LE RECENSIONI DEL SALOTTO: THE GOOD LORD BIRD

LE RECENSIONI DEL SALOTTO
James McBride, The Good Lord Bird, Fazi Editore

Recensione a cura di Michele Gonnella


L'AUTORE
James McBride. Nato nel 1957 da padre afroamericano e madre ebrea esule dalla Polonia, dopo una formazione da giornalista che lo vedrà approdare nelle redazioni di celebri testate come "The New York Times", "The Washington Post" e "Rolling Stones", James McBride esprime il suo poliedrico talento sia come musicista jazz che come sceneggiatore per Spike Lee, giungendo alla popolarità nel 1995 con "Il colore dell'acqua", vigoroso libro di esordio a carattere autobiografico nel quale l'autore rievocava le proprie origini composite attraverso il toccante ritratto della figura materna. La decisiva consacrazione perverrà quasi vent'anni dopo con "The Good Lord Bird", vincitore del National Book Award nel 2013. "Deacon King Kong", il suo nuovo bestseller, in Italia verrà pubblicato prossimamente da Fazi Editore.

LA TRAMA
Il romanzo da cui è stata tratta l’omonima serie trasmessa in Italia da Sky Atlantic con Ethan Hawke come protagonista.

Il Kansas del 1856 è un campo di battaglia tra abolizionisti e schiavisti. La vita del giovane schiavo Henry Shackleford viene stravolta dall’arrivo in città del leggendario paladino abolizionista John Brown: quando una discussione tra il padrone di Henry e Brown si tramuta in uno scontro a fuoco, Henry è costretto a scappare insieme a Brown che, fin dal primo momento, lo scambia per una ragazza e lo considera il suo portafortuna. Henry, soprannominato “Cipollina”, si troverà così a viaggiare attraverso gli Stati Uniti insanguinati dalla guerra per la “liberazione della gente di colore” nei panni di una donzella. Dapprima profondamente a disagio per questo scambio di genere, finirà per apprezzarne i vantaggi: non dover faticare, poter passare inosservato e non dover rischiare la vita in guerra. Dopotutto, come dice lo stesso Henry, la menzogna è l’unica strategia di sopravvivenza degli schiavi neri nei rapporti con i bianchi. Insieme a John Brown seguirà le reali tappe della sua vita, compreso lo storico raid di Harpers Ferry nel 1859, uno dei grandi catalizzatori della guerra civile. Spassoso mix di storia e immaginazione raccontato con l’occhio meticoloso di McBride per i dettagli e i personaggi, "The Good Lord Bird" è un’avventura travolgente, ma anche una commovente esplorazione dell’identità e della lotta per la sopravvivenza.

Dall’autore bestseller James McBride, un caposaldo della nuova letteratura black vincitore del National Book Award e definito dalla giuria «una voce comica e originale come non se ne sentivano dai tempi di Mark Twain».

LA RECENSIONE
Io non lo so che cos’era, però tutte le volte che il Vecchio attaccava a parlare di cose sacre, anche solo a fare il nome del suo Creatore, diventava pericolosissimo. Una specie di elettricità gli montava addosso. La voce gli diventava come ghiaia che raschiava uno sterrato. Qualcosa gli saliva dentro. La carcassa vecchia e stanca gli cadeva di dosso, e al suo posto c’era un uomo carico come la molla di una macchina di morte. Era davvero una roba da preoccuparsi a vederla, e l’ufficiale è diventato nervoso. «Non sono qui per discutere con voi sui principi teologici», gli ha risposto. «Dite ai vostri uomini di deporre le armi e non ci saranno guai».

Ogni buon libro gioca su più livelli, e qui si rischia di perderne il conto: storia, schiavismo, lotta per la libertà, comicità, pulp, ricerca di sé e punti di vista non scontati. L’autore ci catapulta nella battaglie del celebre John Brown, e lo fa utilizzando Cipollina, soprannome del giovane protagonista che, scambiato per una femmina, si ritrova a dover seguire il vecchio John nella sua crociata per liberare la popolazione nera dallo schiavismo. Ma perché Henry non chiarisce subito di essere un maschio? Ovvio, perché un negro felice è un negro che dice ai bianchi quel che voglio sentire. Ecco cos’ha di buono questo libro: parla senza peli sulla lingua e non idealizza niente. Ci sono schiavi buoni e cattivi, alcuni peggio degli schiavisti e altri meglio. Anche i combattenti per la loro libertà non sono stinchi di santo, molti hanno il grilletto facile e quasi tutti puntano di più la pagnotta che la lotta.

In questo libro potremo assaggiare il vero sapore di una guerra per gli ideali, dove è la nobiltà d’animo a macchiare gli interessi e non il contrario, dove si sbraita tanto ma si spara poco e dove i diretti interessati, troppo spaventati per poter combattere, preferirebbero fuggire lasciando a qualcun altro l’onere di versare sangue. Il tutto, come se non bastasse, è condito dall’umorismo di un punto di vista ingenuo, che racconta la sua esperienza di guerra, bordelli e disavventure con un registro terra terra, di chi sa leggere e scrivere quanto basta.

Libero da ogni vincolo, questo testo è un must per chi apprezza la letteratura libera, sincera e senza paura.


Michele Gonnella, labrolucchese classe '88, vive una vita dedicata a quattro attività fondamentali: arti marziali, tè, libri, sopravvivere a sé stesso, il tutto sotto gli insegnamenti dei felini con cui condivide l'esistenza. Di fatto, è il bohémien più zen e monastico che si possa trovare. Egli non ci combina nulla col mondo della letteratura, tant'è che è perito informatico, ma forse proprio per questo si diverte a rompere tutti i canoni letterari da che ha impugnato la penna. Già di suo infatti era un bel casinista, tra romanzi e saggi al di fuori dei generi. Quando poi si è ritrovato a essere uno dei fondatori di Ignoranza Eroica apriti cielo...



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