LA PIOGGIA RICORDA: EVELINE

LA PIOGGIA RICORDA: EVELINE


Portland, 1962. New Orleans, 2011. Una nonna, una nipote. Un racconto di affetti e drammi familiari, di tradimento e speranza, di amore, ma soprattutto di resilienza femminile. Due storie che diventano una. E che la pioggia segna e ricorda. 

Edito da Delos Digital per la collana Delos Passport a cura di Fabio Novel, La pioggia ricorda vede intrecciarsi due storie di donne in due momenti diversi della storia americana: quella di Melanie, costretta a combattere con i fantasmi portati dall'uragano Katrina, e quella di sua nonna Eveline, nel cui passato si celano drammi e segreti. 
Ed è proprio Eveline il perno attorno al quale ho deciso di far ruotare tutta la mia storia.

Nonna Eveline, protagonista de La pioggia ricorda, nasce sull'impronta della Eveline dell'omonimo racconto di James Joyce dell'antologia Gente di Dublino. Questo volume compare anche in alcune scene del mio romanzo breve, quasi fosse un compagno sfuggente e silenzioso di nonna Eveline.

Cos'hanno in comune le due Eveline? Poco e tanto allo stesso tempo.

La Eveline di Joyce è una ragazza di diciannove anni, prigioniera della propria esistenza, delle promesse fatte alla madre di adoperarsi ad ogni costo per tenere unita la famiglia. In lei si fa sempre più urgente il desiderio di fuggire, di abbandonare ogni obbligo: quello che la spinge a continuare è Frank, il suo fidanzato, che lavora come marinaio e ha promesso di portarla lontano da tutto e di ricominciare una nuova vita a Buenos Aires. Frank la sta aspettando al porto, la nave è in procinto di partire. Eveline deve sbrigarsi, ma una volta giunta al molo si blocca. Tutto le piomba addosso e lei rimane come paralizzata. Resta immobile a fissare Frank che la chiama disperato dalla nave che sta partendo, una maschera di indifferenza dipinta in volto.

La Eveline che incontrerete in La pioggia ricorda nasce sulla scia del racconto di Joyce. Nata e cresciuta nel Maine degli anni Quaranta e Sessanta, i suoi compiti come donna si esauriscono nel trovare un buon partito da sposare e creare una nuova famiglia. Rigide convenzioni sociali dominano la sua esistenza, mantenere un matrimonio rispettabile è il compito al quale non può sottrarsi. Come la Eveline di Gente di Dublino, anche il mio personaggio si trova prigioniero e in più di un'occasione soccombe alla cosiddetta "paralisi" tipica delle opere di Joyce. Eppure - e qui sta la differenza fondamentale fra le due donne - nella Eveline de La pioggia ricorda scatta qualcosa: a differenza della sfortunata compagna, in lei si accende una scintilla di ribellione, che divamperà fino a trasformarsi in un vero e proprio incendio. Quel desiderio di fuga e libertà così lontano e sfuggente nella Eveline di Joyce, qui si concretizza e diventa un'ancora di salvezza. Nonna Eveline spezza le catene della sua prigionia, va contro ogni principio morale dell'epoca e prende in mano la propria vita. Nel bene e nel male, ora è padrona di se stessa e consapevole delle proprie scelte. 
E chissà, forse rileggere Gente di Dublino le riporta alle mente vecchi ricordi, un'eco di un passato lontano e di una giovane sposa sottomessa che non c'è più... 


    

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