INTERVISTA ALL'AUTORE MARCO RUBBOLI: OMBRE SULLA DACIA
INTERVISTA ALL'AUTORE MARCO RUBBOLI
OMBRE SULLA DACIA
Oggi il Salotto riapre le porte a Marco Rubboli, lo scrittore guerriero autore del romanzo Per la corona d'acciaio, in occasione della pubblicazione della sua ultima opera: Ombre sulla Dacia edito dalla collana Delos Digital Heroic Fantasy Italia. Ma ora accomodiamoci e lasciamo a lui la parola.
Ciao Marco, bentornato nel mio Salotto. Domani uscirà Ombre sulla Dacia, la tua nuova opera stavolta targata Delos Digital Heroic Fantasy Italia, in cui ci presenti i Pretoriani Neri, personaggi molto diversi da quelli che i tuoi lettori hanno conosciuto nel mondo di Per la corona d’acciaio. Chi sono i tuoi nuovi eroi e quali sono le loro origini?
E’ un vero piacere essere di nuovo qui. La nuova avventura che propongo ai lettori è nata perché ci tenevo a scrivere per questa nuova e interessante collana, curata da e per cui scrivono molti colleghi che stimo. L’ambientazione di “Per la Corona d’Acciaio” però non era adatta alle “regole d’ingaggio” dell’Heroic Fantasy classico. Quindi ho creato un mondo dove la magia fosse chiaramente presente, e parlo di magia oscura, e ci fosse spazio anche per gli animali fantastici che amo molto ma sono invece assenti nel Regno di Malia. Sono tornato, insomma, a un mondo totalmente fantasy, che però deriva da un caso di “sliding doors” che lo ha differenziato dal nostro. Qui i Romani hanno vinto la battaglia di Teutoburgo e l’Impero è arrivato a espandersi in Europa, Africa e Asia ben al di là dei confini da noi conosciuti. Col passare dei secoli tuttavia il potere centrale è andato scemando e l’Imperatore è diventato sotto certi aspetti simile a un Papa medievale: a parte l’Italia, che è considerata sacra, esercita un controllo più che altro morale ed economico sul resto dei territori, e contribuisce alla difesa dei confini esterni. Per il resto tutto il potere è delegato a sovrani vassalli. Ciò che però ha cambiato davvero tutto è stata l’Insurrezione dei Figli delle Tenebre. In un’esplosione di magia nera a lungo accumulata e repressa, negromanti, streghe, vampiri e ogni sorta di esseri soprannaturali hanno infranto i cancelli dell’Ade per tentare la conquista dell’Impero e del mondo. Sono stati vinti, a caro prezzo, ma da allora percorrono le strade del nostro mondo in cerca di cibo, sangue, vendetta, e vittime sacrificali per i loro riti di potere. La nostra storia inizia in quella che per noi sarebbe la fine del XV secolo, cinquecento anni dopo l’Insurrezione, e segue le vicende di una squadra scelta di Pretoriani Neri: le coorti dell’Imperatore deputate a scovare ed eliminare i Figli delle Tenebre. I nostri eroi hanno scelto liberamente di consacrare la loro vita e la loro morte a questa lotta, perché tutti loro sono dei sopravvissuti che hanno nel passato ricordi dolorosi e persone care perdute per colpa del nemico. E’ questo che li ha spinti alla scelta estrema di unirsi all’Inquisizione Imperiale.
Per la corona d’acciaio e in generale tutti i tuoi racconti sono caratterizzati da strategie belliche e combattimenti riportati a regola d’arte, soprattutto per quanto riguarda la scherma storica. Anche in Ombre sulla Dacia hai deciso di mantenere queste peculiarità?
Come i lettori avranno modo di vedere, i Pretoriani Neri usano il meglio di una tecnica e una tecnologia militare “fantaromana”: ovvero ho portato alle estreme conseguenze idee e invenzioni dell’antichità classica e del mondo bizantino, aggiungendo qualche scoperta ulteriore successiva. Inoltre i pragmatici Romani non hanno affatto disdegnato di aggiungere al loro arsenale le bestie fantastiche che sono apparse nel mondo a seguito dell’Insurrezione e che sono state trovate scevre dall’influsso della magia. La tattica e l’addestramento che i Pretoriani usano è frutto di millenni di pensiero militare classico non obliato a causa delle invasioni barbariche. Tutte le azioni individuali e di squadra sono studiate per essere realistiche, sebbene in un contesto che realistico non è. La differenza è che in “Per la corona d’acciaio” abbiamo uomini addestrati alla scherma e alla guerra che si combattono fra loro, per cui ha senso che eseguano con la spada tecniche sofisticate. In questo mondo invece le spade dei Pretoriani Neri vengono messe in campo contro artigli, zanne, tentacoli e orrori di ogni tipo, quindi usano le armi in modo un po’ meno fine e più brutale. Non ci si saluta a vicenda e non ci si mette elegantemente in guardia contro un vampiro o un lupo mannaro: il Tribuno Lucrezio, il mio protagonista lo carica a piena forza. Non è il tipo di scherma che preferisco… ma è quello che viene bene a lui!
Ombre sulla Dacia vede scontrarsi due grandi fazioni: i Pretoriani Neri contro i Figli delle Tenebre, guerrieri contro esseri sovrumani. Potresti dirci qualcosa di più in merito?
Si tratta in realtà di temi e situazioni che stavano “covando” nella mia mente da un po’. Non tutti sanno che nell’Impero Romano la pena per chi faceva uso della magia era il rogo, proprio come nel Medioevo. Lo stesso scrittore Apuleio rischiò una condanna in seguito ad accuse che gli furono mosse dopo l’uscita de “L’Asino d’oro”, una famosa storia fantastica dove sono presenti incantesimi (che peraltro il povero Apuleio aveva copiato da Luciano di Samosata!). Ciò deriva da una concezione “solo nera” della magia che faceva parte della mentalità romana e che si può vedere anche nell’episodio “horror” della strega narrato da Lucano.
Nel mondo dei Pretoriani Neri tutto questo è realtà: le ombre della notte si possono davvero aprire in ogni momento per ghermire gli ignari cittadini in un abbraccio mortale. Quando i cancelli dell’Ade si spalancarono vomitando l’orda che da allora rende il mondo un luogo pericoloso, l’Imperatore fondò i Pretoriani Neri per eliminare la minaccia. Costoro issarono il vessillo con il Cerbero, simbolo della loro volontà di riportare all’Oltretomba tutti coloro che ne sono sfuggiti. Come il cane a tre teste della mitologia, essi danno la caccia alle anime dannate e le ricacciano nei loro sepolcri, impedendo che facciano del male ai vivi. L’Inquisizione Imperiale quindi aborre la magia e non ne fa alcun uso, in nessun caso: sono solo uomini, numerosi, addestrati ed allenati all’estremo, armati con il meglio che l’Impero possa fornire. Fra loro l'élite è formata dai Consacrati, che hanno giurato di non avere mai una famiglia né una vita privata, dedicandosi del tutto alla causa.
Dall’altra parte abbiamo i Figli delle Tenebre. Essi sono dotati di poteri sovrumani e si ritengono superiori: una specie predatrice che ha il diritto di nutrirsi della gente comune come di sacrificarla per ottenere maggiore potenza, usarla a mo’ di cavie per esperimenti magici e farne ciò che vuole, insomma, un po’ come gli esseri umani fanno con gli animali da cortile. Ritengono che ciò faccia parte della natura e sia assolutamente normale. In generale anche quelli che un tempo sono stati umani pensano di essere ascesi a uno stato talmente superiore da non doversi preoccupare di chi è rimasto indietro… a meno che non preferiscano mutare anche coloro che un tempo gli erano cari, per portarli a un nuovo livello di esistenza. Si considerano dominatori di diritto, oppressi da un gregge che doveva essere al loro servizio e invece in forza del numero, di sporchi trucchi e di un’assurda volontà ribelle continua a ergersi contro di loro.
Mi sembrava interessante contrapporre queste due forze inconciliabili. Lo scontro è senza quartiere, non c’è compromesso possibile come non può esserci fra un predatore che si vuole nutrire e una preda agguerrita che non intende arrendersi. Solo una delle due parti prevarrà e potrà sopravvivere.
In questo mondo dunque per i Pretoriani Neri non c’è spazio per altro oltre che per la caccia ai Figli delle Tenebre?
I Pretoriani Neri si fanno carico di una guerra costante in gran parte segreta per permettere ai cittadini dell’Impero di condurre una vita normale, libera dal terrore che altrimenti li attanaglierebbe. Per quanto riguarda i Pretoriani Neri invece non ci dovrebbe essere altro che la preparazione alla lotta e la lotta stessa. In particolare l'élite dei Consacrati non può avere una famiglia né relazioni sentimentali stabili che li distraggano dai loro doveri. Nella squadra di punta che seguiamo tuttavia c’è un’eccezione, perché il Tribuno Lucrezio e l’ex gladiatrice Maevis sono amanti. Il resto della squadra lo sa, e anche molti altri nella Coorte di cui fanno parte, ma tutti fanno finta di niente a causa dei loro successi. Essi stessi hanno spesso il dubbio che il loro amore clandestino possa interferire in qualche missione e provocare un disastro, ma non sono disposti a rinunciarvi. La situazione è ancora più delicata dato il ruolo che ricoprono: infatti Lucrezio è l’ufficiale che guida la squadra mentre Maevis, un tempo una gloriosa atleta delle arene, è una provocatrix, una categoria il cui nome è stato preso da una tipologia di gladiatrice realmente esistita. Nei Pretoriani Neri indica invece un ruolo particolarmente pericoloso spesso assunto dai membri femminili dell’armata: fingersi una vittima inerme per attirare in trappola i Figli delle Tenebre. Si può immaginare come Lucrezio possa vivere questo continuo porsi del suo amore come esca per attirare su di sé gli orrori che infestano i più tenebrosi recessi dell’Impero. Entrambi sanno che ciò che li unisce non durerà, perché la vita di uno di loro, o di tutti e due, può finire violentemente in ogni momento.
Ringrazio Marco per essere tornato a trovarci oggi e vi rimando al sito di Per la corona d'acciaio, alla pagina Facebook e al profilo Facebook dell'autore per tutte le novità in arrivo.
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