INTERVISTA ALL'AUTORE MARCO RUBBOLI

INTERVISTA ALL'AUTORE MARCO RUBBOLI

Bentornati e ben ritrovati al nostro puntualissimo appuntamento settimanale delle interviste de Il Salotto Letterario e Il Salotto Creativo di MyMee - Express Yourself. Vi ricordate della recensione del romanzo Per la corona d'acciaio che ho pubblicato non molto tempo fa (qui il link per chi se lo fosse perso)? Ebbene, rullo di tamburi, diamo fiato alle trombe... e al grido di guerra Elelai oggi lasciamo la parola all'autore del romanzo, lo "scrittore guerriero" Marco Rubboli!




Ciao Marco, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Mi chiamo Marco Rubboli, ho quarantanove anni, una famiglia, un lavoro impegnativo che mi spinge a viaggiare spesso per il mondo anche fuori d'Europa, e da sempre credo di avere nel sangue sia l'inchiostro che l'acciaio. Dopo molti anni di studio fa ho fondato nel 1997 insieme a pochi amici quella che oggi è la più grande realtà europea dedicata alle arti marziali storiche, la Sala d'Arme Achille Marozzo, che si avvia ormai verso i mille associati e la presenza in cinquanta diverse città. Ho scritto testi sulla scherma medievale, su quella del Rinascimento in Emilia Romagna (il centro mondiale dell'arte delle armi nel Rinascimento) e in Toscana, su come si combatte con la navaja (il coltello spagnolo) e con lo scudo abbinato sia alla spada che alla lancia. Ho avuto l'onore di essere presente come personaggio in diversi romanzi. E ora ho pubblicato con la casa editrice Watson un mio romanzo fantasy ambientato in un'Italia alternativa simile a quella fra Quattrocento e Cinquecento: “Per la Corona d'Acciaio”. In questo modo ho “coronato” un mio vecchio sogno e un'aspirazione che non mi ha mai abbandonato.

Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Ovviamente leggendo, sull'onda dell'entusiasmo per quel che leggevo. Ho sempre scritto racconti, fin da bambino, fin da quando sono diventato un lettore accanito, e fin dall'inizio ho prediletto il genere fantastico: fantasy, fantascienza, horror... Col tempo sono passato a parecchi tentativi di romanzo, naufragati l'uno dopo l'altro in modi e tempi diversi. Il primo romanzo che ho portato a termine fino alla fine è stata la versione iniziale di quel che molti anni dopo è diventato “Per la Corona d'Acciaio”. Allora avevo poco più di vent'anni. Proprio per poter descrivere i combattimenti con cognizione di causa mi sono iscritto per la prima volta a un corso di scherma medievale. Da allora il romanzo è rimasto nel cassetto per i successivi vent'anni, e in compenso sono nati parecchi libri sulla scherma storica: da quella medievale alla rinascimentale, dall maneggio del coltello in Spagna nell'Ottocento fino allo studio che ho “in forno” attualmente sull'arte delle armi nel mondo greco e romano. Qualche anno fa ho ripreso in mano il romanzo di allora con una consapevolezza ben diversa della vita e del mondo, e quel progetto si è allargato e ha preso corpo in modo definitivo. Tutto ciò anche grazie alle persone che hanno contribuito a farmi mettere a fuoco il mio mondo immaginario, dalla famiglia e gli amici che per primi lo hanno letto fino al mio preziosissimo editor Alfonso Zarbo. Devo anche a loro la presenza nell'opera di personaggi e capitoli fondamentali.

Qual è il tuo genere preferito?
Senz'altro il fantasy. E sia chiaro che comprendo nel fantasy Omero, Virgilio, i grandi tragici e gran parte degli scrittori greci e latini, che amo particolarmente e la cui lezione ho sempre tentato di rispettare, così come i grandi cicli medievali, i poemi cavallereschi rinascimentali, Shakespeare, i decadentisti, Borges, fino allo Junger di “Sulle scogliere di marmo” e oltre. Non solo, quindi, quelli che sono solitamente inclusi nel genere come il grandissimo Tolkien, Howard, o altri come Ende, Gemmel, Turtledove, Zimmer ecc... Frequento molto anche i romanzi storici (che però nonostante la mia passione per la storia non riesco a scrivere: mi disturba troppo che il corso degli eventi sia già prederminato), la fantascienza e l'horror. Di questi due ultimi generi ho scritto parecchi racconti, per la maggior parte ancora non pubblicati. Ma finora solo il fantasy mi ha coinvolto tanto da spingermi a completare un romanzo... anzi per quanto riguarda “Per la Corona d'Acciaio” possiamo parlare di una vera “creazione secondaria”, per dirla con le parole di Tolkien, che alla fine sarà composta da diversi romanzi e parecchi racconti. Un racconto con la stessa ambientazione è già uscito sulla pagina Fb del movimento “Ignoranza Eroica”.

Parliamo un po’ del tuo libro. Come è nato? Di cosa parla? Quali sono i temi principali?
L'ispirazione originaria del romanzo è sorta da un corso monografico su Macchiavelli all'Università. Rimasi affascinato dalla visione che ne dà lo studioso Matteucci, con le azioni terribili a cui il Principe o il Fondatore di una repubblica è costretto se vuole evitare il disastro immane della caduta dello Stato. Il fine in quest'ottica non giustifica affatto i mezzi ma qualcuno deve assumersi la responsabilità di fare ciò che è necessario e far ricadere sulla sua testa ogni colpa, in modo quasi cristico. Il “low fantasy” di “Per la Corona d'Acciaio” è quindi anche una cornice che mi permette di avvincere il lettore per potergli parlare del potere, delle sue costrizioni e necessità, dell'umanità e della disumanità che vive in ognuno di noi. Ma il mondo di Malia va al di là di ciò: è un vero specchio per il mondo reale (ed essendo una sorta di Italia in essenza, un'Italia immaginaria, in particolare è uno specchio per il nostro paese). Tutti, tanto gli esseri umani reali come i personaggi di un'opera letteraria, recitano in una grande tragedia dove devono giocare secondo il ruolo che il caso o il fato ha assegnato loro: amano, odiano, lottano, desiderano spesso quel che poi si troveranno a odiare se lo ottengono. Se poi devono gestire il potere sugli altri, alcuni di loro si potranno perdere inseguendo spietatamente chimere macchiate di sangue, altri tenteranno di fare quel che possono per evitare il peggio... e magari si troveranno a dover essere altrettanto spietati. Personalmente costruisco mondi alternativi – e in  particolare questo scenario ispirato all'Italia terribile e magnifica fra Quattrocento e Cinquecento - non solo perché semplicemente mi piace, ma anche perché mi permette di parlare liberamente di verità profonde, a volte anche oscure ma che è meglio non tacere. E tuttavia la nostra gente è anche capace di creare armonia e bellezza, di dimostrarsi ragionevole e benevola e di provare empatia per gli altri. Per cui non stupitevi se nelle mie storie troverete un'umanità profonda anche dietro la maschera dei peggiori pendagli da forca... o a volte un ghigno inquietante anche nel volto dei migliori. Ma non si creda che nel romanzo ci siano solo battaglia e tragedia: come nella vita vera molti sono anche i momenti divertenti, e la risata si mescola al pianto e al ruggito ad ogni curva del viaggio.

C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?
Bene, che dire? Ovviamente “Per la Corona d'Acciaio”, e non solo perché è il titolo dell'unico romanzo attualmente in commercio! La Corona d'Acciaio che dà il titolo al romanzo è ispirata alla Corona di Ferro  del Regno d'Italia che, sebbene sia realizzata in un materiale povero, è la più preziosa fra tutte perché il ferro è quello, sacro, dei chiodi della Croce. E ciò segnala la più alta regalità del nostro paese, in antico vero centro del mondo sia nella realtà che nell'immaginario dei popoli. Nel mondo di Malia tuttavia il cristianesimo non è mai esistito e vige ancora il culto degli Dei dell'Olimpo, o di quelli Asgardiani in Nord Europa. L'acciaio della Corona è quindi quello della spada del primo Imperatore del mondo antico, spezzata in pugno all'ultimo Imperatore per opera dei barbari e riforgiata molto tempo dopo per dare una Corona al regno rinato. Un mito imperiale, quindi, e non religioso, che incarna il potere dello Stato. La Corona, pur priva dei poteri dell'Unico Anello di Tolkien, è un magnete potente per le brame di molti, e richiede grandi sacrifici, spesso di sangue. Al contrario dell'Anello non è però malvagia per natura ma può essere usata per il bene della nazione o in modo scriteriato, seguendo brame cieche oppure perseguendo alti principi a prescindere dagli effetti provocati sulla pelle dei sudditi, o ancora considerando attentamente le conseguenze di ogni possibile azione. La Corona d'Acciaio condensa quindi in se stessa la marzialità della spada, la civiltà millenaria del popolo su cui presiede e la fredda logica delle regole del trono.

Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Ovvio, anche se forse suona strano per uno scrittore fantastico: dalla vita. A volte, anche attraverso la mediazione di altri libri. Ma sempre di vita si tratta. E, comunque, secondo me si deve scrivere di cose che si conoscono e che si sono vissute sulla propria pelle. Parlo di cose relativamente semplici e concrete che tipicamente appaiono in una storia come quelle che scrivo: la lotta, il combattimento e la sua arte, il viaggio, magari a piedi o cavallo sotto il sole o la pioggia, al gelo, portare le armi, scattare alla carica o attendere l'assalto in una schiera, tutte sensazioni che conosco a causa delle arti marziali storiche e della rievocazione storica a cui mi sono dedicato, e di cui quindi mi sento di parlare. Ma parlo anche delle grandi emozioni profonde come l'amore, l'odio, la caduta e la voglia di riscatto, il rimorso e il rimpianto, il rapporto mai semplice tra genitori e figli ecc. Tutte queste correnti profonde dell'animo umano, mischiate a una dose massiccia ed essenziale di immaginazione creativa, costituiscono l'essenza di una storia epica. L'epica è la base di tutto, e a mio modo di vedere se una forma d'arte perde il contatto con la sua essenza epica, quella che la mette in grado di fare discorsi “alti” ma di parlare al cuore di tutti con semplicità, appassisce e non rimane nella coscienza collettiva. Perché è di questo che gli esseri umani hanno bisogno ed è questo che cercano.

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
I miei personaggi sono un po' come dei figli: prendono un po' di geni da te, un po' da altri, ma poi inevitabilmente hanno il loro carattere, le loro esigenze, il loro modo di pensare e diventano quasi autonomi. Il mio protagonista per esempio ha alcuni tratti in comune con me ma per altri versi è molto diverso, anche perché ha fatto esperienze molto più estreme. Ho scritto sul sito del romanzo che è più altruista e più crudele di me, e ci sono anche molte altre cose che ci dividono. Ora poi tendo a vedere le cose un po' più come le vede suo padre, le cui posizioni capisco molto meglio di quando ho scritto la prima versione della storia tanti anni fa. Vindice Maravoy è un giovane mercenario che ha assistito alla sanguinosa caduta della sua Casata a causa degli errori di suo nonno prima e di suo padre poi; questo lo ha reso molto lucido e attento, molto consapevole delle “regole del gioco”. Tuttavia ha un fondo idealista che lo spinge a fare di tutto – lecito o illecito che sia – per tentare di salvare la nazione che l'ha accolto e in cui vive. Ma, secondo la lezione di Macchiavelli, se si deve conquistare il potere e salvare lo Stato dalla rovina, si deve buttare la propria anima tra le fiamme. La parola “persona” in latino significa “maschera”: come le persone di questo mondo non sarebbero altro che le maschere della stessa divinità, così a mio modo di vedere un autore deve saper indossare fino in fondo la maschera teatrale di ognuno dei suoi personaggi: nessuno può essere un fantoccio piatto e senza vita se la storia deve essere degna di questo nome. Così anche gli antagonisti, anche i più spregevoli, nel romanzo hanno le loro ragioni per agire e pensare come fanno, e perfino le loro azioni peggiori hanno un senso e una giustificazione se adottiamo il loro punto di vista.

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
Parlando dei miei numerosi libri sulle arti marziali storiche, sono stati tutti pubblicati dalla casa editrice Il Cerchio guidata da Adolfo Morganti. Con Adolfo ormai c'è un rapporto di lunga data (il primo testo realizzato insieme risale al 2000), e la lista degli studi sugli antichi trattati di scherma è cresciuta parallelamente al numero delle sedi della Sala d'Arme Achille Marozzo, attualmente fra le quaranta e le cinquanta fra Italia, San Marino e Olanda. Quando abbiamo iniziato a pubblicare i trattati degli antichi maestri avevamo credo quattro sale aperte: Cesena, Rimini, Bologna e Modena. Uno dei miei allievi di Rimini, Luigi Battara, lavorava per Il Cerchio, editrice che già era specializzata su testi su medioevo, cavalleria ecc. Il connubio è stato naturale e proficuo fin da subito. Passando invece al versante letterario, è capitato che durante le vacanze di Natale di qualche anno fa riaprissi il famoso cassetto e ricominciassi a lavorare su “Per la Corona d'Acciaio”. Quando sono arrivato a essere abbastanza convinto dello stato dell'opera ne ho parlato con l'amico e Istruttore della Marozzo Jari Lanzoni, che a sua volta mi ha fatto parlare con Alfonso Zarbo. Alfonso, il quale oltre a fare l'editor professionista cura la collana “True Fantasy” per la casa editrice Watson e il progetto “Trono di Spade” per Oscar Mondadori, ha iniziato a collaborare con me sul romanzo e ben presto ha visto nella mia storia il potenziale per pubblicare con Watson. Nel frattempo, quasi per gioco, avevo inviato un racconto (“Luce di tenebra”, un po' noir, forse horror, comunque una storia d'amore) alla casa editrice Senso Inverso di Ravenna, racconto che è uscito nella collana Lucenera nella raccolta “I mostri non mangiano Seitan”, e poi ancora un altro intitolato “La via degli anni oscuri” (orribile a dirsi ma è una storia vera) che è uscito nella raccolta “Come Marilyn Monroe”. L'ultimo racconto uscito pochi giorni fa è “Caccia al maestro d'armi” per Ignoranza Eroica.

Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?
Il primo evento, a romanzo non ancora uscito, è stato il San Marino Comix e in particolare la convention tolkeniana al suo interno. Era appena uscito il mio ultimo libro sulla scherma storica “L'arte perduta di combattere con lo scudo”, e il romanzo era in fase di stampa. In quell'occasione gli amici della Sala d'Arme Achille Marozzo hanno coreografato alcuni duelli dal libro mentre i pancraziasti di Aquila Iovis Gymnasium di Novafeltria hanno inscenato la rissa che si può trovare nella Parte Seconda. Poi, appena avuta in mano la mia opera su carta, e parlo di due o tre giorni,  è venuto “Strani Mondi” a Milano. Ora sono appena tornato da tre giorni a Lucca per il Comics & Games. Esperienza fantastica ma estremamente stancante: i miei libri erano in vendita all'interno ma presso le mura, allo steccato dello stand della Sala d'Arme Achille Marozzo, chiunque poteva sfidarmi a combattere: chi mi avesse battuto avrebbe potuto avere il romanzo in regalo. Posso dire che ho venduto un buon numero di libri ma nessuno l'ha avuto senza pagare. In compenso adesso ogni muscolo del mio corpo protesta per questa scelta. Però ho già promesso di ripetere l'esperienza l'anno prossimo a Lucca con il secondo volume della saga, “Contro Due Imperi”, su cui stiamo per iniziare la fase di editing. Parlerò anche del romanzo oltre che degli altri libri a Gubbio il fine settimana prossimo in occasione del Torneo Medievale Nazionale a squadre UISP, e poi avrò diverse presentazioni in librerie, fino a “Più libri più liberi” a Roma in dicembre. Per allora spero che si sia attivato anche un certo passaparola, visto che finora tutti quelli che l'hanno letto l'hanno apprezzato.

Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?
Prima di tutto direi di non essere timido e far leggere la nostra opera a più persone possibile: parenti, amici... se possibile leggerla a voce alta insieme a qualcuno. Il confronto è essenziale. A volte ci entusiasma qualcosa e quindi insistiamo troppo: lo sbadiglio altrui è un campanello d'allarme prezioso. A me è capitato di dover “tagliare” un po' le scene di scherma, ovviamente, ma anche le descrizioni di araldica o di architetture. Lo stesso vale per ciò che non è chiaro o che ci dovrebbe essere nel testo ma invece manca: se qualcuno fa un'osservazione del genere non vi risentite e non prendetelo per stupido ma chiedetevi se vi siete scordati di dire qualcosa che spiega quel che segue o se siete stati poco chiari. Se anche una sola persona non ha capito siete voi che non vi siete spiegati bene. Questo non vuol dire che non possiate concedervi qualche espressione un po' ricercata ogni tanto, ma appesantire il testo in modo ingiustificato e renderlo poco scorrevole non è segno di raffinatezza ma di altezzosità autolesionista. Una volta terminata questa fase più “casalinga” a mio modo di vedere è essenziale il lavoro con un editor esperto, meglio se appassionato dello stesso tipo di narrativa che state cercando di scrivere. E' un sano bagno di umiltà, soprattutto quando vi rendete conto che il più delle volte ha ragione lui e il vostro testo sotto le sue mani sta migliorando parecchio. Non è facile, ma bisogna passarci se volete migliorarvi. E' come nella scherma: tutti partono credendo di essere i migliori spadaccini del mondo nel momento in cui impugnano una spada (per lo più in maniera sbagliata). Ma nel mondo reale non avviene come in certi romanzi “facili”: il figlio del fabbro o la bella ragazza di campagna quando afferra una spada per la prima volta per difendersi contro un soldato del Re... in realtà non si dimostra mai un talento naturale in grado di sconfiggere chiunque: al contrario, si fa ammazzare in un istante. Quando quelli che fanno una prova di combattimento libero con un istruttore prendono le prime botte si vede subito la differenza: tutti ne prendono un sacco e una sporta ma alcuni hanno una luce negli occhi che dice: “me la sta dando di santa ragione, cavolo voglio imparare anch'io e prenderò tutte le botte che servono per capire e diventare esperto”. Altri invece sono solo offesi e delusi. Sono quelli che non impareranno mai ma getteranno la spugna. D'altro canto superato qualche stupido moto d'orgoglio è invece estremamente gratificante quando l'editor apprezza qualcosa in modo particolare, condivide il nostro amore per un personaggio o una scena, parla con noi delle cose che ci appassionano della storia di cui siamo innamorati, ci getta un amo speciale, un suggerimento che fa sorgere qualcosa di nuovo e di bello da aggiungere all'edificio che stiamo creando. O anche ammette che sì, in realtà in quel punto avevate ragione voi, andava bene così. Perché poi non dovete dare sempre e comunque ragione all'edito: il romanzo è il vostro e a volte vi renderete conto che lui dice una cosa perché non sa ancora cosa succederà dopo, oppure voi semplicemente avete una ragione valida e tutta vostra per aver scritto un passaggio in un modo invece che in un altro. Vi faccio un esempio: a volte il mio editor – da buon scrittore fantasy - sostituiva “la responsabilità” con “l'onore” fra le motivazioni del protagonista, in quanto il secondo termine suonava più consono a un ambientazione simil-medievale. E' bastato spiegare che “responsabilità” era un preciso riferimento all' “etica della responsabilità” del sociologo Max Weber, centrale nella tematica politica del testo, mentre “l'onore” era per il mio personaggio un concetto  non particolarmente rilevante  e comunque sempre sacrificabile per il bene del Regno. L'editor vi ascolta ed è lì per voi, non è la maestrina con la matita rossa e blu per segnare gli errori. E poi non arrendersi, anche se tutte le porte sembrano chiuse: può sempre accadere che qualche possibilità vi si apra davanti. Purtroppo essendo italiani è molto difficile avere un vero successo di pubblico, dato il mercato nazionale limitato e le condizioni del settore editoriale, ma se scrivete vuol dire che farlo serve in primo luogo a voi, dopo tutto. Ed è comunque impagabile la soddisfazione di condividere con altri – pochi o molti che siano - il mondo immaginario che vi ronza in testa e i personaggi che amate.


Dove possiamo trovare il tuo libro?
Potete ordinarlo direttamente alla Watson, presso la vostra libreria di fiducia o su Amazon (dove è però esaurito, ma dovrebbero rifornirsi di nuovo a breve).
Sul sito, sulla pagina FB e Instagram potete trovare le prossime presentazioni e i prossimi eventi, oltre alla splendida mappa del Regno di Malia realizzata da Matilde Viggiani da scaricare e stampare, illustrazioni originali e molti approfondimenti su Personaggi, Casate, Eventi Storici e Luoghi di Malia e delle nazioni confinanti, articoli sulle armi e armature in uso nel romanzo, sull'arte della scherma, confronti con altri scrittori ecc., mentre sul canale YouTube trovate i video delle presentazioni fatte.


Mappa di Matilde Viggiani

Ringrazio davvero Marco per essere stato mio ospite oggi. Per chi fosse interessato, qui sotto trovate tutti i suoi contatti:

Sito Internet: www.lacoronadacciaio.it



Canale youtube: 
https://www.youtube.com/channel/UCdN_MS5XVOzbAy0C8N5FTrA?view_as=subscriber 





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