TERRA NOVA

TERRA NOVA
Caterina Franciosi, Terra nova, Delos Digital
Collana FuturoPresente a cura di Giulia Abbate ed Elena Di Fazio



Un nuovo pianeta, senza ingiustizie, senza carceri, senza problemi. Ma forse i problemi ci sono, ma sono stati nascosti. 

Una "Terra Nuova": sì, ma quale? 
Emel vive a New Beacon: pianeta trovato nel cosmo, terraformato e ripopolato dai superstiti del disastro ecologico terrestre. Qui vige un nuovo benessere, non esistono carceri e tutti sono felici e prosperi, salvi dall'anarchia dei progenitori. Ma se è davvero così, perché ai confini ci sono i ribelli? E perché la giornalista Victoria, moglie del funzionario di propaganda Emel, è sparita senza che il Governo abbia fatto altro che insabbiare tutto? 
Alla ricerca di risposte, Emel si trova presto in un gioco più grande di lui, verso un altro pianeta, molto più antico e molto più vero, che forse non è affatto nuovo ma che ospita risposte, resistenze, rinascite. E la verità di cui si ha bisogno per vivere.

ESTRATTO DA "TERRA NOVA"

I numeri sull’orologio da scrivania scattarono sul cinque e la musica riempì l’ufficio di Emel. L’uomo stiracchiò le braccia sopra la testa e, senza accorgersene, iniziò a canticchiare a mezza voce l’inno trasmesso dagli altoparlanti. L’occhio rosso della telecamera non lo perdeva di vista, appollaiato in alto a destra nella stanza, incurante del fatto che l’orario di lavoro dei dipendenti della Continental Show fosse terminato in anticipo. 
Come ogni anno, quel giorno tutto il Continente cominciava i festeggiamenti per la più importante delle ricorrenze: il momento in cui i primi coloni terrestri erano giunti su New Beacon dopo anni luce di peregrinazioni spaziali a bordo della Mayflower II. L’astronave originale era ancora conservata in un’area riservata sotterranea del Palazzo dei Governanti, come monumento e come monito; cosa che ogni pubblicità, telegiornale o programma televisivo non aveva mancato di sottolineare almeno una dozzina di volte. Emel sbuffò, nascondendosi la bocca dietro la mano. 
New Beacon si era rivelato un dono del destino, sottolineavano i Governanti a ogni occasione buona: era l’unico pianeta del sistema Gamma 7 su cui splendesse un Sole e su cui il processo di terraformazione avesse avuto successo. Gli altri pianeti Gamma, quelli che andavano dal numero 1 al numero 6, si erano rivelati inadatti alla vita, ma utili come miniere di metalli e minerali, e il pianeta numero 7 era apparso davvero come un faro agli occhi dei terrestri ormai sull’orlo del collasso. Il nome era stato scelto da quelli che una volta venivano definiti gli Stati Uniti d’America, in onore di uno dei più grandi miti americani dell’epoca, quello della luce che aveva guidato i nuovi Padri Fondatori verso la Newfoundland, la terra promessa. D’altronde, erano stati proprio gli scienziati americani della NASA a scoprire New Beacon e gli Stati Uniti si erano arrogati il diritto della scelta del nome. 
Sfido io, con tutti i soldi che avranno investito, pensò ironico Emel. 
Le tavole grafiche davanti a lui si coprirono di luci pulsanti e festoni colorati che nel giro di pochi secondi si trasformarono in una riproduzione 3-D della Mayflower II. Nello stesso istante, il tatuaggio cominciò a prudergli sulla tempia, segno che le nanomacchine impiantate si stavano muovendo. Emel sfiorò il dispositivo cutaneo con la punta delle dita e vide lo stesso tripudio di immagini saltellare su e giù sulla cornea. 
Il Nuovo Mondo all’insegna di pace, rispetto e prosperità, recitava in loop lo slogan. Un mondo illuminato, lontano dalla primitiva barbarie terrestre. 
Gli venne il vomito. Lanciò un’occhiata alla lucina rossa della telecamera. Se non si fosse alzato in fretta, la voce metallica avrebbe iniziato a bombardarlo di domande, come quando Emel si tratteneva in bagno qualche minuto di troppo. Sfiorò gli schermi delle tavole, che si oscurarono inghiottendo ogni colore, poi si alzò, si prese la giacca e lasciò l’ufficio. 

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