CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE DIEGO GALDINO

CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE DIEGO GALDINO

Bentornati alla rubrica degli "speed date letterari" del Salotto. Oggi siamo in compagnia di Diego Galdino, definito da numerose riviste come lo "scrittore barista" o "il Nicholas Sparks italiano" e autore di diversi romanzi tradotti anche all'estero, tra cui Il primo caffè del mattino, L'ultimo caffè della sera e il più recente Bosco Bianco

Accomodiamoci e lasciamo a lui la parola.



Ciao Diego, benvenuto nel mio salotto. Partiamo subito con la prima domanda che rivolgo a tutti i miei ospiti: raccontaci qualcosa di te. 
Non c’è molto da dire, sono un uomo romantico dell’Ottocento finito nel secolo sbagliato per curiosità. La mia storia ricorda un po’ quella del protagonista del film Kate & Leopold. Con l’unica differenza che io non sono più riuscito a tornare indietro. E così vivo nel futuro considerando Persuasione di Jane Austen il libro più bello che sia mai stato scritto, verso da bere a tavola alle signore, lascio loro il passo quando entro in un posto e aspetto che inizino a mangiare per portarmi il cibo alla bocca. Ho trovato il mio posto nel mondo finendo a lavorare dietro al bancone di un bar e ho deciso di far conoscere attraverso i miei scritti l’amore romantico a chi sembra averne dimenticato il significato o dubiti addirittura della sua esistenza.

La stampa ti definisce spesso come lo “scrittore barista” in quanto, oltre a scrivere, ti occupi anche del bar di famiglia. Ti andrebbe di dirci qualcosa di più in merito, di come la tua attività di barman ispira i tuoi romanzi? 
Credo che il bar si presti bene come fonte d’ispirazione, perché racchiude al suo interno una galassia di persone diverse che girano intorno al bancone come i pianeti intorno al Sole, prendendo dal caffè quel calore, quell’energia che ti accompagnerà, anzi che ti farà compagnia per il resto della tua giornata. In cambio queste persone permettono, con le loro storie di vita vissuta, le loro manie, i loro caratteri simili o sempre diversi, al Sole/bancone di adempiere al suo dovere a ciò che ne rende indispensabile per se stesso e per gli altri la sua stessa esistenza.

Oltre a Il primo caffè del mattino e L’ultimo caffè della sera, le tue opere forse più caratteristiche, hai scritto anche altri romanzi. Potresti raccontarci di cosa parlano, dirci quali sono i temi principali e se c’è un titolo in particolare che senti più vicino di altri? 
Mi arrivi come da un sogno ambientato tra Roma e Siculiana piccola cittadina siciliana affacciata sul mare è in ordine di pubblicazione il mio secondo romanzo, ma in realtà è stato quello per cui sono stato scelto da Vicki Satlow uno degli agenti letterari più importanti e bravi del mondo e dalla Sperling & Kupfer del Gruppo Mondadori che era alla ricerca di un Nicholas Sparks italiano e all’epoca pensò che sarei potuto essere io…Fortunatamente pare che i fatti abbiano avvalorato quella loro convinzione. Poi ho pubblicato Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi ambientato a Cetona piccolo paesino della campagna senese in cui si ritrovano un pittore australiano itinerante e una maestra di una scuola elementare del posto. Poi c’è Ti vedo per la prima volta un libro a cui tengo molto perché la protagonista è narcolettica ed infatti con questa storia ho voluto far conoscere una malattia messa in evidenza solo in contesti ironici ma che nella realtà della vita quotidiana di una ragazza normalissima è qualcosa di estremamente serio. Infine Bosco Bianco, un libro che nasce tanti anni fa in un periodo molto difficile della mia vita. Avevo appena divorziato e per uno scrittore di romanzi d’amore era una grande sconfitta. La paura di non poter più vivere quotidianamente le mie figlie, il senso di colpa per aver tolto loro una famiglia normale, o la possibilità di addormentarsi con la consapevolezza che in caso di un brutto sogno ci sarebbero stati entrambi i genitori a rassicurarle ha fatto sì che io proiettassi queste cose sul protagonista della mia storia. Un uomo bisognoso di tornare a credere nell’amore e che lotta per recuperare la serenità e per dimostrare alle proprie figlie di essere un buon padre. Essere riuscito a creare dal nulla un posto come Bosco Bianco mi gratifica enormemente. Il pensiero di aver dato con la mia fantasia ai lettori un posto da ricordare per sempre come la Tara di Via col vento, o la locanda del film Come un uragano, o la casa de Le pagine della nostra vita, mi fa sentire uno scrittore speciale. Bosco Bianco esiste solo nella mia testa ed ora anche in quelle dei miei lettori ed è troppo bello. 


Bosco Bianco è il tuo ultimo romanzo, che hai deciso di auto-pubblicare. Dopo collaborazioni con grandi editori come il Gruppo Mondadori Sperling&Kupfer come mai hai optato per questa scelta? Da cosa nasce questa tua ultima opera? 
Con L’ultimo caffè della sera si è concluso il mio rapporto editoriale con il Gruppo Mondadori e per pubblicare Bosco Bianco con un editore di pari livello avrei dovuto aspettare la primavera del 2020, io invece ero convinto che questa storia meritasse di essere letta il prima possibile a qualsiasi costo, così ho deciso di anticipare i tempi autopubblicandolo, anche se poteva sembrare una scelta azzardata dato il mio curriculum editoriale, anche se ciò poteva significare che questo libro potesse essere acquistato solo online a differenza di tutti quelli precedentemente che si trovavano in bella mostra su tutti gli scaffali delle librerie d’Italia.

I tuoi romanzi sembrano parlare direttamente al cuore dei lettori e sono stati tradotti in numerose lingue. A tuo avviso, quali pensi che siano le caratteristiche ideali e necessarie per creare opere di successo come le tue? Avresti qualche consiglio o suggerimento da dare a tutti i giovani scrittori e scrittrici là fuori che sognano di seguire le tue orme? 
A me piace scrivere romanzi d’amore, perché scrivo quello che sento, quello che il mio cuore ha bisogno di esternare, io amo l’amore e tutti i suoi derivati. 
Io penso che le persone abbiano bisogno di queste storie perché se metti l'amore in ogni cosa che fai tutto diventa migliore. 
Purtroppo o per fortuna ora tutto è reso più facile o più difficile dai social. Le grandi case editrici hanno bisogno di fare numeri più che le parole e, in un paese in cui non si legge tantissimo, diventa logico ed inevitabile puntare su persone o personaggi che hanno già un seguito di persone molto nutrito. Così quando il libro uscirà le vendite saranno quasi certe, perché basterà che un quarto di quelle persone che seguono sui social quella persona comprino il suo libro per garantire un numero di libri venduti giusto per la casa editrice. Basti pensare che in Italia a volte ci sono blogger che diventano più famose e seguite degli autori di cui recensiscono i libri. Non è normale. Per questo mi verrebbe da dire a chi ha velleità di essere pubblicato da case editrici importanti d’investire sui social, crearsi un nutrito numero di seguaci, così da avere qualche possibilità in più di essere notato e preso in considerazione. Ma io resto uno stupido romantico, che crede ancora nella scrittura, nella meritocrazia e sul fatto che se Dio ti ha dato il dono di creare dal nulla una storia ci sarà un motivo, un fine, per questo dico sempre a chi mi chiede dei consigli è di non smettere mai di credere nei propri sogni e soprattutto di non smettere mai di scrivere, perché solo scrivendo ci potrà essere la possibilità che qualcuno ti legga e cambi la tua vita letteraria, perché se è scritto che ciò debba succedere, in un modo o nell’altro succederà.


Ringrazio davvero Diego per essere stato in nostra compagnia oggi. Non dimenticate di seguire le sue pagine Facebook e Instagram per non perdervi neanche una news!

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