LE RECENSIONI DEL SALOTTO: L'UCCELLINO GIALLO
LE RECENSIONI DEL SALOTTO LETTERARIO
Alessandra Marconato, L'uccellino giallo, PersoneDiParola-Isola Editrice
Laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova, Alessandra si occupa di formazione e di coaching. E’ Amministratore di Settantotto srl - Coaching, Formazione, Narrazione e Direttore Responsabile della rivista professionale trimestrale 78PAGINE per il coaching, la formazione e la narrazione. La filosofia, il disegno e la scrittura sono passioni costanti della sua vita. E’ autrice di articoli dedicati al coaching e alla formazione. A febbraio 2017 ha pubblicato il libro "La foresta delle illusioni" e a settembre 2018 "L'uccellino giallo", editi da PersoneDiParola - Isola Editrice.
(da www.alessandramarconato.it)
Alessandra è stata ospite del Salotto nella rubrica delle interviste del giovedì: per leggere la sua intervista cliccate qui.
LA TRAMA
"L'uccellino in gabbia non canta per amore, ma per rabbia!"
Una stanza, una finestra. Un uccellino giallo in gabbia. E due libri...
Il racconto di Alessandra Marconato ci invita ad aprire le gabbie, intorno e dentro di noi, attraverso una narrazione evocativa e profonda. Una nuova "favola per adulti", come La Foresta delle Illusioni, per continuare a crescere...
(Da L'Uccellino Giallo)
LA RECENSIONE
"C'era una volta, affacciato alla finestra di una casa, un uccellino dalle piume gialle, che viveva all'interno di una gabbietta di metallo di colore verde scuro.
La sua gabbia era bella, comoda, e la sottile inferriata si curvava in cima come a formare una cupola.
L'uccellino se ne stava tutto il giorno a cinguettare guardando il paesaggio che poteva scorgere dalla finestra. Un paesaggio fatto di alberi, che cambiavano la loro veste al mutare delle stagioni, filtrato dall'azzurro del vetro ondulato che segnava il tempo della casa in cui viveva.
Nulla sapeva, l'uccellino, di quella che era la sua casa. Ricordava di essere vissuto sempre lì. Tutto quello che aveva visto era in quella stanza: oggetti, libri e la sua padrona, che cambiava aspetto come gli alberi che vedeva dalla finestra."
Così, con queste parole, Alessandra Marconato ci apre le porte alla sua seconda e altrettanto suggestiva "favola per adulti". Come ne La foresta delle illusioni, con le sue parole e le sue illustrazioni l'autrice ci trasporta nuovamente nel suo mondo pieno di metafore e simboli, in una storia "piccola" e breve che però ci farà riflettere per molto tempo dopo averla letta. E di nuovo - forse - ci darà l'opportunità di cambiare o rivedere alcune delle nostre posizioni o se decidere di "rimanere in gabbia".
Invece di un Castello, di una Foresta e di un nobile Cavaliere, questa volta siamo in compagnia di un piccolo uccellino giallo, della sua gabbietta verde e di una stanza di una casa. A scandire l'inesorabile scorrere del tempo, la sua padrona, una donna schiva e taciturna con l'abitudine di appendere le proprie fotografie alla parete, e l'albero davanti alla finestra, che perde e rimette le foglie nel susseguirsi delle stagioni.
La donna è solita sedersi sulla poltrona della stanza, leggere un libro e ogni tanto conversare con il suo uccellino, convinta che lui non la capisca. L'uccellino risponde con un cinguettio, amabile alle orecchie della padrona, ma che in realtà significa "L'uccellino in gabbia non canta per amore, ma per rabbia!". Relegato dietro alle sbarre della sua prigione dorata, egli è infatti arrabbiato della propria condizione ed invidioso del mondo esterno e delle opportunità che potrebbero celarsi là fuori, per lui simboleggiato da una rondine che vola libera nei cieli.
Tuttavia l'uccellino crede soltanto sapere, è limitato dalle proprie convinzioni così come dalle sbarre della propria gabbia, come gli fanno ben presto notare i libri di lassù, due volumi che di notte scendono a terra dal loro scaffale per andare a parlare con lui. Attraverso queste conversazioni, l'uccellino scopre cose nuove, acquisisce nuova conoscenza, ma sempre e solo in maniera astratta, senza applicazione diretta e senza esperienza. E quando finalmente le sbarre della sua gabbia vengono aperte, l'uccellino esita. Non credeva che sarebbe mai successo. Ha paura, non sa volare, è rimasto troppo tempo rinchiuso lì dentro e sarà costretto a muovere i suoi primi passi ex novo.
L'uccellino giallo è una favola dai toni molto diversi rispetto a La foresta delle illusioni. Qui l'autrice si sofferma sul discorso di sapere e conoscenza, sul credere e sul sapere, sulle gabbie esterne e interne che fanno parte delle nostre vite. "Siamo in gabbia e siamo gabbie," scrive Alessandra Marconato, citando sia i vincoli esterni, dettati dalle nostre famiglie e dalla società in cui viviamo, sia i vincoli interni, quelli della nostra mente e che a volte ci imprigionano più di quelli imposti dagli altri.
Quando l'uccellino apre "quella porta che fa imparare altro, di sé e del mondo" tutto cambia: la sua esistenza, il suo modo di pensare, il suo modo di guardare alle cose e di credere. Le sbarre verdi della sua (e della nostra) gabbietta sono reali, concrete, ma quando, per sbaglio o per fortuna, vengono aperte l'uccellino si ritrova sgomento.
Quando la gabbia si apre, siamo costretti a fare una scelta, cioè a "dire sì a qualcosa e dire no ad altro." E a volare fuori, rivedendo aspetti delle nostre esistenze che forse non erano poi così scontati.
Ma - prima di tutto e soprattutto - la domanda cruciale che dobbiamo porci è: saremo in grado di riconoscere una porta aperta quando ne incontreremo una?
Così, con queste parole, Alessandra Marconato ci apre le porte alla sua seconda e altrettanto suggestiva "favola per adulti". Come ne La foresta delle illusioni, con le sue parole e le sue illustrazioni l'autrice ci trasporta nuovamente nel suo mondo pieno di metafore e simboli, in una storia "piccola" e breve che però ci farà riflettere per molto tempo dopo averla letta. E di nuovo - forse - ci darà l'opportunità di cambiare o rivedere alcune delle nostre posizioni o se decidere di "rimanere in gabbia".
Invece di un Castello, di una Foresta e di un nobile Cavaliere, questa volta siamo in compagnia di un piccolo uccellino giallo, della sua gabbietta verde e di una stanza di una casa. A scandire l'inesorabile scorrere del tempo, la sua padrona, una donna schiva e taciturna con l'abitudine di appendere le proprie fotografie alla parete, e l'albero davanti alla finestra, che perde e rimette le foglie nel susseguirsi delle stagioni.
La donna è solita sedersi sulla poltrona della stanza, leggere un libro e ogni tanto conversare con il suo uccellino, convinta che lui non la capisca. L'uccellino risponde con un cinguettio, amabile alle orecchie della padrona, ma che in realtà significa "L'uccellino in gabbia non canta per amore, ma per rabbia!". Relegato dietro alle sbarre della sua prigione dorata, egli è infatti arrabbiato della propria condizione ed invidioso del mondo esterno e delle opportunità che potrebbero celarsi là fuori, per lui simboleggiato da una rondine che vola libera nei cieli.
Tuttavia l'uccellino crede soltanto sapere, è limitato dalle proprie convinzioni così come dalle sbarre della propria gabbia, come gli fanno ben presto notare i libri di lassù, due volumi che di notte scendono a terra dal loro scaffale per andare a parlare con lui. Attraverso queste conversazioni, l'uccellino scopre cose nuove, acquisisce nuova conoscenza, ma sempre e solo in maniera astratta, senza applicazione diretta e senza esperienza. E quando finalmente le sbarre della sua gabbia vengono aperte, l'uccellino esita. Non credeva che sarebbe mai successo. Ha paura, non sa volare, è rimasto troppo tempo rinchiuso lì dentro e sarà costretto a muovere i suoi primi passi ex novo.
L'uccellino giallo è una favola dai toni molto diversi rispetto a La foresta delle illusioni. Qui l'autrice si sofferma sul discorso di sapere e conoscenza, sul credere e sul sapere, sulle gabbie esterne e interne che fanno parte delle nostre vite. "Siamo in gabbia e siamo gabbie," scrive Alessandra Marconato, citando sia i vincoli esterni, dettati dalle nostre famiglie e dalla società in cui viviamo, sia i vincoli interni, quelli della nostra mente e che a volte ci imprigionano più di quelli imposti dagli altri.
Quando l'uccellino apre "quella porta che fa imparare altro, di sé e del mondo" tutto cambia: la sua esistenza, il suo modo di pensare, il suo modo di guardare alle cose e di credere. Le sbarre verdi della sua (e della nostra) gabbietta sono reali, concrete, ma quando, per sbaglio o per fortuna, vengono aperte l'uccellino si ritrova sgomento.
Quando la gabbia si apre, siamo costretti a fare una scelta, cioè a "dire sì a qualcosa e dire no ad altro." E a volare fuori, rivedendo aspetti delle nostre esistenze che forse non erano poi così scontati.
Ma - prima di tutto e soprattutto - la domanda cruciale che dobbiamo porci è: saremo in grado di riconoscere una porta aperta quando ne incontreremo una?
"La nostra mente è la nostra libertà e, allo stesso tempo, la nostra prigione"
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