INTERVISTA ALL'AUTORE FRANCESCO COLAFEMMINA

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati ai puntualissimi appuntamenti del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi conosciamo Francesco Colafemmina, autore del saggio “La democrazia di Atene. Storia di un mito” per la casa editrice Passaggio al Bosco.


Salve Francesco, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere in nostra compagnia qui oggi. Ci racconti qualcosa di lei.
Grazie a te per l’opportunità! Dunque, da dove comincio? Forse è meglio farlo dall’attualità: i mandorli stanno già fiorendo e le mie api sono in piena attività… Apicoltore per passione e per mestiere, una laurea in lettere classiche, qualche esperienza giornalistica e una lunga attività nel settore dell’energia sostenibile. Nel frattempo ho pubblicato alcune cosette. Un romanzo e cinque saggi che spaziano dalla Grecia classica all’arte e al mondo bizantino passando per le api. In un mondo che esalta la specializzazione e il pensiero analitico, preferisco la dimensione sintetica, l’esempio dell’uomo rinascimentale che al mattino cura la propria campagna, poi discute di politica in città, al pomeriggio si dedica al commercio, la sera legge i classici e di notte scrive…

A maggio 2020 esce per la casa editrice Passaggio al Bosco “La democrazia di Atene. Storia di un mito”. Potrebbe presentare brevemente il volume ai nostri lettori?
Dopo una vivace esperienza politica vissuta nel 2018, non coronata da un successo elettorale, ma quanto meno morale, ho riflettuto a lungo su tutte quelle storture del nostro sistema democratico che nel microcosmo di un piccolo borgo di 20.000 anime sembrano solo il riflesso del macrocosmo nazionale, europeo, o ancora “occidentale”, per usare un concetto controverso e un po’ demodé. Così ho rispolverato i miei amici che abitavano l’Atene del VI e del V secolo e ho cercato nelle loro riflessioni risposte a dilemmi sempre attuali. In particolare è stato mentre ero in viaggio fra due isole greche che, rileggendo un passo di un testo minore del V secolo, attribuito a Senofonte ma il cui autore ci è ignoto, ho avuto quella che possiamo definire una “folgorazione”. Dice infatti l’Anonimo aristocratico ateniese nella sua critica alla democrazia ateniese che se è perdonabile la ricerca del proprio benessere da parte del popolo, non si possono perdonare quegli aristocratici che si servono della democrazia per compiere una qualche ingiustizia. Questa affermazione sulla quale non mi ero soffermato prima di allora mi ha aperto gli occhi sulla natura elitaria della democrazia ateniese. Un dato spesso considerato scontato, ma che vale la pena approfondire. La democrazia non come creazione dal basso, risposta alle istanze del popolo, ma quale strumento di potere di nuove élites antitradizionali. Se la democrazia è dunque una creazione di élites, inevitabilmente, laddove tali élites conservino il controllo del potere “democratico”, il benessere del popolo resterà solo un utile inganno per favorire gli esclusivi interessi di quelle medesime élites.

Qual è l’origine del suo libro? Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a dedicare un saggio alla democrazia ateniese?
Ho voluto ricostruire, secondo questa chiave di lettura, gli sviluppi della prima apparizione di questa forma di governo, nel tentativo di comprenderne i limiti, le opportunità, le minacce per la contemporaneità. E questo non certo per screditare la democrazia, quanto per renderle onore. Una autentica democrazia infatti pur avendo la necessità di dare spazio ad élites, un concetto niente affatto negativo se preso nella giusta accezione, non può tuttavia lasciare spiragli all’emergere di nuove tirannidi. E dal mio punto di vista la principale minaccia alla democrazia contemporanea è costituita dall’intreccio fra tecnica e potere.

Come mai definisce la storia della democrazia ateniese come un “mito”?
E’ un mito in un duplice senso. Il Mito è un racconto che si pone al di là della storia, che ha un profondo significato simbolico e spesso morale. Alle volte può anche essere considerata una mera creazione di fantasia. Ma il Mito è anche l’esperienza della ciclicità e dell’archetipo: la storia si ripete perché l’essere umano è sempre uguale a se stesso. In questo senso la democrazia incarna propriamente un mito: l’eterno ritorno dell’agire umano in una data forma di governo.

Secondo lei, potremmo azzardare un confronto tra la democrazia ateniese e quella odierna? Qual era il significato di “democrazia” per Atene?
Forse andrebbe mutuato il pensiero dei filosofi inglesi a cavallo fra XVII e XVIII secolo sull’equilibrio dei poteri e delle classi. Questo equilibrio, indipendentemente dalla forma di governo, quando non è sbilanciato garantisce libertà e sviluppo, energie creative e benessere. Quando invece è sbilanciato verso una élite oligarchica, come accadde in alcuni momenti della democrazia ateniese, come accade oggi nelle democrazie liberali dell’Occidente, anche se continua a chiamarsi democrazia questa forma di governo somiglia più ad una tirannide. Ed è nostro compito generare nelle nuove generazioni, nei nostri figli, gli anticorpi contro questo virus letale per le nostre società e più in generale per la dignità dell’uomo.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto per il futuro?
E’ prevista a breve l’uscita di un romanzo, una storia d’amore doppia, che si richiama molto a quella lettura del mito alla quale ho già accennato. Ma non posso spoilerare più di tanto! Scappo intanto dalle api, una società davvero ordinata e democratica, nonostante sia retta da una regina, ma questo è un altro discorso…

Grazie a Francesco Colafemmina per essere stato in nostra compagnia oggi. Si ringrazia inoltre l'ufficio stampa di Simona Mirabello per la gentile collaborazione. Vi ricordo che “La democrazia di Atene. Storia di un mito” è disponibile sul catalogo della casa editrice e sui maggiori store online.


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