INTERVISTA ALL'AUTORE MATT BRIAR

INTERVISTA ALL'AUTORE MATT BRIAR


Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Matt Briar, autore del romanzo Terre rare edito da Watson Edizioni. 
Accomodiamoci e lasciamo a lui la parola...





Ciao Matt, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te. 
Ciao Caterina. Sono uno scrittore ma prima ancora un lettore e un osservatore. Vivo sulle colline di Reggio Emilia in una zona piuttosto esotica che mi piace chiamare Quetzal. Ho un background di studio in geologia ma per ingannare le apparenze ora lavoro come consulente informatico. 

Come ti sei avvicinato alla scrittura? 
Da bambino, quando ho scoperto una vecchia Olivetti usata da mio nonno in officina. Ho cominciato a scrivere storie. Crescendo ho continuato. A un certo punto, intorno ai 20 anni, ho deciso di tentare di prendere sul serio questa cosa e ho ottenuto i primi risultati, le prime soddisfazioni. 

Qual è il tuo genere preferito? 
Leggo tante cose ma il mio amore più grande va alla fantascienza, soprattutto nella sua declinazione più sofisticata, più filosofica o vicina al post-modernismo. Autori come Dick, Ballard, Vonnegut, Bradbury. Poi il fantastico in generale, incluso l’horror. King è stato il mio primo incontro con la letteratura adulta. Ho letto anche tutta l’opera di Hemingway, Kerouac e Burroughs. La beat generation è un’altra grande passione sviluppata durante l’adolescenza. Non finisco mai di incontrare nuovi autori sorprendenti e che mi danno dipendenza; in anni recenti per esempio ho scoperto DeLillo, Lansdale e Murakami. Trovo che la necessità di parlare di generi ben definiti e di etichettare tutto sia sempre riduttiva, a volte proprio sbagliata. 

Parliamo un po’ del tuo libro. Come è nato? Di cosa parla? Quali sono i temi principali? 
Terre Rare è nato da due idee separate che fortunatamente hanno trovato modo di incontrarsi. Per prima cosa avevo voglia di raccontare la storia di una persona costretta a misurarsi con un dilemma morale: rinunciare alla propria felicità, alla “vita facile”, in nome di un presunto bene comune, oppure tenersi stretto un po’ egoisticamente ciò che ha, pur avendolo ottenuto con fatica e sacrifici? Poi avevo in mente lo scenario di un cambiamento globale positivo: il mondo diventa un’utopia, un idillio di pace e cooperazione, dove persino le carestie sono sconfitte. Questo grazie a una scoperta rivoluzionaria in ambito alimentare, un ambito in grado di toccare concretamente la vita quotidiana della gente. Ho messo insieme le cose ed è nato Terre Rare. Il protagonista, Alan, vive sulla sua pelle le conseguenze inaspettate di una rivoluzione alimentare, e queste lo portano a dover fare una scelta. Questi sono i temi principali sviluppati dalla storia, che di fatto coincide con alcuni anni della vita di Alan. Suo è il punto di vista attraverso cui tutto il resto viene esplicitato e interpretato. 

C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te? 
Prima di questo romanzo, nel 2014 ho pubblicato L’era della dissonanza (vincitore del premio Kipple). Il titolo non è farina del mio sacco, ma proviene da un caro amico con cui ho condiviso i momenti creativi da cui sono nati i personaggi e le storie che costituiscono il libro. Quel titolo credo che la dica lunga sulla nostra epoca e lo si può interpretare in molti modi. In quel romanzo io l’ho usato in un certo modo. È significativo per me anche perché rappresenta un momento fondamentale della mia vita. 

Da dove prendi ispirazione per scrivere? 
Da niente in particolare, cioè da tutto ciò che osservo. Quando vado in giro, faccio cose e vedo gente (tanto per sfruttare una citazione!) mi sento come una spugna. Assorbo, elaboro, produco. I tempi sono lunghi, di solito, ma è così che funziona. Non mi ispiro mai direttamente a qualcuno o qualcosa, sarebbe sbagliato e non concluderei nulla. Ma la mia vita, soprattutto quella da lettore, influisce in modo determinante sulle mie idee e la mia scrittura. Alla fine tutto si riduce a un’ossessione che chiede a gran voce di essere esorcizzata. 

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri? 
Probabilmente Alan, il protagonista di Terre Rare. Primo perché abbiamo in comune gli studi in geologia, anche se i miei non mi hanno portato così lontano… Secondo perché reagisce come reagirei io se fossi al suo posto, con la stessa sensazione di oppressione, la stessa ironia talvolta cinica. Anche se credo che le mie scelte sarebbero state un po’ diverse, nel bene o nel male. A parte questo, però, non è un personaggio autobiografico, me ne guardo bene ogni volta dal fare questo. 

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato? 
Con Terre Rare ho avuto la fortuna di essere finalista al premio Urania Mondadori, l’anno scorso. Dopo pochi giorni dalla dichiarazione del vincitore, la Watson (che ha sede a Roma) mi ha contattato dicendosi interessata al mio libro. Da lì è nato tutto. Un’esperienza veloce e produttiva, e molto positiva nelle occasioni in cui c’è stata un’interazione diretta, per esempio al Salone del libro di Torino. Anche con la Kipple, che ha scelto il mio primo romanzo per il premio Kipple e poi lo ha pubblicato, ha creduto molto in me. Sono eccezionali, una fucina di idee, e ho fatto altre collaborazioni con loro; per esempio c’è un mio racconto nell’antologia Next-Stream che si è portata a casa quest’anno il Premio Italia. 

Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo? 

Anche troppi! Sto facendo un book tour, ho finito la parte primaverile/estiva, poi riprenderò a fine settembre. Sono stato a Piacenza, Faenza, Trento, Milano, oltre che a Reggio Emilia e limitrofi. È una bella soddisfazione incontrare tanta gente che legge e scrive. Sono occasioni per conoscere personalmente la realtà oltre i social network, anche perché altrimenti la scrittura rimarrebbe un'attività completamente solitaria. Vi invito a tenere d’occhio il mio sito, www.mattbriar.com, oppure la mia pagina Facebook, facebook.com/matt85briar, per restare aggiornati sulle prossime occasioni di incontrarci.




Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera? 
C’è una domanda di riserva? Ahah! Non credo di essere ancora nella posizione di dare consigli a scrittori emergenti. Sono io stesso poco più che un emergente e non si finisce mai di fare errori e imparare a proprie spese come migliorare. La scrittura è un processo lento che richiede molta consapevolezza. La cosa più utile sono le critiche (costruttive ovviamente) da parte di lettori esterni, e schede di valutazione da parte di professionisti. Da lì si inizia a imboccare la strada giusta, ma la fine di questa strada non so ancora dove si trovi… o se ci sia davvero.

Ringrazio Matt per essere stato in nostra compagnia oggi. All'interno dell'intervista trovate tutti i link di riferimento per rimanere sempre aggiornati e non perdervi neanche una news!



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