INTERVISTA ALL'AUTORE GERARDO BRAMATI

INTERVISTA ALL'AUTORE GERARDO BRAMATI

Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Gerardo Bramati, autore del giallo storico Il giardino dei semplici, di cui trovate la recensione qui
Accomodiamoci e lasciamo a lui la parola...




Ciao Gerardo, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te. 
Sono un appassionato di medioevo, fantasy e atmosfere gotiche, italiano ma nato e cresciuto a Lugano, in Svizzera. Dopo anni di esperimenti di scrittura creativa, nel 2018 ho pubblicato con Watson Edizioni (Roma) il mio primo romanzo, il giallo storico Il Giardino dei Semplici

Come ti sei avvicinato alla scrittura? 
Produzione di contenuti e scrittura rappresentano una grande parte del mio lavoro: con la mia agenzia, Freelab, mi occupo di comunicazione, soprattutto per i media digitali. Ho scritto molto su differenti temi, in ambito pubblicitario e politico, ma da sempre ho coltivato il sogno di scrivere anche per me, oltre che per i miei clienti. 

Qual è il tuo genere preferito? 
I miei romanzi preferiti sono quasi sempre thriller e gialli storici, soprattutto con ambientazione medievale o nella Londra vittoriana. Queste atmosfere hanno la capacità di catturare totalmente la mia immaginazione: trasferirle dalla lettura alla scrittura è stato naturale. 

Parliamo un po’ del tuo libro. Come è nato? Di cosa parla? Quali sono i temi principali? 

                                                                        Speaker: Alfonso Zarbo

Il Giardino dei Semplici era un sogno nel cassetto da almeno una decina di anni: i personaggi erano definiti da tempo, ma ho investito molto tempo nella descrizione dell’ambientazione, le foreste dello Yorkshire medievale negli ultimi anni del Quattrocento, e nella definizione della trama. 
Siamo nel 1498, la Guerra delle Due Rose si è da poco conclusa e facciamo conoscenza con la figura di Padre Alan, priore presso l’abbazia di Whitby, comunità monastica arroccata sopra coste rocciose, affacciata sul Mare del Nord. Padre Alan ha un passato tumultuoso, ha il fisico possente di un fabbro e la mente da uomo d’arme: caratteristiche che lo rendono tanto apprezzato quanto estraneo al resto della comunità. Quando presso una delle abbazie legate a Whitby si verifica una morte dai toni misteriosi ed efferati, il suo coinvolgimento è inevitabile. 

C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te? 
Oltre ad alcuni racconti scritti in passato, Il Giardino dei Semplici rappresenta la totalità delle mie pubblicazioni ad oggi. È il mio primo romanzo e quindi avrà sempre un posto speciale nella mia mente. 

Da dove prendi ispirazione per scrivere? 
Film, serie TV, musica (soprattutto celtica, rock e metal), certamente romanzi e racconti: moltissimo di ciò che ho amato fino ad oggi è ambientato nel medioevo, storico o fantastico. 
Le atmosfere gotiche e le storie cavalleresche fanno parte di me, al punto di influenzare le mie preferenze nella scrittura e perfino nello sport. Credo infatti che la passione per il tiro con l’arco e per il Curling (sport nato nel medioevo scozzese e che pratico da una decina di anni) nascano da una fonte comune. 
Nel caso de Il Giardino dei Semplici, studiando il medioevo inglese (anche attraverso i romanzi di Bernard Cornwell) mi sono innamorato della cittadina di Whitby, già apparsa ad esempio in Dracula di Bram Stoker e affascinante per la sua totale esposizione ai pericoli della storia: intemperie, guerre civili, invasioni vichinghe. 

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri? 
La figura di Padre Alan ricalca alcuni tratti della mia personalità, non per una volontà precisa, ma perché nella caratterizzazione del personaggio l’ho portato a prendere decisioni e atteggiamenti che sento molto vicine a me. 
Allo stesso tempo, in ognuna delle figure che appare nel romanzo - da quelle frutto di fantasia a quelle realmente esistite - è presente una parte del mio carattere. Credo che per rendere una storia interessante si debba evocare una forma di conflitto tra visioni del mondo: lo scrittore è la fonte di questo conflitto, ed è il padre tanto del protagonista quanto dell’antagonista. Del dottor Jekyll e, allo stesso tempo, di Mr. Hyde. 

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice con la quale hai pubblicato? 
L’entrata nel mondo dell’editoria ha rappresentato un momento particolarmente emozionante e felice della mia vita: il merito è in buona parte da attribuire a Watson Edizioni, e a Ivan Alemanno in particolare. Nella ricerca di un editore ho incrociato le strade con questa casa editrice romana, che ha fatto ciò che un autore credo possa soltanto sognare, soprattutto al debutto: ha trattato con grande passione il mio scritto, trasformandolo in un prodotto con un’illustrazione di copertina, una cura editoriale e una promozione di qualità. 
Dall’invio della bozza alla loro conferma sono passate soltanto alcune settimane, il che è (stando a tante esperienze che mi hanno raccontato colleghi) qualcosa di raro. Il lavoro di editing insieme ad Alfonso Zarbo nei mesi successivi è stato un vero viaggio: un processo che mi ha arricchito, dal punto di vista professionale e da quello umano. 

Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo? 
Ho presentato il romanzo in anteprima a Stranimondi a Milano, sul finire del 2018. Da allora Il Giardino dei Semplici viaggia insieme a Watson Edizioni ed è presente alle fiere di settore: anche io cerco di farlo il più possibile, soprattutto quando le fiere si tengono nel nord Italia, essendo più raggiungibili da dove vivo. 

Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera? 
Nella mia prima esperienza editoriale sono stato, come detto, molto fortunato: per questo mi è sembrato tutto molto naturale e non ho dovuto affrontare grandi ostacoli. Ciò che mi sento però di consigliare è di scrivere soltanto di ciò che muove la propria passione, e poi di prestare grandissima cura alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi: l’obiettivo è dare vita a storie nelle quali il lettore possa facilmente ritrovare una parte di sé stesso. 
Un ultimo consiglio pratico è di porsi obiettivi quotidiani quando si scrive (un numero di battute, un numero di ore di lavoro): è difficile farlo quando si fa un lavoro che spesso non ha orari, ma un progetto che si ama merita di essere trattato, in primis dallo scrittore, in modo professionale.

Ringrazio Gerardo per essere stato mio ospite oggi. Qui di seguito potete trovare tutti i suoi link per non perdere neanche una news!



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