IL SALOTTO PRESENTA: SIERO NERO
IL SALOTTO PRESENTA
Matteo Kabra Lorenzi, Siero Nero, Publistampa Edizioni
L'AUTORE
Nasce a Trento nel 1979. Dopo gli studi scientifici e la laurea in architettura comincia ad occuparsi di grafica pubblicitaria ed editoriale, trasformando questa passione in lavoro.
Dal 1998 suona in una rock band che propone brani inediti di cui è compositore sia dei testi che della musica. Autore anche di un musical per ragazzi, di cui ha composto le canzoni e scritto la parte recitata, dal 2015 ha portato avanti un progetto parallelo di musica cantautoriale, con lo pseudonimo di Kabra, e svariate attività di collaborazione come compositore e collaboratore di rubriche musicali online, in cui si è occupato spesso di recensioni di uscite discografiche di artisti emergenti. Nel 2020 pubblica il suo primo romanzo, “Siero Nero”, che risente molto della sua esperienza più che ventennale nel mondo della musica.
LA TRAMA
Kabra è il cantante e frontman dei “Sesto Elemento”, rock band che da qualche anno ormai è protagonista assoluta della scena musicale nazionale.
Nell’intrecciarsi delle vicende personali – che lo hanno visto sin da quando era bambino trovare nella musica un abbraccio consolatorio e una spinta motivazionale – con quelle della lunga, travagliata e ricca storia del suo gruppo, egli vedrà sconvolta la propria esistenza da una proposta irrinunciabile – per la sua emergente carriera da solista – della stessa casa discografica che ha sotto contratto la band.
Da quel momento sarà roso dal tarlo della fama e del successo, e un vertiginoso vortice di menzogne e scelte sciagurate metterà in discussione l’intera esistenza del protagonista, fino a quando il castello di bugie crollerà definitivamente, scombussolando i fragili equilibri della sua vita e mettendolo definitivamente a nudo di fronte alle proprie responsabilità…
Una storia di amori, amicizie, musica e vita. Un viaggio di trent’anni nei labirinti delle fragilità dell’uomo.
ESTRATTO
La corsa goffa e scomposta si blocca dopo pochi metri, sfumando in un affannato respiro e in qualche generoso colpo di tosse. Sì, è vero, non sono particolarmente in forma. In questo caso tuttavia era più il gesto liberatorio che assumeva importanza... lanciare nel cielo di Milano un messaggio chiaro di sfogo e rifiuto.
Naturalmente la parte scenografica ha sempre un ruolo di non poco conto in una rock star e così è anche in questo fotogramma di mia personale storia. Insomma, prima di fermarmi, mi ero premurato di aver superato quantomeno il potenziale campo visivo da casa di Serena; pur nella disperazione e nell’epicità del gesto, che figura avrei fatto se fossi stato seguito anche solo con lo sguardo dalla bella segretaria e mi avesse visto fermarmi d’un tratto arrancante? La poesia sarebbe sicuramente venuta meno e di certo anche la considerazione nei miei confronti. Non so per quale assurdo motivo, ma mi rendevo conto che restavo sempre troppo legato alla percezione che gli altri potevano avere di me.
Nel riprendere fiato ricompongo un po’ alla volta l’orizzonte sgranato e riconosco un tabacchino dall’altra parte della via. Riprendo il passo lento provando a ritrovare la mia usuale disinvoltura e decido di fermarmi per comprare le sigarette. Sarà l’ultimo pacchetto che compro, naturalmente... Poi smetterò in via definitiva, penso giustificandomi e convincendomi che tutto sommato non è mai stato un mio vizio quello del fumo... si tratta solamente di uno sfizio saltuario.
Saluto il venditore che mi guarda con una certa insistenza mentre mi porge il pacchetto.
«Ehi ma tu sei Kabra dei Sesto Elemento?» mi chiede titubante.
«Sì sì...» rispondo in un misto di orgoglio e vergogna.
«Che macello... ma cosa avete combinato quella sera...???»
«Eh... lascia perdere, preferisco non parlarne vah... Perdonami ma è davvero una situazione abbastanza complicata...»
«Eh beh immagino... almeno, leggendo le dichiarazioni di Donnie dell’altro gruppo...» e mi indica lo scaffale a fianco della sua postazione, dove ci sono accatastate le riviste di gossip di ogni sorta...»
Sbiancando, giro lo sguardo e vedo che su un paio di quelle riviste di livello infimo c’è in prima pagina il faccione di Donnie, in posa, maledettamente fasullo, con quella faccia da sberle e un titolo a caratteri cubitali che recita “Io, da cantautore di provincia a star del rock, vi racconto tutto”.
Prendo in mano avidamente una copia di quello schifo di “DonnaVip” e comincio a sfogliare le pagine fino ad arrivare all’articolo in questione. Scopro con ribrezzo che oltre alla sua biografia, raccontata in maniera tendenziosa per far arrapare le migliaia di casalinghe disperate, compare anche un approfondimento intitolato “Al Tenax fuori di me, non lo rifarei, ma mi hanno rubato l’anima”.
La vittima. Cazzo, anche la vittima per ottenere il consenso era riuscito a fare quel maledetto... In un trafiletto a fianco vedo la mia foto, un’immagine pietosa di me, presa chissà dove... e un testo intitolato “Il declino senza fine di una stella”. Mi viene male. Nulla dovrebbe sorprendermi, è ovvio che c’era da aspettarselo... però vederlo lì così... stampato, esplicito... fa male.
«Ehi amico, ti prendo anche questa...» dico al ragazzo, allungandogli la rivista con mano tremante, cercando di non tradire l’evidente imbarazzo.
«Ok, comunque... per il poco che possa servire, ci tengo a dirti che quel tizio dell’altro gruppo ha davvero una faccia da culo! Io non conosco benissimo i vostri pezzi, ma chi non ha mai sentito in radio “Brucia!” oppure “Siero Nero”? Quelli sono capolavori...»
«Grazie, davvero...» accenno mentre mi si apre il cuore vedendo che non tutto quello che ho fatto è finito nel cesso.
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