INTERVISTA FANTATRIESTE: SIMONETTA OLIVO E LORENZO DAVIA

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati agli appuntamenti con le interviste del Salotto, che anche questa settimana prevedono leggere variazioni nel calendario dovuti alle festività natalizie. Oggi abbiamo il piacere di ospitare Simonetta Olivo e Lorenzo Davia del collettivo "FantaTrieste", in occasione della pubblicazione dell'antologia omonima per Kipple Officina Libraria.

 
Salve Simonetta, salve Lorenzo. Benvenuti nel mio Salotto e grazie per essere qui in nostra compagnia oggi. Ecco la prima domanda che rivolgo a tutti i miei ospiti: raccontateci qualcosa di voi. 
Siamo molto contenti di essere ospiti di questo Salotto. Dal momento che abbiamo l’occasione di essere intervistati assieme, ci presenteremo l’un l’altro. 

Simonetta: Trovo che Lorenzo sia uno scrittore dotato di una particolare inventiva, capace di stupire e di non cadere mai nei luoghi comuni: una prova fra le tante di queste qualità è il suo romanzo "Capitalpunk", finalista al premio Urania 2019. Come me è membro del Collettivo Italiano Fantascienza e del gruppo di FantaTrieste. Personalmente trovo che sia una persona dotata di un senso dell’umorismo decisamente fuori dal comune! 

Lorenzo: Simonetta è una scrittrice che dimostra particolari doti di sensibilità e sottigliezza psicologica nella costruzione delle sue storie e dei suoi personaggi. È riuscita a rielaborare in chiave fantascientifica sia materiale onirico molto personale, come nella sua raccolta di racconti Insogno, che fonti archetipiche provenienti dalle fiabe, come nel suo "Fantafiabe". 

A settembre 2020 è uscita l’antologia “FantaTrieste” per Kipple Officina Libraria. Potreste presentarla brevemente ai nostri lettori? 


Lorenzo: "FantaTrieste" è una raccolta di racconti di fantascienza e generi a essa vicini, scritta da autori di provenienza locale, sia per nascita che per adozione, e ambientati nella nostra città. Ma prima di essere il titolo dell’antologia, FantaTrieste era un gruppo di scrittori e appassionati di fantascienza già da tempo in buoni rapporti. Il background culturale e generazionale dei membri del nostro gruppo trova espressione nella varietà di temi affrontati: fanta-archeologia, sociologia, introspezione, riferimenti asimoviani, thriller biotecnologici e citazioni bibliche. Gli autori sono decani della fantascienza italiani quali Fabio Calabrese, Giuseppe O. Longo e Franco Sherwood. Roberto Furlani, Alex Tonelli (curatore della collana di poesia VersiGuasti presso la Kipple) e Alessandro Manzetti (più noto come Caleb Battiago, vincitore di due Bram Stoker Award) hanno anche un curriculum di tutto rispetto. Autori emersi di recente siamo io, Simonetta Olivo e Fabio Aloisio. A chiudere la raccolta è Luigi Berto, padre putativo dell’iniziativa perché autore negli anni sessanta di una prima antologia dallo stesso titolo. 

Fabio Aloisio con il suo "Effimera", narra dell’incontro tra culture diverse ma vicine, tema molto sentito nel nostro territorio. Simonetta Olivo, ne "La Mente del Robot", usa l’androide come strumento di indagine dell’anima umana. "Il Canto delle Sirene" di Giuseppe O. Longo è un racconto di stampo più classico, nel quale un uomo senza qualità mette in difficoltà un colosso dell’informatica. Roberto Furlani percorre due secoli di storia di Trieste, dal passato austriaco al futuro dominato dalle megacorp europee, tra ucronia e hard scifi. Molto più sperimentale è "Racconto Senza Fine" di Alex Tonelli, imperniato sul concetto di colpa e umanità, visti dal punto di vista della mitologia ebraica. Fabio Calabrese in "Mahut" tratta di un mistero fantarcheologico che vede coinvolto un pilota triestino di imbarcazioni da trasporto. Le note dei Pink Floyd fanno da sottofondo musicale di “High Hopes”, di Caleb Battiago, che ci introduce a una Trieste apocalittica e a un personaggio iconico che affascina, cattura e terrorizza. È in equilibrio tra misteri, fantascienza e bugie dette a fin di bene "Tutto Ciò che Siamo" di Gianfranco Sherwood, ambientato sull’altipiano carsico. Il mio "I Figli dei Naniti" è un thriller biotecnologico, una storia di amore e vendetta all’alba della nascita di un nuovo genere di esseri umani. L’antologia sia chiude con "Pitco" di Luigi R. Berto, una conquista dello spazio in stile golden-age. 

Trieste e la fantascienza: qual è il legame che unisce queste due realtà? 
Lorenzo: La relazione di Trieste con la fantascienza risale al 19° secolo con la pubblicazione dell’avventura spaziale "Ad Astra" di Antonio de' Bersa, ed è continuata nel 20° con il Festival Internazionale del Film di Fantascienza degli anni ‘60, la prima Eurocon del 1972, fino alla nuova incarnazione del festival sotto il nome di SciencePlusFiction negli ultimi venti anni. Gli appassionati triestini hanno sempre amato riunirsi e perseguire progetti comuni, come ad esempio organizzare fanzine e convention, in stretta relazione col territorio. 
Trieste è sempre stata una città di scambi, dove beni, tecnologie, idee, linguaggi e culture si sono incrociati gli uni con le altre. Questo è avvenuto in quel luogo noto come Confine, che non è solo geografico, ma una dimensione dell’anima dove più realtà possono coesistere. E quale strumento migliore della fantascienza per descrivere questo punto di convergenza? 


“FantaTrieste”: chi è il gruppo che ha dato vita a questa antologia e qual è la sua storia? 
Simonetta: La storia di FantaTrieste affonda le sue radici nel rapporto di lunga data fra Trieste e la fantascienza di cui Lorenzo vi ha parlato, e nella storia del Collettivo Italiano Fantascienza. Il 31 agosto del 2017 dieci scrittori provenienti da tutta l’Italia hanno ricevuto la notizia di essere tutti finalisti del Premio Urania Short, e invece di rodersi il fegato nell’attesa che venisse proclamato il migliore, hanno deciso di conoscersi e scambiarsi racconti e visioni del mondo. Da questo primo passo “controcorrente” rispetto a una visione competitiva della scrittura è nato il CIF, un gruppo di lavoro con un’organizzazione e una metodologia finalizzate alla crescita e alla condivisione delle risorse e delle competenze. Racconto questa storia perché per l’antologia "FantaTrieste" abbiamo utilizzato un metodo di lavoro molto simile a quello del Collettivo, e perché senza la finale di Urania Short e la nascita del CIF non ci sarebbe stata in seguito la naturale constatazione che su 10 finalisti, in tre provenivamo da Trieste: oltre a me, Lorenzo Davia e Fabio Aloisio. Abbiamo deciso di incontrarci allo storico Caffè San Marco, invitando anche Roberto Furlani, fondatore della rivista Continuum, che dal 2000 al 2013 ha raccolto la collaborazione delle principali firme del panorama fantascientifico italiano. A quel tavolo ci siamo chiesti che fare di noi. Lorenzo, pragmatico e ieratico al tempo stesso, ha sentenziato: “Mah… intanto conosciamoci, qualcosa ne verrà fuori!”. E così abbiamo fatto, coinvolgendo altri scrittori e appassionati di fantascienza, come Zeno Saracino, Fabio Tarussio, Alex Tonelli, Fabio Calabrese. I nostri incontri sono diventati periodici e allietati dall’enogastronomia locale: le chiamavamo Fantacene! Purtroppo utilizzo il tempo passato, dato che a causa della pandemia abbiamo dovuto interrompere quest’abitudine divenuta fruttuosa, perché proprio nel corso di uno di questi convivi è nata l’idea dell’antologia "FantaTrieste". A dirla tutta: Fabio Aloisio una sera ha portato a una Fantacena una vecchia pubblicazione di tale Luigi Berto, edita nel 1973 col titolo di "FantaTrieste": l’abbiamo fatta girare fra le mani al tavolo, sfogliata e annusata, come sempre si fa coi vecchi libri, poi a turno l’abbiamo letta. Era cosa decisa. Bisognava riprendere il lavoro di Berto con una nuova "FantaTrieste". Ci piaceva l’idea di rendere la nostra città, con i suoi paesaggi e le sue suggestioni esteriori e interiori, lo scenario di nuove storie. Abbiamo allora chiamato a raccolta tutti quelli che potevano sentire lo stesso desiderio. 

Che metodologia di lavoro avete adottato per scrivere questa antologia?  
Simonetta: Ogni racconto ha ricevuto dagli altri autori dell’antologia una restituzione sugli aspetti formali e di contenuto, in base alla quale poter lavorare ulteriormente sul proprio scritto; la metodologia è simile a quella del CIF: non si tratta di un semplice editing reciproco, ma di un confronto che ha l’obiettivo di costruire e connettere stili, pensieri, formazioni diverse. Nel caso del Collettivo Italiano Fantascienza la metodologia è portata all’estremo e implica una modalità decisionale assolutamente orizzontale ad ogni livello di costruzione dell’opera, mentre nella genesi di "FantaTrieste" si è optato per una forma più morbida, dal momento che alcuni degli autori hanno avuto un coinvolgimento temporaneo nelle attività del gruppo. Infatti questo tipo di approccio richiede una dimensione relazionale di fiducia che necessita di una certa continuità per potersi sviluppare. Quello che mi ha colpita in questa nuova esperienza è stato che alcuni scrittori già affermati e che fanno parte della storia della fantascienza italiana abbiano accettato il confronto con altri più giovani e meno noti, accogliendo ogni feed-back come un valore aggiunto! È stato incredibile. 

Quest’anno “FantaTrieste” ha partecipato alla convention annuale di science fiction Eurocon: potreste raccontare qualcosa di più ai nostri lettori in merito a questo importante evento?  
Lorenzo: L’Eurocon è la convention annuale di fantascienza che si tiene ogni anno in una diversa città europea. Quest’anno la sede sarebbe stata a Fiume/Rijeka, non lontano di Trieste, e saremmo andati volentieri a presentarci di persona. L’evento è stato spostato online a causa del COVID, per cui con l’appoggio del regista Galahad Benussi e un notevole impegno di tutti, ma in special modo di Fabio Aloisio, abbiamo realizzato un intervento video, un vero e proprio documentario, con testimonianze e interviste sulla storia della fantascienza nella nostra città. Presentandolo all’Eurocon ci siamo messi così in contatto con appassionati e autori non solo della vicina Croazia ma dell’intera Europa. La nostra testimonianza ha incontrato un buon gradimento, così che tanta fatica è stata ripagata! Dopo questa esperienza ci siamo convinti ancor più che in quanto città di scienza e con una lunga storia alle spalle, Trieste possa rappresentare un esempio di come fandom e territorio possano integrare e interagire. 

Come gruppo FantaTrieste state lavorando o programmando progetti futuri? 
Simonetta: Stiamo cercando di convincere Roberto Furlani a rifondare Continuum… ma non è semplice, chi lo conosce sa che è una persona estremamente seria e riflessiva, e che bisogna saperlo aspettare! Come accennavo prima, la rivista per diversi anni ha calcato le scene della narrativa di fantascienza con un ottimo riscontro, arrivando più volte in finale al Premio Italia come miglior rivista amatoriale. La redazione era in gran parte triestina, ma la diffusione e le collaborazioni erano di ben più ampio respiro. 
A parte gli scherzi sul carattere di Roberto, ci vorrebbe un gran spirito di squadra per portare avanti un progetto così impegnativo in termini impegno e tempo, oltre che la collaborazione di nuove leve, magari meno impegnate di noi anche sul fronte lavorativo e familiare! 
Certo, sarebbe una bella avventura. 

Ringrazio Simonetta, Lorenzo e tutto il gruppo FantaTrieste per essere stati in nostra compagnia oggi e vi ricordo che l'antologia è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online. 





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