LE RECENSIONI DEL SALOTTO: FOLKLORE

LE RECENSIONI DEL SALOTTO

AA. VV., Folklore. Antologia del fantastico sul folklore italiano, Watson Edizioni
Da un'idea di Alessandro Iascy. A cura di Alessandro Iascy e Alfonso Zarbo. 
Cover di Vincenzo Pratticò. Bestiario illustrato ad opera di Pietro Rotelli.





LA TRAMA
Venti regioni, venti racconti che ripercorrono tra leggenda e realtà le radici del Nuovo Fantasy Italiano. 

Un tempo i vecchi raccontavano storie ai nipoti davanti al fuoco. Ma Folklore non è un libro per bambini: è un grimorio maledetto, che ci piace immaginare riscoperto dopo tanti anni magari proprio sotto qualche brace. Un'impresa di folli che hanno scovato resoconti di diavoli e streghe e sortilegi infami. Di assassini e orrori sconcertanti. Venti fiabe dannate intorno alle quali, forse, persino il buio un poco indietreggia.

LA RECENSIONE
Le fiamme di un caminetto, una sedia a dondolo che scricchiola sull'assito del pavimento, la voce di un nonno abituato a raccontare storie ai nipotini... 

No, non storie. 
Memorie. 
Antiche memorie forse perdute ma mai dimenticate. E allora il tempo si ferma, le ombre prendono forma e antiche leggende tornano in vita, per condurci  lungo oscuri sentieri.

Folklore: un viaggio nell'immaginario e nel fantastico italiano. Venti i racconti, venti le regioni d'Italia. E ognuna di esse ha qualcosa da raccontare, ognuna di esse rivela le proprie creature e le proprie leggende - o meglio ancora, la propria tradizione. Come spiega Lavinia Scolari nella post fazione del volume "Passeggiata nei giardini del Folklore", Folklore "non è una raccolta di racconti [...] ma una manifestazione tangibile (e fruibile) di cultura del ricordo, o meglio, di quella che Jan Assmann chiama memoria culturale". Come insegna anche una famosa serie televisiva, in una società la memoria è importante in quanto crea un senso di appartenenza comune che con il tempo cresce, si fortifica e crea la tradizione, cioè "quanto viene raccontato per chiarire il presente alla luce delle origini". 
Una tradizione orale che fin dalle origini vanta nobili rappresentanti: gli aedi dell'antica Grecia, i più tardi rapsodi e bardi o i cantori dei carmina nella Roma delle origini fino ad arrivare alle fiabe moderne, le quali perdono gli antichi tratti mitici e leggendari per lasciare spazio al piacere della narrazione e dell'intrattenimento.
Le fiabe degli autori di Folklore sono nere, cupe, a tratti terrificanti e in grado di toccare le corde più profonde e inconsce del nostro cuore. Le origini delle figure e dei personaggi che ci vengono presentati si perdono nell'oscurità del tempo, in un'epoca lontana. Come spiega Lavinia Pinello nella prefazione del volume, "il folklore popolare affonda le sue radici nella volontà di spiegare e giustificare avvenimenti inattesi, banali o drammatici, che non potevano essere gestiti dalla sola ragione". 
Torniamo così a farci cullare dalle voci intorno al fuoco e scopriamo che la tradizione folkloristica italiana non ha nulla da invidiare a quella anglosassone o nordica, mondi dai quali si è sempre attinto a piene mani sia in ambito letterario che cinematografico. I mezzi di comunicazione di massa li hanno di certo resi più celebri - ma non più originali - di quelli nostrani. I tratti in comune sono ovviamente numerosi: molte delle figure riportate nell'antologia sono infatti archetipi, cioè una sorta di "modello" di forme universali e primitive, di strutture e principi originali alla base dell'espressione mitico-religiosa dell'essere umano. Potremmo definirli le forme pre-esistenti di un pensiero, le ombre della caverna di Platone. 
Ad esempio, in Sampir di Donato Altomare, si riporta di alcune strane sepolture rinvenute a Trani, in Puglia, in cui i morti erano stati sepolti con una lastra di pietra sulla schiena, quasi a voler impedire ai cadaveri di rialzarsi. Non a caso, Sampir è il nome albanese dato ai vampiri.


In E fine della storia  oltre ai giorni della merla, della Serpe Bianca di Chiavenna e del Biscione Visconteo, Alfonso Zarbo menziona anche la Caccia Selvaggia, il corteo infernale portatore di morte riscontrabile anche in miti e leggende del nord Europa. 

Altri temi comuni a livello universale sono la Morte e il Male (nelle culture cristiane generalmente identificato con il Diavolo): Sorrejusta di Andrea Atzori e Il Vescovo e il Diavolo di Alberto Henriet illustrano rispettivamente questi due temi.

La Danza Macabra di Fabiana Redivo affronta il tema del "ballo della Morte", piuttosto inconsueto in Italia ma tipico invece delle aree del nord, della Francia, della Svizzera e della penisola iberica. La danza macabra simboleggia la potenza e l'ineluttabilità della Nera Signora, davanti alla quale non esistono più distinzioni: giovani o vecchi, ricchi o poveri.

Grazie a Folklore possiamo inoltre incontrare o riscoprire antichi usi e costumi della nostra penisola in una mescolanza di elementi pagano-religiosi e tradizioni arcaiche. Pensiamo ad esempio alle Janare, le "streghe" di Ru Cierve di Enzo Conti, la cui etimologia rimanda alle Dianare, sacerdotesse della dea Diana della Roma Antica.


 

La figura stessa della strega (o stria, o strix o Masca piemontese che dir si voglia) e la notte di San Giovanni descritta da Luigi de Pascalis provengono da un mondo antichissimo ancora governato dai ritmi della natura, delle stagioni e del raccolto. In particolare, la notte di San Giovanni, celebrata tra il 23 e il 24 giugno in occasione del solstizio d'estate, è riconducibile alla festa celtica di Beltane dei paesi anglossassoni ed è interessante notare come anche in Emilia Romagna, oltre al Mazapégul e al Besa Latona descritti da Angelo Berti in È un mondo oscuroquesta festività sia rinomata. Fuoco, acqua, erbe, predizioni e divinazioni sono alcuni importanti elementi della tradizione romagnola, sia durante la celebrazione del solstizio sia durante una vasta serie di rituali calendariali. Un rito legato all'elemento dell'acqua è la cosiddetta "guazza" di San Giovanni, cioè la rugiada che si stende sui campi durante la notte dedicata al Santo e che viene raccolta all'alba in quanto si ritiene abbia diverse proprietà benefiche. Anche alcune erbe (lavanda, valeriana, potentilla o artemisia), colte in questa notte o alle prime luci tra il 23 e il 24 giugno, sembravano godere di particolari poteri.

Donna di Foresta, Sicilia

Il racconto umbro di Cristiano Fighera, Super aspidem et basiliscum ambulabis, narra invece del Serpente Regolo (o Piccolo Re) accomunabile alla ben più nota figura del Basilisco. Questa figura è nota anche nella tradizione marchigiana di alcune zone del Montefeltro e la leggenda vuole che un serpente mostruoso con testa di leone o di gatto si manifesti nei campi nelle ore più calde delle afose giornate estive per pietrificare con lo sguardo chiunque abbia la sventura di incontrarlo.   

Folklore è un percorso affascinante nelle memorie più recondite dell'Italia, un cammino oscuro lungo il quale gli autori ci prendono per mano e ci guidano nel loro - anzi, nostro - mondo grazie alle loro parole e allo stile proprio di ognuna delle loro storie. 
Ancora una volta, la casa editrice Watson Edizioni propone un'opera straordinariamente dettagliata e curata in ogni minima parte: gli excursus iniziali e finali sul folklore italiano, il bestiario illustrato ad opera di Pietro Rotelli e le descrizioni che lo accompagnano ma soprattutto l'originalità delle storie racchiuse nell'antologia rendono quest'opera davvero unica nel suo genere.

Tutte le illustrazioni del bestiario qui presenti sono ad opera di Pietro Rotelli.


  

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