CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE ALFONSO ZARBO

CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE ALFONSO ZARBO

Un breve (ma intenso!) appuntamento extra per le interviste del Salotto: oggi ci è venuto a trovare l'editor, autore e doppiatore Alfonso Zarbo che, in questa sorta di "speed date", ci parla di lui e del suo lavoro.
Apriamo le porte del Salotto e accomodiamoci...


Ciao Alfonso, innanzitutto benvenuto nel mio salotto. Partiamo subito con la prima domanda che rivolgo a tutti: raccontaci qualcosa di te.
Ciao a tutti e, Caterina, grazie per queste cinque domande! Cosa posso dirvi? A parte i miei anni (32 in rapido avvicinamento!) e la fortuna di poter vivere sul Lago di Como, so che mi piace immaginare – forse è stato proprio questo a spingermi verso le strade creative che ho intrapreso. Per il resto, viaggio in treno tanto quasi quanto leggo, mi piace il mare e cerco di tenermi lontano dalla frenesia milanese salvo quando la giornata promette di essere divertente.

Alfonso, tu collabori con la redazione Oscar Mondadori e ti sei occupato anche della saga Il Trono di Spade di G.R.R. Martin come consulente. È davvero affascinante: potresti dirci più precisamente in cosa consiste il tuo lavoro e come ti sei avvicinato a questa realtà?
Ho visto nascere i Draghi, abbiamo realizzato (finalmente!) nuove copertine per tutti i volumi singoli della saga e ho stretto amicizia con Sergio Altieri: questi sono i tre motivi fondamentali per cui mi porto nel cuore gli anni trascorsi in Oscar Mondadori soprattutto come consulente sul Trono di Spade. Adesso, dopo aver gestito per un po' di anni la pagina facebook della collana Chrysalide, sono passato a Oscar Mondadori Vault [https://www.facebook.com/oscarmondadorivault]: un rifugio prezioso per i lettori spero tanto quanto lo è per me. Sono felice di fare da ponte tra tanti appassionati e una redazione così attenta. A Segrate, poi, c'è sempre qualcosa di fantastico che bolle in pentola. Il Fantasy sta tornando, i classici si trasformano in possenti Draghi da venerare e giuro di non aver mai letto tanti fumetti in vita mia! Lo devo a colleghi che sanno metterci il cuore e, spero me lo confermerete, si vede.


La casa editrice romana Watson Edizioni annovera nella sua collana TrueFantasy titoli e autori davvero interessanti per quanto riguarda il “nuovo fantasy italiano”. In qualità di editor della Watson potresti dirci qualcosa di più su questa casa editrice e sull’importanza del fantasy italiano al giorno d’oggi?
Conta molto, ai giorni nostri, tenere un occhio spalancato sulla piccola editoria come Watson. Primo: può azzardare e sperimentare di più, senza le proibitive tirature della grande; secondo: ha per le mani il dono e la responsabilità di diffondere il “nuovo fantasy italiano”, se non altro per il fiume in piena di lettori affamati e di tradizioni da riportare alla luce, con avventure ambientate nelle nostre meravigliose città al tempo di monarchi e dèi. Per farvi un'idea leggete Angelo Berti, Fabrizio Fangareggi, Livio Gambarini, Mauro Longo, Marco Rubboli, Giuseppe Recchia, Jack Sensolini. Leggete dei loro personaggi infami, di spiriti agguerriti e mondi dannati e biblioteche ignote. Sono storie dalle atmosfere e il sapore di fiabe sempre più oscure.
Esiste di meglio?

Da sinistra: Alfonso Zarbo, Jack Sensolini, Angelo Berti

Oltre a lavorare come editor so che sei anche autore. Il primo titolo che mi viene in mente è Schegge, ma sei presente anche nell'antologia di Watson, uscita a dicembre, Folklore. Un progetto curato da te personalmente, al cui interno possiamo trovare anche il tuo racconto “E fine della storia”. Sono molto curiosa di sapere qualcosa di più di questo libro e sul lavoro da te svolto!
Quando Alessandro Iascy – a lui spetta il merito di aver ideato il progetto e assemblato la squadra di autori – mi ha proposto di scrivere un racconto fantasy sul folklore della Lombardia, non sapevo da dove cominciare. Per me, lombardo d'adozione ma siciliano nel sangue, i racconti dei nonni parlavano di colline piene d'oro pronte a schiudersi, di saraceni invasori e di antichi nomi di città greche che non mi si sarebbero tolti più dalla testa. Però l'idea di un'antologia sul folklore – un libro non per bambini ma per adulti, fantasy, che forse i più esperti classificherebbero “grimdark” – mi piaceva, così come amo il paese in cui vivo; quindi ho pregato la Watson di editare tutt'e venti i racconti per non perdere di vista il progetto. Ne è saltato fuori un grimorio maledetto, scritto al giorno d'oggi così come avrebbe potuto essere stato scritto benissimo anche trecento anni fa...
Ma con più cattiveria.


Quinta e ultima domanda: Alfonso è una persona davvero instancabile e piena di sorprese. Tra le tante cose lavora anche come doppiatore e ha prestato la sua voce a spot pubblicitari e videogiochi. Potresti dirci dove potremmo averti sentito e come ti sei avvicinato a questo mondo?
Magari, “instancabile”: in realtà ho bisogno pure io dei miei istanti di relax per starmene tranquillo a ricaricare. Però grazie! Venendo al mondo del doppiaggio, l'ho (ri)scoperto grazie all'incontro e poi all'amicizia con Edoardo Stoppacciaro. Così non ho più smesso di studiare e di provare, cercando dentro di me quel fuoco da guerriero e quella calma imperturbabile da monaco zen che sono necessari per stare al microfono. Sono passati due anni, sono diventato un lego di Lego Dimensions e un mago bastardo in The Ballad Singer, ma potete ascoltarmi anche nell'ultimo spot TV delle Skittles e in quelli di Fiat Bonus Impresa:


Leon Munar, mago di The Ballad Singer

Ringraziamo Alfonso per essere stato con noi oggi. Vi consiglio di dare un'occhiata alla sua pagina Facebook e anche a quella di Oscar Mondadori Vault: pagine fantastiche (in tutti i sensi) e dove trovarle!

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