LE RECENSIONI DEL SALOTTO: NELLA TANA DEL SERPENTE

LE RECENSIONI DEL SALOTTO
Michele Navarra, Nella tana del serpente, Fazi Editore

Recensione a cura di Michele Gonnella


L'AUTORE
Michele Navarra. Avvocato penalista dal 1992, nel corso della sua lunga carriera ha avuto modo di seguire alcune delle vicende giudiziarie più importanti della storia italiana, dalla "strage di Ustica" alle imprese della "banda della Uno bianca". Ha creato il personaggio seriale dell'avvocato Alessandro Gordiani presente anche in "Solo Dio è innocente", pubblicato da Fazi Editore nel 2020, che ha riscosso un grande apprezzamento da parte dei lettori.

LA TRAMA
Una zona della capitale oscura e impenetrabile dove la violenza soffoca le buone intenzioni e la diversità è vista come minaccia.
Tra gli alti palazzi di Corviale, alla periferia di Roma, per molte persone la vita è grigia come il cemento che ricopre gli edifici. Elia Desideri è un piccolo commerciante che cerca di tirare avanti come può, mentre suo figlio è irretito da una delle numerose bande del quartiere, chiamato volgarmente “Serpentone”. Uomo amareggiato e scontroso, Elia si scaglia spesso contro gli immigrati che vivono intorno a lui, primi fra tutti i Bayazid, rifugiati siriani suoi vicini di casa, considerati alla stregua di nemici. Dopo diversi litigi e minacce, quando il giovane Nadir Bayazid viene ritrovato morto, Elia diventa subito il principale sospettato. Eppure, l’uomo giura di essere innocente e chiede aiuto all’avvocato Gordiani.
Sempre in giro sulla sua Vespa bianca, Alessandro Gordiani avrà il compito di convincere carabinieri e Procura ad allargare lo spettro delle indagini su un caso all’apparenza molto semplice ma che semplice non è affatto. Come se non bastasse, Gordiani sta attraversando un momento di grande incertezza nella sua via privata, che lo porterà a mettere in discussione i valori in cui crede. Destreggiandosi fra bande criminali, procuratori inflessibili e amori mai sopiti, Gordiani si ritroverà alle prese con un caso molto più complicato del previsto, dove la verità si nasconde nelle abitudini di un quartiere difficile, colto qui in tutte le sue complessità e le sue contraddizioni.

LA RECENSIONE
Elia Desideri non aveva ancora aperto il suo negozio di abbigliamento, nonostante fosse arrivato da oltre venti minuti. A quarantatré anni, la metà dei quali trascorsa lavorando, era ancora abituato a cominciare la giornata di buonora, memore dei tempi in cui le cose andavano bene per gli affari. Tempi remoti, risalenti alla sua preistoria, perché adesso i clienti giornalieri si contavano sulla punta delle dita di una mano. E questo quando andava bene, dato che c’erano giorni in cui alzava e abbassava le serrande senza aver venduto nulla, nemmeno una misera maglietta. Colpa di quei maledetti cinesi, che con i loro stracci da quattro soldi avevano invaso il mercato. Colpa di quei miserabili extracomunitari, con la loro roba fasulla, che vendevano indisturbati a ogni angolo di strada, senza che nessuno facesse qualcosa per impedirglielo. Non aveva mai fatto mistero che, fosse stato per lui, quei barconi pieni di pezzenti li avrebbe presi a cannonate. Una volta si erano addirittura azzardati a esporre la loro robaccia sul marciapiede davanti alla vetrina del suo negozio. Era uscito per dirgli di andarsene e loro, strafottenti e arroganti, si erano messi a ridere e l’avevano insultato. Avrebbe voluto prenderli a calci e l’avrebbe fatto se i negozianti vicini non fossero accorsi a trattenerlo e a calmarlo. Maledetti bastardi. Maledetti tutti, anche la gente per strada, quella che non diceva niente davanti allo schifo e al degrado dilagante e che ormai si era omologata al mondo globalizzato, con poche sporadiche eccezioni. Invece di aiutare i commercianti onesti come lui, che vendevano merce di qualità, preferivano ammassarsi nei grandi centri commerciali come pecore, per comprare merda in quegli stupidi negozi di catena, freddi e impersonali, con quei nomi inglesi, dove la roba era tutta uguale, dove non c’era più spazio per la creatività e l’originalità.

“Dio, perché mi hai fatto questo?”, si chiese con rabbia per l’ennesima volta, mentre sbloccava il lucchetto delle due serrande laterali del locale.

Roma, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, viene presentata in modo schietto quanto romantico da Navarra che, cambiando i punti di vista tra i personaggi, riesce a presentare culture diverse che vivono la capitale: un avvocato quasi avulso dai problemi della storia, se non fosse che si trova a lavorare al caso in questione; un detective che conosce il lato oscuro della metropoli anche troppo bene; un ufficiale mezzo italiano e mezzo africano, a cavallo tra i due mondi; e i principali indiziati. Razzismo, drammi familiari e personali, le difficoltà delle famiglie in fuga dalla guerra e la criminalità permeano il romanzo che non offre protagonisti buoni e cattivi, ma tante persone con drammi alle spalle, rabbia repressa e nessuna prospettiva per il futuro. Il libro in questo senso è molto speciale, poiché i personaggi non sono né colpevoli né innocenti, ma semplicemente vittime del caso e delle circostanze che, spesso, obbligano a scelte sbagliate dettate dalla disperazione. Difficile quindi definire questo testo un semplice thriller, poiché gli spunti di riflessione sono molti e non mancano - grazie alla coralità - di offrire punti di vista a tutto tondo su quella che è la criminalità nata non dalla cattiveria, ma dal disagio e dall’assenza di prospettive di italiani e non, con conseguenti tragedie. Senza contare che il tutto scorre benissimo, con cliffhanger che non risultano eccessivi e ritmi ben scelti che tengono incollato il lettore.

Michele Gonnella, labrolucchese classe '88, vive una vita dedicata a quattro attività fondamentali: arti marziali, tè, libri, sopravvivere a sé stesso, il tutto sotto gli insegnamenti dei felini con cui condivide l'esistenza. Di fatto, è il bohémien più zen e monastico che si possa trovare. Egli non ci combina nulla col mondo della letteratura, tant'è che è perito informatico, ma forse proprio per questo si diverte a rompere tutti i canoni letterari da che ha impugnato la penna. Già di suo infatti era un bel casinista, tra romanzi e saggi al di fuori dei generi. Quando poi si è ritrovato a essere uno dei fondatori di Ignoranza Eroica apriti cielo...

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