INTERVISTA ALL'AUTORE ANDREA GUALCHIEROTTI
INTERVISTA ALL'AUTORE ANDREA GUALCHIEROTTI
Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Andrea Gualchierotti, autore per case editrici come Watson Edizioni e Il ciliegio e vicedirettore della rivista Hyperborea.
Ciao Andrea, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Caterina, e grazie mille per questo spazio!
Mi piacerebbe descrivermi come un autore raffinato che, la pipa fra le labbra, scrive nel suo studio foderato in legno di quercia e cuoio, ascoltando in sottofondo le fusa di un micio dormiente… Ma sarei un gran bugiardo!
Diciamo però che se in questo quadro fittizio sostituiamo la pipa con il sigaro, lasciamo pure lì il gatto e inseriamo al centro un comune quarantenne appassionato di scrittura, misteri e avventura, non ci allontaniamo troppo dal vero.
Il mio ritratto combacia però davvero con almeno alcuni dei clichè sugli scrittori: passo molto tempo fra riviste e libri, mi piace ritirarmi in santa pace nel mio studio (niente pannelli di legno, ahimè), e se mi chiedete che regalo desideri per il mio compleanno, la risposta sarà al 99% una: libri!
Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Come molti autori, sono sempre stato un cosiddetto “lettore forte”, e da ragazzo mi è capitato talvolta di scribacchiare – in modo pessimo, devo dire – qualche racconto. Tuttavia, non avevo mai pensato seriamente alla scrittura, né tanto meno a fare della narrativa un’attività continuativa.
E, detto fra noi, pur essendomi accorto da tempo del mio desiderio di approfondire sempre di più certi generi come il Weird o lo Sword&Sorcery, a lungo ho preferito lasciarlo sedimentare nel mucchio disordinato dei “prima o poi farò”, i classici guizzi di fantasia che tutti teniamo a riposare nel cassetto.
Solo qualche anno fa, insieme al mio amico e sodale di scrittura Lorenzo Camerini, ho deciso infine di affrontare i marosi della scrittura. E alla luce dei risultati, sono proprio contento di averlo fatto!
Qual è il tuo genere preferito?
Sicuramente, il Fantastico e l’avventura in tutte le sue declinazioni.
Quando ripeto in simili occasioni i nomi per me fondamentali di R.E. Howard, H.P. Lovecraft e H.R.Haggard, mi accorgo sovente di essere ripetitivo, ma anche di citare dei veri capisaldi. A tutt’oggi, i loro lavori ritornano nelle mie letture come fonte d’ispirazione tematica e stilistica, e noto con piacere che alcuni loro classici stanno conoscendo una meritatissima seconda giovinezza.
Ovviamente nel tempo ho imparato ad apprezzare anche filoni e autori molto diversi, ma l’impronta dei primi amori è difficile da cancellare.
Parliamo un po’ delle tue opere. Come sono nate? Di cosa parlano? Quali sono i temi principali?
L’ultimo nato, “La stirpe di Herakles”, vede la luce in questi giorni grazie alle Edizioni Il Ciliegio, uno degli editori con cui collaboro maggiormente e da più tempo. E’ il mio terzo romanzo dopo quelli del ciclo di Atlantide, e si tratta di una tenebrosa storia di vendetta e magia ambientata nella Grecia micenea, subito dopo la Guerra di Troia.
Sono sempre stato attratto dal mondo classico e dalle sue leggende, e in questi anni ho approfondito per motivi del tutto estranei alla scrittura quella del cosiddetto “Ritorno degli Eraclidi”, una favolosa migrazione dei discendenti di Ercole che i Greci antichi credevano avesse posto fine, intorno al XII secolo a.C. ai regni degli antichi eroi.
E’ da qui che è nata poi l’idea di fondere lo spunto del mito con le atmosfere tipiche dello Sword&Sorcery, creando una storia assieme barbarica, misteriosa e dal sapore mediterraneo. Scriverla mi ha davvero appassionato, e si tratta di un filone che ho intenzione di approfondire anche nell’immediato futuro!
C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?
Quasi in ogni campo, gli esordi sono importanti, quindi non posso evitare di dire “Gli Eredi di Atlantide”, il mio primo libro.
Provo una sorta di tenerezza per quel volume, che pur con tutti i limiti di una “prima prova”, ha dato a me e Lorenzo parecchie soddisfazioni, e soprattutto ha dato l’avvio a un’avventura che prosegue tutt’ora. Racchiude inoltre tutta una serie di suggestioni che, in una certa misura, sono ancora presenti nel mio desiderio di scrivere: la scoperta di luoghi remoti, il fascino del viaggio, l’esotismo…E per questo continua a piacermi!
Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Tra i miei interessi extraletterari, la parte del leone la fanno quelli storici, antropologici, e di storia delle religioni. Tutti ambiti che approfondisco ormai da molto tempo.
Proprio in questo modo ho conosciuto nomi quali Dumézil, Frazer oppure l’Ostrogorsky, autori di saggi che ai più appaiono forse come tomi polverosi e pesanti, ma che sono a mio parere una vera manna per chi intende scrivere storie del meraviglioso.
In tutto ciò cui metto mano – o quasi – inserisco quindi sempre tematiche o spunti tratti da questi campi: poche cose risultano più avvincenti e pittoresche dei misteri del passato, degli antichi culti e dei popoli di regioni lontane!
Se a ciò aggiungiamo poi la giusta dose d’azione, ecco che l’ispirazione viene da sé, in molti casi. Quando invece voglio approcciare il discorso in maniera più “accademica”, scrivo volentieri contributi a carattere storico per L’Intellettuale Dissidente.
Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
Difficile dirlo. Quando affronto la creazione di un personaggio, cerco soprattutto di dare vita ad una maschera che accenda per bene il fuoco della trama, più che di trasmettere la mia sensibilità.
Ovviamente, come dicevi, questo processo avviene però che noi lo si voglia o no, quindi probabilmente la risposta giusta è che tutti i personaggi sono una sorta di specchio di un lato del mio carattere.
Dovendo però fare un’unica scelta…forse potrei nominare Ozymandias, uno dei protagonisti – sfortunato ahimè – del nostro “Le guerre delle Piramidi”; cerca sempre di fare la cosa giusta, ci riflette anche sopra, eppure si trova spesso di fronte alle conseguenze di un errore. E’ un’esperienza che, in ambiti piccoli o grandi, abbiamo fatto tutti, e che secondo me lo rende particolarmente umano.
Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
Il Ciliegio è stato il primo editore con cui ho collaborato, e che anche attualmente segue la pubblicazione dei miei romanzi. Non posso che dirne benissimo, e non certo per mero dovere di cortesia! Si tratta di una squadra solida, preparata, che accoglie e segue gli autori con estrema competenza e soprattutto col desiderio reale di produrre un buon lavoro.
Ho imparato molto lavorando con loro, sia per ciò che riguarda la scrittura in senso stretto, sia relativamente al funzionamento della filiera editoriale.
Negli anni ho poi pubblicato diversi racconti anche con altri editori, fra cui Watson, Solfanelli e Italian Sword&Sorcery Books, e sono da non molto divenuto vicedirettore della rivista Hyperborea. Si tratta di realtà con intenti e approcci diversi, ma tutte fanno molto per il Fantastico italiano: sono sempre lieto di partecipare alle loro iniziative.
Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?
La “Stirpe di Herakles” esce in questi giorni, quindi non ho ancora partecipato a nessuna iniziativa…ma diverse sono in preparazione già da adesso!
Come in passato, presenterò il libro a Più Libri Più Liberi a dicembre, ma già prima conto di realizzare alcune presentazioni in librerie e biblioteche.
Sono ottime occasioni non solo per tastare il polso del pubblico (troppo spesso gli autori parlano più fra di loro che con i lettori…), ma anche per dare vita a incontri che non siano un semplice bla bla pubblicitario.
Mi piace quando – invece di limitarsi a una pur interessante sequenza di storie e argomenti – una presentazione diventa una sorta di appuntamento fra amici, tutti appassionati dello stesso tema. Invece che ad un’occasione che sa di paludato, si finisce per partecipare ad una serata conviviale. Molto meglio, no?
Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?
Spesso gli aspiranti si ritrovano ammorbati da fin troppi buoni consigli.
Sono utili, e dati certamente con le migliori intenzioni ma…forse la cosa migliore è buttarsi e basta, come si fa per imparare a nuotare. Nulla insegna meglio dell’esperienza, e per quanto lanciarsi al buio possa sembrare rischioso, in realtà un poco di buon senso, un minimo di ricerca e una sana dose di tenacia costituiscono tutto l’equipaggiamento necessario. Sempre che abbiate una buona bozza in tasca, s’intende.
Grazie ad Andrea per essere stato in nostra compagnia oggi. Qui di seguito potete trovare tutti i suoi link Facebook per restare sempre aggiornati e non perdere neanche una news!
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