INTERVISTA ALL'AUTRICE E ARTISTA ELISA BOLLAZZI

INTERVISTA ALL'AUTRICE E ARTISTA ELISA BOLLAZZI
Bentornati ad un nuovo appuntamento con le interviste del Salotto. Oggi siamo in compagnia di Elisa Bollazzi, autrice di "Otto gambe e otto piedi" ma anche artista, con la sua particolarissima collezione di frammenti di opere d'arte contemporanea chiamata "Microcollection".

Elisa Bollazzi (courtesy of Luca Scarabelli)

Cabinet de regard: Twenty Names Circled in Red or Green (Arthelix Gallery through Shim, Brooklyn, April 2017)
 
Ciao Elisa, benvenuta nel mio Salotto. Raccontaci qualcosa di te. 
Ciao Caterina e grazie per l’invito nel tuo splendido Salotto. Cercherò di riassumere in poche righe quasi 62 anni di vita. Dopo aver conseguito il diploma di Maturità Classica, mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e ho frequentato numerosi corsi di disegno, pittura e ceramica. Mi dedico all’insegnamento e parallelamente al mondo dell’arte partecipando a mostre in Italia e all’estero, dapprima con opere in ceramica, più precisamente tappeti in argilla bianca che stupivano il pubblico per la loro verosimiglianza e sottolineavano l’impercettibilità della vita, mentre dal 1990 mi prendo cura di Microcollection, la mia collezione di frammenti di opere d’arte contemporanea. 
Inoltre, da qualche anno la passione per la scrittura si è intrecciata a quella per l’arte, dando vita a un connubio felice e proficuo. 

Da dove nasce la tua passione per la scrittura e per l’arte? 
La mia passione per l’arte nasce insieme a me ed è incisa nel mio DNA, infatti ho sempre avuto una forte predisposizione a trasformare la realtà in arte. La mia passione per la scrittura invece è sopraggiunta più tardi, circa dieci anni fa, inaspettatamente direi, quando sono stata invitata dalla scrittrice varesina Chiara Zocchi a partecipare alla mostra Artparty2010 – Sferica, al Castello di Masnago con un racconto intitolato "La sfera". È stata una sfida che mi ha letteralmente catapultata in un nuovo ambito tanto inaspettato quanto sorprendente e ha segnato la mia crescita artistica e personale. Da allora scrivo racconti brevi per concorsi letterari, progetti collettivi di artisti e riviste online. 
Ho collaborato per vari anni con la webzine Masedomani di Vissia Menza scrivendo commenti emotivi dei film proposti dal cineforum del mio quartiere, un’esperienza unica che mi ha stimolata a guardare un film con la massima allerta su ogni mia minima variazione emotiva da riportare in seguito su carta per i miei lettori, un grande lavoro introspettivo. 

Lo scorso ottobre hai pubblicato in self “Otto gambe e otto piedi”, un’antologia di ventiquattro racconti davvero particolare. Ti andrebbe di dirci qualcosa di più? 


“Otto gambe e otto piedi” è una raccolta di ventiquattro racconti a cui sono molto grata perché mi ha regalato moltissime gioie già in fase di scrittura, è stato un viaggio interiore avventuroso imparagonabile a qualsiasi altro viaggio reale, in quanto ho sperimentato l’euforia di incontri inattesi nella profondità del pensiero e all’apice della sperimentazione attraverso le sfumature delle parole e delle percezioni. È stata un’esperienza che mi ha distolta dalla realtà e mi ha proiettata in una nuova dimensione dove mi diverto ad accompagnare il lettore accanto a me. 
I racconti sono ambientati nei luoghi più disparati, tra i vicoli di un borgo o in una fessura del selciato, nel vortice di una riflessione o fra una folla spensierata, spesso in treno o in montagna, i protagonisti sono uomini e donne senza nome e senza età insieme ai loro occhi orecchie nasi bocche colli mani piedi pance e schiene. 
Nel racconto che dà il nome all’antologia «Otto gambe e otto piedi ammassati in un metro quadrato scarso …» procedono dove «… il terreno è scosceso e i tranelli in agguato, l’allerta è massima, otto occhi sbarrati tengono tutto sotto controllo.» Nelle altre storie una parola ribelle sfugge via lasciando disorientati la protagonista e il suo interlocutore, un viaggio in treno culla i sogni di un passeggero, dettagli impercettibili, un intrigo urbano inaspettato, un litigio in famiglia e ancora, un affanno amoroso, una ricetta inusuale, un cavatappi pericoloso fino a giungere in chiusura a La fortuna, poche righe soavi che concludono il viaggio con un sorriso.  

Elisa, tu collabori anche con il magazine Upsidedown nella sezione racconti brevi. Di che rivista si tratta e quali tematiche prediligi quando scrivi una storia? 
Upside Down Magazine è una bellissima rivista online, fondata da un gruppo di scrittrici tra cui Silvia Casini e Raffaella Fenoglio, con uno sguardo ampio sulla sfera culturale, infatti tratta di cinema, letteratura, gastronomia, ecc.. Conta varie rubriche tra cui Lettera 32 dedicata a poesie e short stories per la quale da un paio d’anni pubblico miei inediti. 
Le tematiche dei miei racconti prendono forma da intuizioni che mi sopraggiungono dal nulla, sono frammenti di vita che scorporo dalla quotidianità e amplifico con una lente di ingrandimento mentale, privilegiando l’aspetto emotivo e trasversale della realtà in cui il lettore si riconosce perché toccato nell’anima. 

Oltre ad essere autrice ti occupi anche di arte. In particolare, il tuo progetto “Microcollection” si occupa di salvare dall’oblio frammenti d’arte contemporanea. Potresti spiegarci meglio di cosa si tratta? 
Come anticipavo sopra, nel 1990 ho dato vita a Microcollection, la mia collezione di frammenti di opere d’arte contemporanea sottratti all’oblio e visibili al microscopio durante mostre in gallerie e musei in Italia e all’estero. Quel giorno memorabile, il 24 maggio, mi trovavo alla Biennale di Venezia e quasi per caso ho notato delle microparticelle di pietra di cui era costituita una splendida scultura di Anish Kapoor: non ho potuto fare a meno di raccoglierle, del resto erano destinate alla pattumiera, è stato un gesto indimenticabile che mi ha messo faccia a faccia con l’atto creativo e con l’inizio di un nuovo percorso artistico. Grazie anche all’aiuto di collaboratori spontanei che mi inviano reperti da tutto il mondo, la collezione conta ormai circa un migliaio di elementi di opere di artisti giovani, mid-career e affermati, italiani e internazionali. 
Nel 2008 ho avviato le cosiddette Semine d’arte, coltivazioni di opere d’arte in divenire, seminando frammenti di opere i cui titoli rimandano al mondo vegetale, per esempio L’albero di 3 metri di Giuseppe Penone, Tree di Ai Weiwei, ecc.. L’attesa benefica della germogliazione di sculture stimola la creatività del pubblico e apre spazi di pensiero. 
Microcollection rappresenta la vastità della storia dell’arte contemporanea e veicola la mitologia dell’arte in modo leggero. 
Anish Kapoor una volta affermò: «L’artista non crea oggetti. L’artista crea mitologie.»

Vivaio d'arte, Gallerysweetgallery, Mariano Comense 2019


Vivaio d'arte, 2014, ZOOart Cuneo in collaborazione con Hubert Renard

Cabinet de regard: MicroItalics, 2019, Dreiviertel Berna

Progetti per il futuro? 
Sto ultimando un romanzo breve che mi piace definire una scultura mobile che nasce lungo un sentiero di esplorazione tra letteratura e arte visiva e che trasporta il lettore in una dimensione altra. Protagonisti un lui e una lei, senza nomi e senza età, interpreti esclusivi di un legame straordinario e misterioso, gli occhi di entrambi guardinghi e le orecchie allertate da ogni minuscolo cambiamento, attorno un pubblico che li accompagna con il fiato sospeso, il cuore coinvolto, la mente stupita, su e giù, in un percorso di reciproca conoscenza. Le ambientazioni sono irrilevanti, a volte sotto a un tavolino, altre tra le fronde di una palma, su una panchina, sempre vicini, lui alla sua sinistra, lei alla sua destra o in piedi, uno accanto all’altra. 
Il finale è a sorpresa, come sempre, come la vita.

Grazie mille a Elisa per essere stata in nostra compagnia oggi e per aver condiviso con noi le sue esperienze, davvero uniche e affascinanti. Qui di seguito potete trovare tutti i suoi link di riferimento.

Instagram: Microcollection 
Twitter: Elisa Bollazzi 
Linkedin: Elisa Bollazzi 

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