INTERVISTA ALL'AUTORE ALBERTO RUDELLAT

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati ai puntualissimi appuntamenti del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi conosciamo Alberto Rudellat e il suo "Canti della città", l'ultima, nuovissima uscita per la casa editrice Ater.



Salve Alberto, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere qui con noi oggi. Ci racconti qualcosa di lei.
Grazie a te per l’invito!
Mi chiamo Alberto Rudellat, sono nato a Nuoro quarant’anni fa ma vivo a Torino da tempo.
Scrivo storie nere. E ho un insano gusto per le citazioni.
Ho vinto un po’ di premi letterari in giro per l’Italia, tra cui il “Gran Giallo Città di Cattolica”, e ho pubblicato racconti in diverse antologie. Lo scorso anno ho pubblicato l’E-book “Dipingere non è reato” per Nero Press. E qualche giorno fa è uscito il mio primo libro.

A maggio 2021 è uscito “Canti della città” per la casa editrice Ater. Potrebbe presentare il volume ai nostri lettori?
“Canti della città” è una raccolta di dodici racconti al confine tra horror e noir, legati da un unico filo conduttore.
Dentro c’è il tipo di horror che mi piace leggere e guardare: fatto di atmosfere decadenti, di sussurri, di ombre, di paure ancestrali, più che di mostri e litri di sangue.
E ci sono ovviamente tutte le mie influenze letterarie: da Poe a Clive Barker e Ligotti, passando per Izzo e Auster.

Qual è il filo rosso conduttore dei racconti che compongono la raccolta?
Il filo conduttore è appunto la città. È questo il palcoscenico sul quale si muovono i miei personaggi. Nello stesso teatro raccontato magistralmente da Benni in “Blues in sedici”.
Penso che le città in cui viviamo abbiano infinite storie da raccontare, e mi piaceva l’idea di aggiungerci le mie. Volevo utilizzare luoghi che ci sono assolutamente familiari, come un viale alberato al centro di un tranquillo quartiere residenziale o il parcheggio di un supermercato, e aggiungere quel piccolo granello di sabbia in grado di inceppare l’ingranaggio e farci precipitare in un incubo ad occhi aperti.
Il libro è concepito come un viaggio alla scoperta della città, per questo i racconti sono divisi in quattro sezioni: “I vicoli”, “Le mura”, “Le strade”, “I confini”. E le sezioni sono composte da racconti simili, per stile e tematiche: da quelli più onirici a quelli più crudi e realistici.
Almeno, questo era ciò che mi frullava in testa quando ho pensato alla raccolta… spero di essere riuscito a mettere su carta i miei pensieri.

Come sono nati i racconti di “Canti della città”?
Sono tutti racconti scritti negli ultimi anni. Il più recente l’ho scritto solo qualche mese fa, a ridosso della pubblicazione, in questo strano periodo che stiamo vivendo.
Di solito nascono da un immagine: a volte mi viene in mente un titolo, a volte la prima frase, o direttamente il finale. Lascio che mi ronzino un po’ in testa, a fermentare, poi mi siedo, apro una birra e provo a buttarli giù. A volte li scaletto, a volte li scrivo di getto, senza sapere dove mi porteranno.
Per come li vedo io, molti sono favole nere. Favolacce, per sprecare una citazione.
Altri, in fondo, sono storie d’amore, in cui l’elemento horror mi serve per salvare la faccia, perché “del resto sono sempre quello stupido romantico”, come cantava Capossela nei suoi periodi migliori.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto per il futuro?
In questo momento sto lavorando a una serie di racconti noir con un unico protagonista. E continuo a scrivere horror che prima o poi comporranno una seconda raccolta. E ho appena promesso di scrivere una favola con un koala come protagonista.

Grazie a Alberto Rudellat per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che "Canti della città" è disponibile su tutti i maggiori store online.


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