio dentro, secondo volume che sono in procinto di pubblicare, è il sequel, che, però, in un primo momento si presenta come una storia parallela. Qui, i personaggi appena sfiorati sono intimamente raccontati. Mentre ne Il gelo nel cuore racconto dell'evoluzione interiore di Ludovico, il quale, rivedendosi negli altri, inizia a desiderare di smussare i suoi spigoli, ne Il figlio dentro racconto di un amore senza fine, di un amore che sana le ferite e che contribuisce alla rassegnazione dopo una grave perdita. E' un romanzo pieno di speranza e buoni propositi che offre dei chiari indizi per comprendere come si svilupperà il terzo capitolo, quello finale. Quest'ultimo lo sto già scrivendo e mi sta entusiasmando molto perchè c'è un ritorno alle origini. La Sicilia piena di luce e ombra fa da sfondo e qui alcuni personaggi appena citati nel primo capitolo diventeranno protagonisti di una vicenda imprevista che chiarirà gli aspetti più intimi della famiglia di Ludovico. E' difficile dire quali siano i miei personaggi preferiti, ma alla fine posso affermare che quello che più mi ha appassionato è donna Maria, la madre di Ludovico, una donna austera che in fondo è un canarino in gabbia intrappolato nel corpo di un falco agguerrito. L'ho creata pensando all'allontanamento dalla mia terra, pensando alla rabbia di essersi lasciati tutto alle spalle per ritrovarsi scaraventati in un contesto difficile da comprendere e da accettare. Come anche in seguito, questo concetto di ritorno alle origini e di sensazione di estraneità è molto presente e, lo ammetto, richiama molto il mio malanimo, quel disagio che a volte svanisce quando si inizia a sentirsi più parte di un contesto nuovo grazie allo spirito di adattamento. Oltre a Tragodìa c'è un altro romanzo che vorrei pubblicare e che è strettamente legato ai miei studi. Non volendo pubblicare la mia tesi di laurea, ho deciso che l'oggetto della mia ricerca doveva diventare il protagonista di un romanzo storico ambientato nella Calabria del X secolo. E' la storia di un adolescente che, conosciuta la spietatezza dei saraceni, inconsapevolmente si mette su una strada che lo porterà a conoscere la vita nelle laure, negli eremi e infine quella cenobitica. Scoprendo una passione per i manoscritti, inizia a dedicarsi alla scrittura e alla miniatura e diventerà uno degli artefici del più grande manoscritto d'epoca bizantina mai esemplato nel meridione d'Italia.

C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te? 
Sicuramente Tragodìa rimarrà sempre il mio romanzo più significativo. Perchè è stato il primo a essere pubblicato e perchè c'è un'analisi molto accurata della mente umana. E poi ci sono io, spezzettata e sparpagliata ovunque, anche nel più velenoso dei personaggi. La sento mia, questa trilogia, mia nel senso che in essa ho riversato qualcosa che non avrei mai potuto esprimere nella realtà.

Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Sembra strano e anche ridicolo, ma molto spesso i miei romanzi nascono dai miei sogni. Tragodìa è nato da un sogno ed è stato mio marito a dirmi di metterlo nero su bianco. Ovviamente erano solo pochi indizi, ma mi hanno aperto un mondo, successivamente. E poi la pioggia, la nebbia, una lettura, una confidenza di mia figlia e la costante osservazione delle persone. Difatti osservo molto e da questa "attività" colgo quei dettagli che mi aiutano a creare storie e personaggi. A volte mi viene da ridere, quando penso che molta gente che conosco e che mi legge è stata, anche in maniera ridicola, trasformata in un personaggio. Credo che ogni scrittore tragga ispirazione dalla realtà, e io non sono da meno.

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
No, o forse ancora non ne sono consapevole, ma ce ne sono diversi che celano aspetti di me. L'ateismo di Ludovico, quel rifiuto di tutto ciò che è intangibile, il detestare i falsi moralisti e i bigotti, nonchè i falsi credenti, sono elementi che mi appartengono, ma anche analizzare se stesso e comprendere i propri limiti, per poi porre rimedio, è qualcosa che mi appartiene. Sua madre, invece, così ispida e taciturna, è il mio opposto, eppure in lei c'è tanto di me, come l'odio per quella Torino cui è stata costretta a raggiungere (che riflette il mio iniziale odio per una Sicilia che mi teneva lontana dalla Calabria e mi faceva sentire estranea), l'atteggiamento sdegnoso che cela i migliori sentimenti (una mia caratteristica che col tempo ho smussato). Questi personaggi non sono solo il riflesso di alcune mie peculiarità, rappresentano anche la mia evoluzione, quel cambiamento che ha migliorato il mio atteggiamento verso la vita e verso gli altri.

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
Alla fine ho scelto Youcanprint, che non è una casa editrice. Speravo di pubblicare con una casa editrice, in effetti, convinta che avrei solo dovuto scrivere e lasciare nelle loro mani tutto il resto. Ammetto che come imprenditrice sono pessima. Ma dopo un paio di tentativi ho smesso di cercare case editrici e ho scelto l'autopubblicazione. I "ragazzi" di Youcanprint sono favolosi. Mi hanno seguita e aiutata, e io sono davvero una seccatura perchè poco avvezza alle "cose moderne". Grazie a loro il mio libro è negli store online, può essere ordinato dalle librerie e sicuramente è più in vista. Non ho nulla contro Amazon, ma purtroppo, quando non hai la sfacciataggine di stuzzicare la gente con una pubblicità continua del tuo libro e non hai una tua community, non serve a molto perchè il tuo libro rimane lì. Sono felice della mia scelta, ho affidato loro la mia trilogia e credo che continuerò a farlo, senza, però, lasciare intentate altre vie, come sto facendo con L'oro di Dio, il romanzo storico ambientato nel X secolo che ho citato precedentemente.

Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?
Purtroppo no. Ho avuto degli inviti e a breve inizierò a guardare i concorsi letterari con occhi meno sospettosi.

Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera? 
Non è molto carino da dire, ma purtroppo è consigliabile avere prima una community ampia e appassionarla con i passi che precedono la vera e propria pubblicazione. Consiglio di essere tenaci e non lasciarsi intimidire dal successo di alcuni autori emergenti che trattano argomenti (forse) più per compiacere i lettori che per soddisfare se stessi. Io scrivo in modo insolito, così dicono, qualcuno addirittura mi ha paragonata a Tolstoj, e non ho intenzione di scarnificare il mio vocabolario o rinunciare alle descrizioni accurate solo perchè la massa preferisce uno stile diverso dal mio. Consiglio di perseverare, allenarsi, anche scrivendo fan fiction (che è un'ottima palestra), studiare la grammatica, la punteggiatura e inventare uno stile proprio. La società ci costringe a badare alle apparenze e a recitare una parte, ma non dobbiamo dimenticare che lo scrittore deve rimanere innocente e puro, incorruttibile, profondo e introspettivo.

Ringrazio Elisabetta per essere stata in nostra compagnia oggi e vi invito a seguirla su Facebook per non perdere neanche una news!


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