INTERVISTA ALL'AUTORE FULVIO DI SIGISMONDO

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati al puntualissimo appuntamento del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Fulvio Di Sigismondo, educatore e formatore che si occupa del coordinamento di spazi e servizi rivolti a giovani e adolescenti e della progettazione di azioni riguardanti le politiche giovanili. "Eravamo soli" è il suo primo romanzo per AltreVoci Edizioni.



Ciao Fulvio, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere in nostra compagnia oggi. Partiamo con la prima domanda che rivolgo a tutti i miei ospiti: raccontaci qualcosa di te.
Ciao Caterina, intanto grazie, ti saluto e, con te, saluto tutti coloro che seguono il tuo Salotto Letterario. Ho 55 anni, sono ligure, e sono un educatore e formatore che da oltre 30 anni si occupa di adolescenti e giovani, attraverso progetti e creazione di spazi di socialità. Mi ritengo fortunato, amo il mio lavoro e la scrittura è diventata, oltre che una passione, uno strumento per raccontarlo. Ho pubblicato due saggi sul tema dell’educazione e del lavoro sociale con i giovani. Il primo nel 2017, “Tutto si muove da dentro, un nuovo incontro tra generazioni” (Oltre Edizioni) e poi, nel 2019, “Noi andiamo, l’irrinunciabile memoria del futuro” (Edizioni Thesis). Nel 2020, in un anno così difficile per tutti, ha visto la luce “Eravamo soli” (AltreVoci Edizioni), il mio primo romanzo. Da tanto tempo aspettavo che una storia per un romanzo prendesse forma nella mia mente. E’ successo e ne sono felice, anche perché questo racconto mi sta regalando tante soddisfazioni e sta suscitando molto interesse.

“Eravamo soli” è il tuo primo romanzo, pubblicato da AltreVoci Edizioni. Potresti presentarlo brevemente ai nostri lettori?
E’ un romanzo corale, raccontato in prima persona dai quattro protagonisti principali: Luca, Margherita, Mattia detto “Pezzo”, tre ragazzi adolescenti, e Antonio Gualtieri, un anziano partigiano e ex operaio. Saranno loro a raccontarsi e a raccontarci un periodo della loro vita, intenso e turbolento, violento e poetico, segnato da un’irrefrenabile voglia di tuffarsi nel presente e dalla nostalgica necessità di rituffarsi nei ricordi del passato. E’ una storia contemporanea e urbana, che affronta il tema della solitudine e della necessità assoluta della relazione, dell’incontro e dell’urgenza di narrare se stessi, ciascuno a partire dalla propria storia. Le vicende dei personaggi finiranno per intrecciarsi e collegarsi in un crescendo che alla fine spero coinvolga ed emozioni il lettore.

Chi sono e cosa rappresentano per te Luca, Margherita, “Pezzo” e Antonio, anche in relazione alle tue esperienze personali e lavorative?
Luca, Margherita e “Pezzo” non rappresentano gli adolescenti del nostro tempo, ma sono tre adolescenti del nostro tempo. “Eravamo soli” non ha la pretesa di essere un romanzo “generazionale”. Sono ragazzi che portano su di sé alcune ferite che il nostro tempo produce, spesso legate, da un lato, ad una sorta di inadeguatezza delle figure adulte di riferimento, in particolare quelle genitoriali, a svolgere in modo sufficientemente efficace il proprio compito di sostegno e accompagnamento alla crescita e, dall’altro, a “spinte” di una cultura contemporanea, spesso difficili da fronteggiare per tanti ragazzi adolescenti. Ecco, allora, Luca, Margherita e Mattia condannati a una sorta di adolescenza “fai da te”, poco riconosciuti, e destinati a fare i conti con una condizione non semplice da affrontare. Sono tre ragazzi impegnati in una ricerca, talora scomposta, di punti di riferimento affidabili. Ho conosciuto tanti ragazzi e ragazze in una simile condizione, alla ricerca cioè, di attenzione e ascolto, di una parola piuttosto che di un giudizio, per collocarsi e orientarsi in un tempo complesso come quello che stiamo vivendo. In questa prospettiva di ricerca si colloca la figura di Antonio, anziano paladino di una memoria che affonda le sue radici nella Resistenza e nelle lotte operaie per la conquista dei diritti dei lavoratori. Un uomo indebolito dal trascorrere del tempo, ma solido nei suoi principi e ancora lucido nell’analisi della realtà che lo circonda. Antonio si rivelerà un educatore “naturale”, sobrio, attento, empatico e credibile, armato della sua fiducia, della forza della sua esperienza e del desiderio di trasmetterla, come fosse una preziosa eredità. In Antonio c’è un po’ di mio padre.

“Eravamo soli”: cos’è la solitudine per i protagonisti del tuo romanzo? Che tipo di evoluzione hanno vissuto nel tuo romanzo?
I miei personaggi sono, purtroppo per loro, soli, non solitari. Non scelgono la solitudine come condizione esistenziale, ma la subiscono, loro malgrado. Luca, Margherita e “Pezzo” vivono una solitudine dovuta all’abbandono da parte di chi avrebbe dovuto sostenerli e accompagnarli nella vita. Nonostante questo non si lasciano del tutto andare, o almeno ci provano, muovendosi in maniera ambivalente, da adolescenti quali sono, alla ricerca di nuovi punti di riferimento. Sempre da adolescenti cercano una “cura” nel presente, con esiti alterni, che lascerò scoprire ai lettori. La solitudine di Antonio è invece legata alla perdita. Il trascorrere del tempo si è portato via le persone più care per lui, compresa Irma l’amata moglie, compagna di tante battaglie. Antonio cercherà la “cura” alla propria solitudine rifugiandosi in ciò che per lui è più prezioso, ovvero la memoria e i ricordi della sua vita passata, fino alla fine.

Stai lavorando a qualche nuovo progetto per il futuro?
Come ho scritto nei ringraziamenti, spero che l’ispirazione torni a bussare alla mia porta. Spero di riuscire a scrivere ancora. In tanti lettori mi hanno chiesto di proseguire nel racconto di “Eravamo soli”, una sorta di sequel, insomma. In molti lo hanno chiesto per l’empatia e l’affezione che hanno provato, leggendo il romanzo, nei confronti dei suoi personaggi.
Un’idea in mente mi è venuta, ma non voglio inseguirla a tutti i costi. Magari accadrà il contrario. Chissà.

Ringrazio Fulvio per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che potete seguirlo su Facebook e sui suoi profili Instagram @disigi65 e @generazioni1965.


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