LE RECENSIONI DEL SALOTTO: IL PETROLIO DI ALARICO

LE RECENSIONI DEL SALOTTO
Rocco Donato Alberti, Il petrolio di Alarico, Gruppo Albatros Il Filo

Recensione a cura di Michele Gonnella


L'AUTORE
Rocco Donato Alberti è nato nel 1965 a Calvello (PZ), piccolo paese dell’entroterra lucano. Amante della conoscenza in generale, fin dalla giovane età si è appassionato alla letteratura, alla storia e al teatro. Ha scritto diverse commedie comiche in vernacolo, poi rappresentate da un gruppo di amici, curandone la regia. Ha collaborato con la rivista meridionalista “La Grande Lucania”, dal 2016 al 2017. Redattore del mensile locale “Il Giornale di Calvello” per lungo tempo. Tra le sue opere di narrativa: "Fuga dall’umanità", romanzo d’esordio pubblicato da Albatros Il Filo nel 2007 e "I riflessi dell’essere" (2013, Albatros Il Filo). "Il petrolio di Alarico", data la sua improvvisa scomparsa il 15 marzo 2019, è uscito postumo.
La pubblicazione è stata curata da Roberta Alberti, sorella dell’autore.

LA TRAMA
In un futuro non troppo lontano l’umanità – e precisamente quella che abita le terre a nord dell’Equatore – si trova ad assistere a un insolito e inspiegabile innalzamento delle temperature che, complice la siccità, sta mettendo a dura prova l’intero ecosistema. Come se non bastasse, in Italia si stanno verificando strani episodi che coinvolgono le donne in procinto di partorire e che, se generalizzati, potrebbero minare dalle fondamenta la sopravvivenza della specie umana. Nella penisola, però, l’attenzione dei cittadini è rivolta alla delicata situazione politica che si sta vivendo: la tanto invocata Secessione del Nord sta per essere attuata e sta portando con sé un’ondata di rivendicazioni indipendentiste mai vista prima; non più solo le regioni, ma piccoli comuni e perfino singoli quartieri chiedono di staccarsi dal governo centrale. Al Sud questo movimento rivoluzionario è capeggiato da Lello Capitani, ex professore e giornalista, attorno al quale si raccoglie un nutrito gruppo di accoliti. Sarà lui a muovere le fila di una trama intricata, capace di coinvolgere poteri forti e muovere straordinarie quantità di denaro, arrivando perfino a rintracciare il famigerato tesoro di Alarico…

LA RECENSIONE
Quando si ama solo se stessi si finisce per uccidere tutto ciò che ci circonda. E tutto ciò che ci circonda, una volta reso inanime, non può fare a meno di ucciderci.

Ci sarà una volta - e nemmeno tra tanto tempo - un’Italia più che divisa, in cui oro nero, giallo e blu verranno contesi sulla pelle degli Italiani, in uno scontro politico che minaccia di condannare il povero vecchio Stivale a una fine drammatica. Come se non bastasse, il clima peggiora in tutto il mondo, crisi politiche si manifestano ovunque, vecchi poteri risorgono per contendersi la carcassa del mondo e un nuovo morbo, che colpisce donne incinte e neonati, minaccia di eliminare la razza umana dalla superficie del globo terracqueo.

Se è vero che Tolkien ha creato le trame della Terra di Mezzo puramente per sviluppare una lingua da lui inventata, l’Alberti fa altrettanto in questo romanzo, utilizzando le pagine bianche come campo sperimentale per sviluppare, tramite vicende umane e implicazioni politiche, uno dei futuri possibili. L’operazione si svolge in modo attento e lucido, realistico, senza eroismi o virtuosismi romanzeschi. Eppure, non manca la componente di una trama avvincente da seguire: storie personali, private e spesso al limite accompagnano lo sviluppo naturale degli eventi. Perché i protagonisti non sono solo personaggi politici, coinvolti più o meno direttamente in quelle che sono le vicende che si svolgono all’ombra del governo: hanno una vita, personalità e situazioni che, spesso, andranno contro ai loro bisogni personali e familiari.

A tutti gli effetti, potete trovare in questo libro un “what if” del mondo: un cannocchiale che vi permetterà di spiare i fili umani che compongono la trama di una vicenda politica intessuta con sapiente capacità narrativa e cognizione di causa: perfettamente consigliato sia per chi si interessa di politica, sia per chi ha bisogno di una chiave di lettura per interpretare gli eventi del mondo.


Michele Gonnella, labrolucchese classe '88, vive una vita dedicata a quattro attività fondamentali: arti marziali, tè, libri, sopravvivere a sé stesso, il tutto sotto gli insegnamenti dei felini con cui condivide l'esistenza. Di fatto, è il bohémien più zen e monastico che si possa trovare. Egli non ci combina nulla col mondo della letteratura, tant'è che è perito informatico, ma forse proprio per questo si diverte a rompere tutti i canoni letterari da che ha impugnato la penna. Già di suo infatti era un bel casinista, tra romanzi e saggi al di fuori dei generi. Quando poi si è ritrovato a essere uno dei fondatori di Ignoranza Eroica apriti cielo...



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