IL SALOTTO PRESENTA: IL CANDIDATO

IL SALOTTO PRESENTA
Carlo Zamburlin, Il candidato, Il Seme Bianco


L'AUTORE
Carlo Zamburlin nasce a Thiene, poi studia Sociologia a Limerick e a Trento, dove si laurea. Vive a Salsomaggiore terme con la compagna e due splendide bambine. Definisce il suo stile "sociologico-fantascientifico" in quanto elabora le ansie e le paure più attuali e ricorrenti, estremizzandole e proiettandole nel nostro prossimo futuro. Scrive per donne e uomini liberi da dogmi e pregiudizi.

LA TRAMA
Un romanzo di “fantapolitica” che racconta le elezioni per il governo degli Stati Uniti d’Europa dell’anno 2039, quando le forze conservatrici cattoliche saranno vincenti e unite nel ristrutturare una società fondata sui valori e sulle radici cristiane. Un ospite inatteso, però, darà la forza al candidato del Partito Razionalista Europeo, unica alternativa al Partito Cristiano Conservatore, per affrontare la campagna elettorale e il temibile organo istituzionale denominato “Osservatorio dei Doveri Morali”.

ESTRATTO
Per un attimo tutto si fermò: il tempo, lo scricchiolio delle poltrone d’epoca su cui sedevano, l’odore stopposo e secco dei libri antichi posizionati sugli scaffali, la polvere che saliva invisibile dai vecchi tappeti turchi. I due si scambiarono uno sguardo intenso, dai cui non traspariva alcuna emozione. Poi Wiegel rilassò i muscoli del viso e abbozzò un sorriso.
«Siamo partiti con il piede sbagliato, Signor Bekker. Io non sono qui per sminuirla o per farle la guerra. Io sono qui per proporle la pace. Per trovare un accordo».
«In che senso? L’ascolto».
«Lei potrà anche vincere le elezioni, ma il potere non deriva solo da questo. Il potere, diciamo, è una grossa bestia, difficile da domare. Va nutrita, coccolata, amata profondamente. Il padrone non può permettersi di picchiare il suo animale o di affamarlo, perché la bestia scapperà lontano da lui o, più facilmente, si rivolterà contro il suo stesso padrone, sbranandolo».
«Si, capisco, ma l’animale deve fare quello che dice il padrone, con le buone o con le cattive»
Wiegel chinò il busto in avanti avvicinandosi leggermente a Leonard e rispose a bassa voce, parlando con lentezza: «La Chiesa, signor Bekker, è il più ricco, influente, diffuso organo di potere presente sulla terra. Con la Chiesa non si usano le cattive, ma si scende a patti». Tornò nella posizione naturale, appoggiandosi allo schienale della poltrona, e continuò. «Noi siamo in tutte le stanze dei bottoni, in tutte le lobby, in tutti gli uffici, a ogni livello. Noi accogliamo e ascoltiamo i suoi potenziali elettori nelle chiese, nelle scuole, persino nelle abbazie. Se vuole essere il Presidente degli Stati Uniti d’Europa, l’uomo più importante al mondo, avrà bisogno del nostro sostegno. E io sono qui per questo. Per offrirle tutto il nostro aiuto».
Leonard impallidì ascoltando quella voce ferma, così imperturbabile, distaccata e autorevole, così degna di essere presa in considerazione. Sentì la bocca secca, un calo della salivazione, e la sua ormai temprata emotività fu messa a dura prova. Questo era uno di quei momenti in cui si stava tracciando il futuro non solo suo, ma di molti, molti altri, e Leonard lo capiva bene.
«E cosa chiedete in cambio? Del vostro aiuto intendo».
«Assolutamente niente. A noi interessa che i detentori del potere siano allineati, concordi sulla via da percorrere. Da noi non deve temere nulla, anzi, vogliamo essere suoi alleati. Condividere i progetti e, in piccola parte, i risultati».
Leonard, spiazzato dalla personalità e dalla sicurezza di quel piccolo uomo, invogliato dall’idea del potere, sorrise e smise di stare sulla difensiva. Si aprì a questa nuova inaspettata amicizia.
«Bene. Allora sono favorevole a condividere progetti e risultati. Avrò sicuramente bisogno di alleati fidati e potenti per governare in modo giusto e duraturo».
«Sono così felice, Signor Bekker!».
«Mi chiami Leonard, per cortesia. Diamoci del tu».
«Sono così felice, Leonard, di aver trovato in te una persona ragionevole con cui si può trattare. Riporterò tutto ai miei superiori e sicuramente potremo iniziare un proficuo e solido rapporto di collaborazione. In fondo: Extra ecclesia nulla salus».
Il Cardinale fece un sorriso, ma Leonard lo guardò smarrito, non avendo colto il significato della citazione latina. Wiegel, cosciente di confrontarsi con una persona con qualche lacuna culturale e molto permalosa, ripropose l’ultimo concetto, però tradotto.
«Al di fuori della Chiesa non v’è salvezza, amico mio, e sono felice che tu sia dei nostri».
Quindi fu il turno di Leonard che, avvicinandosi al nuovo alleato, con un linguaggio spiccio e molto popolare rispose: «Non si è mai visto un contadino fare il miele e non leccarsi le dita, caro Cardinal Wiegel. Lasciamo quindi che le cose vadano come devono andare, nel migliore e più naturale dei modi».

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