LE RECENSIONI DEL SALOTTO: L'ULTIMA NAVE PER TANGERI

LE RECENSIONI DEL SALOTTO
Kevin Barry, L'ultima nave per Tangeri, Fazi Editore
Recensione a cura di Michele Gonnella


L'AUTORE
Kevin Barry. Irlandese, ha esordito nel 2007 con la raccolta di racconti "There are Little Kingdoms". Successivamente ha pubblicato un'altra raccolta di short stories, "Dark Lies the Island", e due romanzi: "City of Bohane", vincitore nel 2013 dell'International IMPAC Dublin Literary Award, e "Beatlebone", 2015, vincitore sempre nel 2015 del Goldsmiths Prize.

LA TRAMA
Nel porto spagnolo di Algeciras, Maurice e Charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d’occhio le navi per Tangeri. Stanno cercando Dilly, la figlia di uno dei due. Maurice e Charlie si conoscono fin dall’adolescenza: sono due ex trafficanti, hanno iniziato a spacciare da giovani, sono cresciuti, hanno fatto i soldi, hanno pestato i piedi ai rivali, si sono dovuti nascondere per non essere ammazzati, hanno attirato la sfortuna, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, Cynthia, per la quale si sono accoltellati. Ormai tagliati fuori dai giri criminali, Maurice e Charlie, due presenze minacciose soltanto in apparenza, si rivelano per ciò che sono diventati: due ex criminali al verde, due balordi noti come macchiette all’interno del porto, che inseguono un fantasma che forse non è mai esistito se non nella loro immaginazione. Finalista al Man Booker Prize, incluso nella lista dei cinque migliori romanzi dell’anno per «The New York Times» e in testa alle classifiche irlandesi, L’ultima nave per Tangeri è un romanzo ossessionato dal mistero dell’amore, intriso di una bellezza malinconica e di un umorismo raro che conferma Kevin Barry come uno dei più talentuosi e premiati autori irlandesi contemporanei.

LA RECENSIONE
Al porto di Algeciras, ottobre 2018

Diresti che c’è una qualche fine in vista, Charlie?
Direi che più o meno una risposta a questa domanda ce l’hai già, Maurice.
Nella luce umida del terminal, due irlandesi avviliti gesticolano come chi è abituato al patimento e alla sventura – sono nati per quei gesti, e li dispensano con naturalezza.
È notte nel vecchio porto spagnolo di Algeciras.
Ah, e si tratta del posto più orrendo che possiate immaginare – non vi dispiacerebbe affatto girare la testa dall’altra parte.

Leggere questo libro è un'esperienza onirica che la traduzione è riuscita a mantenere dalla versione originale. Dire che la parte più interessante de “L'Ultima Nave per Tangeri” è la trama è riduttivo: quel che più colpisce è infatti il saggio di stile che il romanzo, in sé per sé, rappresenta. Dialoghi inclusi nel discorso diretto senza bisogno di punteggiatura a segnalarli; un fluire di pensieri, ricordi e sensazioni e frasi vincolati quanto basta dalle catene linguistiche. Vite disastrate più o meno direttamente dalla droga e dal crimine si intrecciano tra le pagine del libro, e dal porto di Algeciras eventi e ricordi fluiranno avanti e indietro nel tempo tra lo squallori di luoghi e persone, permettendoci di assaporare luoghi, sentimenti e sogni che i soldi “facili” della droga hanno costruito e poi distrutto. I protagonisti, un tempo veri lupi a un passo dal realizzare le proprie vite, adesso si trovano ridotti a pagliacci di loro stessi, macchiette di cui la polizia neanche si preoccupa più. Privati delle loro vite da una serie di disgrazie in buona misura autoinferte, Charlie e Maurice si ritrovano a inseguire l'ultima briciola delle loro vecchie vite, una parte piccola ma importante... Ma vogliono davvero recuperarla, o quel che cercano e un barlume delle loro anime per decidere come fare per voltare pagina?

Consiglio questo libro a chiunque cerchi un'esperienza oltre alla storia: è un romanzo che non può esser letto alla leggera, e che non merita il tempo di chi vuole solo passare un quarto d'ora ogni tanto senza immedesimarsi nella forza schietta e cruda delle sue pagine.

Michele Gonnella, labrolucchese classe '88, vive una vita dedicata a quattro attività fondamentali: arti marziali, tè, libri, sopravvivere a sé stesso, il tutto sotto gli insegnamenti dei felini con cui condivide l'esistenza. Di fatto, è il bohémien più zen e monastico che si possa trovare. Egli non ci combina nulla col mondo della letteratura, tant'è che è perito informatico, ma forse proprio per questo si diverte a rompere tutti i canoni letterari da che ha impugnato la penna. Già di suo infatti era un bel casinista, tra romanzi e saggi al di fuori dei generi. Quando poi si è ritrovato a essere uno dei fondatori di Ignoranza Eroica apriti cielo...

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