INTERVISTA ALL'AUTORE DELOS VERONESI
INTERVISTA ALL'AUTORE DELOS VERONESI
Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Delos Veronesi, autore di diversi romanzi editi da Watson Edizioni e da Delos Digital.
Ciao Delos, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Caterina e grazie per l’ospitalità. Devo dire che il tuo salotto è davvero carino, molto confortevole, adoro queste poltroncine!
Provo a presentarmi ai tuoi amici, cercando di non annoiarli troppo. Mi chiamo Delos e sono nato nel segno di Star Wars, scrivo leggo e faccio del mio meglio per ripagare la lettura. Ho un grosso debito con lei, mi ha tenuto compagnia per molti anni e vorrei che continuasse a farlo anche con le nuove generazioni.
Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Mi sono avvicinato alla scrittura pubblica solo da pochi anni perché avevo la voglia di raccontare le mie storie. C’è un mio caro amico che dice sempre che si scrive per sopperire a un bisogno, perché si ha una necessità che non si può più rimandare, nel mio caso era quella di raccontare delle storie di umanità travestite da romanzi.
Qual è il tuo genere preferito?
Come lettore non ho un genere preferito in assoluto. Mi piace molto la fantascienza e il fantasy, in tutte le loro accezioni, leggo qualche vecchio giallo e mi lascio coinvolgere dai racconti con un forte impatto psicologico.
Come scrittore mi trovo a mio agio a raccontare la realtà attraverso l’uso di ambientazioni fantastiche. Anche se in maniera differente ogni scrittore inserisce nelle proprie opere qualcosa di sé o del mondo che li circonda, lo faccio anche io trasportando tutto in mondi lontani o in epoche distanti dalla nostra.
La lettura deve essere un piacere, un rifugio in cui nascondersi dopo una brutta giornata o nei momenti in cui ci si vuole immergere in un’avventura in cui siamo i protagonisti. Raccontare la realtà nella sua crudezza potrebbe, dal mio modesto punto di vista, privare il lettore di quel piacere, meglio allontanare tutto per esorcizzarlo dalla rievocazione quotidiana.
Parliamo un po’ delle tue opere. Come sono nate? Di cosa parlano? Quali sono i temi principali?
In questo momento sto scrivendo due saghe distinte, provo a parlartene senza perdermi troppo. Se esagero tagliami senza ritegno 😉
I figli del Newman – edita da Watson - è una saga cyberpunk ambientata in un futuro non troppo. L’umanità ha colonizzato una piccola porzione del Sistema solare e, come la storia ci ha insegnato, dopo un periodo di tacita accettazione le colonie si sono ribellate all’impero che le ha fondate. La Guerra di indipendentismo coloniale ha devastato la Terra e parte della Federazione terrestre proiettando i superstiti in una realtà in cui devono ricostruire la loro società postbellica. La saga dei Figli del Newman si svolge alcuni anni dopo la fine del conflitto e narra le vicende di un uomo a cui è stato tolto tutto.
Inserito in un progetto per lo sviluppo di soldati geneticamente potenziati Winter è stato reclutato da bambino per essere trasformato in una macchina di morte, un soldato senza nome e senza pietà da utilizzare negli assalti in cui erano preclusi bombardamenti a tappeto. Qualcuno diceva che il fine giustifica i mezzi, ma cosa succede quando la guerra finisce e non si ha più bisogno di questi uomini? Cosa accade se uno di loro fugge dai bunker in cui venivano tenuti segregati?
I figli del Newman racconta l’evoluzione di un uomo che si è trovato catapultato a vivere in una realtà che non conosce e in cui sopravvive come un esule facendo l’unica cosa che sa fare: uccidere. Almeno fino al giorno in cui non incontra July…
L’altro progetto a cui sto lavorando è una serie di racconti lunghi editi da Delos Digital, di cui il primo uscito a febbraio si intitola Kowloon Moon. In questo caso si tratta di un mistery in cui un insoddisfatto investigatore privato deve attraversare mezzo mondo per scoprire che fine ha fatto il figlio di un suo amico. Catapultato da Milano a Hong Kong, Passoni deve fare i conti con un mondo alieno rispetto al nostro, una società stratificata di tecnologia, tradizione e superstizione.
Travolto da usi e costumi differenti l’investigatore deve fare i conti con i propri demoni, deve affrontare la sua inadeguatezza sapendo che un bambino sta aspettando di essere salvato.
C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?
Sicuramente Winter. Inizialmente doveva essere Winter Inside, un gioco di parole per identificare le due facce del dolore. Una rappresentata dall’obbligo di essere costretti a vivere una vita che non abbiamo scelto e l’altra dal gelo con cui proteggiamo il nostro cuore. Winter è stata la mia prima opera, quella con cui ho deciso di mostrarmi ed è sicuramente quella più significativa per me.
Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Ovunque. Persone, fatti e vita si intrecciano nella mia mente per creare quello che riporto nelle mie storie. Difficilmente pesco a piene mani, di solito rubo dei dettagli che la maggior parte delle persone non notano ma che per me sono fondamentali.
Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
Tutti. Winter rappresenta la mia vita adolescenziale e parte dei traumi che l’hanno segnata, mentre Passoni è l’avatar della mia esperienza cinese e di come ho affrontato 3 anni di vita in una realtà che non riuscivo a capire.
Se devo scegliere preferirei dirti che il mio personaggio preferito non è ancora arrivato perché non ho ancora scritto nulla sulla felicità. Sarà lui il mio preferito.
Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
Questa è una domanda trabocchetto. Le esperienze sono state poche e non sono mancati i momenti di discussione, nessuno è perfetto e la logica editoriale non sempre combacia con l’ego dello scrittore. Detto questo voglio solo raccontarvi ciò che di buono ho acquisito.
Watson mi ha affiancato una persona come Arianna Rossi che ha saputo darmi una grandissima mano con I figli del Newman (e a lei non piace la fantascienza!), mi ha permesso di conoscere la realtà editoriale e alcune delle persone che la vivono quotidianamente.
Delos Digital invece mi ha fatto provare il piacere di mettermi in gioco facendomi superare tre miei grossi limiti: Partecipare a un contest, scrivere un racconto e tentare la strada del thriller/mistery. Se non fosse stato per loro non averi superato nessuno di questi traguardi.
Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?
Non sono un professionista di eventi ma faccio del mio meglio per ricercare il contatto con il pubblico. Quest’anno ho avuto il piacere di presentare i miei romanzi in libreria, cito tra tutti Il covo della ladra e Libreria Cultora (entrambe di Milano). Sono andato al Salone del libro di Torino e ho avuto il piacere di tenere un panel al Festival Inchiostro di Crema. Per la seconda metà dell’anno non ho ancora progetti a parte l’immancabile Stranimondi!
Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?
Molti e purtroppo nessuno. Dipende soprattutto per i motivi per cui si scrive. Scrivere è un mestiere difficile, solitario e a molto spesso frustrante. Le opportunità sono pochissime e si incontrano persone disposte a far del male pur di emergere. Se si vuole scrivere per diventare ricchi o famosi posso consigliarvi di lasciar perdere o al massimo di puntare ad altri mercati. Se invece si scrive per un motivo diverso allora le cose più importanti sono tre:
Leggere, per imparare
Umiltà, di accettare critiche e consigli
Perseveranza, di non mollare ai primi fallimenti.
Ringrazio Delos per essere stato con noi oggi e vi lascio qui di seguito tutti i suoi link per restare sempre aggiornati e non perdere neanche una news!
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