LE RECENSIONI DEL SALOTTO: PAUL VERLAINE. IL FIORE DEL MALE

LE RECENSIONI DEL SALOTTO
Angelo Berti, Paul Verlaine. Il fiore del male, Watson Edizioni


L'AUTORE
Angelo Berti, emiliano di nascita ma romagnolo di adozione, può essere considerato uno degli autori italiani più rappresentativi del genere, è autore di vari racconti e romanzi che spaziano dal Fantasy al Thriller.
Nella sua attività di collaboratore di vari blog, tra i quali "True Fantasy"; "Heroic Fantasy Italia" e "Italian Sword&Sorcery", ha intervistato alcuni tra gli autori italiani e internazionali tra i più popolari del genere fantastico, da Terry Brooks a Sapkowski, da Licia Troisi a Cecilia Randall.  

LA TRAMA
Paul Marie Verlaine si trasferisce a Parigi con la sua famiglia. La madre e la cugina Elisa sono molto protettive, fin troppo, mentre il padre sembra interessarsi poco a lui, o almeno è ciò che lascia intendere. Quando la madre mette in bella mostra, sulla mensola del camino, i vasi contenenti i feti dei suoi precedenti aborti, Paul ha l'impressione che i suoi fratelli siano vivi. Da quel giorno comincia per lui una vita di incubi. Con il matrimonio e la nascita del figlio, gli sembrerà finalmente di sperimentare una normalità che non aveva mai conosciuto, ma l'incontro con Arthur Rimbaud metterà nuovamente alla prova la sua esistenza.

LA RECENSIONE
Parigi, 7 Gennaio 1896

Quello che sento dentro di me non ha nulla di umano. 
Non posso domarlo. 
La bestia scava per la brama di uscire.
Nemmeno l'assenzio mi aiuta a contenerla. 
Nemmeno tanto assenzio. 
I profili del camino sono sfumati, i vasi sulla mensola vacillano. 
Sorrido. 
Non è colpa dell'assenzio. Non quello
Stringendo le dita sgualcisco i fogli dell'opuscolo che ho appoggiato sulle ginocchia. 
Les fleurs du mal
Odio essere debole. Odio essere una bestia. 
La bestia. 
Da sempre. 

"Paul Verlaine. Il fiore del male" di Angelo Berti fa parte della nuova collana "Ritratti" della Watson Edizioni. Ogni volume è dedicato, in maniera romanzata, alla vita e alle opere di diversi personaggi storici. 

Angelo Berti sceglie di scrivere in modo commovente e magistrale della controversa figura di Paul Marie Verlaine e di raccontare in prima persona, dal punto di vista del protagonista stesso, la sua storia, il suo dolore e i suoi tormenti. L'autore dipinge un uomo vittima degli eventi, prigioniero di una madre che lo costringeva a convivere in maniera morbosa con i feti dei fratelli mai nati allineati sulla mensola del caminetto. Le paranoie e le ossessioni malsane della donna - anche nei confronti dell'unico figlio - hanno pesantemente influito sulla psiche del giovane Verlaine, psiche che nel corso degli anni è stata ulteriormente messa a dura prova dalla dipendenza da assenzio ma soprattutto dall'incontro con Arthur Rimbaud.

In "Paul Verlaine. Il fiore del male", Angelo Berti dà voce ai demoni interiori del poeta maledetto, arricchendo la sua biografia di elementi fantastici e orrorifici, e scegliendo una particolare connotazione finale a mio avviso molto accattivante. Il romanzo è certamente breve, ma proprio qui risiede tutta la sua potenza e impatto emozionale. In poco più di cento pagine, Angelo Berti fa emergere tutto il suo studio, tutta la sua passione ma soprattutto il suo rispetto nei confronti di una mente sì geniale e di una modernità straordinaria ma condannata all'isolamento sociale. I grotteschi rapporti famigliari di Verlaine, il suo difficile rapporto con la fede e la sua bisessualità sono stati per il poeta un fardello troppo pesante da sopportare e motivo di una perdizione senza via di scampo. 

Realtà e finzione si mescolano in questo volume, superbo e indimenticabile. Angelo Berti fa emergere una voce troppo a lungo sopita e i dolori di un uomo costretto a vivere in un mondo per lui inadeguato, una mente geniale che - come spesso accade - si è rivelata troppo moderna per la sua epoca. 

"Paul Marie Verlaine è di una modernità sconvolgente. [...] Verlaine era un uomo che racchiudeva in sé tutti i mali della vita e che oggi sarebbe ignorato. Come autore prima e come persona poi. Perché oggi tutti sanno scrivere dei dolori dell'uomo. Tutti sanno leggere nei meandri dell'animo umano. [...] Ma nessuno di loro è Verlaine, o Rimbaud o Baudelaire. [...] Oggi la poesia è un genere di nicchia. Allora e per secoli prima di allora, era una delle forme più alte di espressione letteraria. Forse nessuno oggi soffre così tanto per raggiungere quelle vette letterarie. Forse. Qualcuno si preoccupa di scoprirlo? Oggi chi soffre è dimenticato. Sono...siamo in tanti a soffrire, ma non siamo popolari. Non siamo stelline televisive o prodotti illetterati di social network o altre diavolerie di diffusione pubblica. Oggi pochi nella lettura cercano la vera profondità. Oggi si vive di assolute banalità che diventano letteratura solo perché la mediocrità è alla portata di tutte le menti semplici. Ovvero di tutti coloro che si accontentano di cose dette, senza sforzi per pensarle. Senza leggerle davvero. Scavare tra le righe è difficile e impegnativo, ma soprattutto temiamo le risposte che possiamo trovare. [...] Verlaine cercava il mondo in fondo a bicchieri di assenzio. Lo cercava nei versi dei poeti e in quelli che scriveva. Un uomo che viveva tra mostri e incubi che creava lui stesso, in un'epoca dove nessuno poteva aiutarlo. Perché la sua tragedia era personale e non poteva condividerla su qualche social network. Poteva però scriverla, e così fece. [...] Oggi Verlaine sarebbe solo, come allora. Peggio: sarebbe solo per colpa dell'ipocrisia e di leggi commerciali che valutano il profitto ancora prima della qualità. Eppure oggi abbiamo strumenti di condivisione meravigliosi, alla portata di tutti. Strumenti che usiamo per parlare di politica, di sport, di cucina, a volte senza nemmeno capirne qualcosa. Come possiamo, così deboli culturalmente, capire Verlaine? Come possiamo, così fragili moralmente, capire Verlaine? [...] Viviamo sereni nelle nostre culture moderne. Viviamo sereni ignorando la storia e i suoi protagonisti. Viviamo sereni nella vera ignoranza. Quella che oggi è bandiera di un popolo che si accontenta di navigare nel banale."
    (Dalla Nota dell'Autore a fine volume)  

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