INTERVISTA ALL'AUTORE MASSIMILIANO CIOTOLA

LE INTERVISTE DEL SALOTTO
Bentornati al puntualissimo appuntamento delle interviste del giovedì de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Massimiliano Ciotola, autore del romanzo "Prima di andare via" per Ater Edizioni. Accomodiamoci e lasciamo a lui la parola.



Salve Massimiliano, grazie per essere qui in nostra compagnia oggi e benvenuto nel mio Salotto. Ecco la prima domanda che rivolgo a tutti i miei ospiti: ci racconti qualcosa di lei. 
Grazie davvero per l’interesse e l’opportunità. 
Mi chiamo Massimiliano Ciotola e, più che uno scrittore, preferisco definirmi un affabulatore, o un artigiano della comunicazione. 
Ho studiato Comunicazione (c’è una meravigliosa gag in una delle prime stagioni dei Simpson, a questo proposito) e da anni collaboro con una casa editrice di fumetti come responsabile di produzione e, ultimamente, responsabile editoriale. 
Sono un appassionato di intrattenimento in tutte le sue derivazioni: cinema, televisione, letteratura, videogiochi… 

“Prima di andare via” è il suo nuovo romanzo per la casa editrice Ater. Potrebbe presentarlo brevemente ai nostri lettori? 
È un racconto su un gruppo di personaggi accomunati dalla stessa condizione: sono tutti malati terminali, che si riuniscono a intervalli regolari per cercare di darsi conforto, sostegno e aiuto reciproco. 
Tra questi personaggi spiccano Francesco, che è la voce narrante della storia, una vecchia preside in pensione, Lucia, e l’ultimo arrivato, Marco, un uomo che ha avuto un passato difficile e si ritrova coinvolto in questo strano giro. 
Senza spoilerare troppo, posso anticipare che la storia parte come un racconto “edificante” su come si riesca a trovare, nel momento di massima disperazione, un motivo per fare qualcosa di buono prima di affrontare l’ineluttabile. 
Ma, a un certo punto, tutto inizia a distorcersi, a corrompersi: i confini tra giusto e sbagliato, tra legittimo e ingiustificabile diventano evanescenti… fino a un finale in cui tutto viene rimesso in discussione. 

“Prima di andare via” è un noir dalle tematiche intense e profonde: come è nato il suo romanzo? 
Grazie per il complimento, davvero. 
La storia nasce da una visione, un’intuizione, diciamo, che mi ha colpito senza preavviso: l’immagine di una donna anziana, morente, immersa profondamente in una poltrona e avvolta da coperte, con una bombola d’ossigeno a tenerla ancora disperatamente in vita. 
E di un omone, in piedi di fronte a lei. 
Uno che potrebbe spezzarla come un rametto. 
Ma in quel momento è la vecchia signora ad avere il controllo della situazione, è lei che sta imponendo la propria forza di volontà, è lei che sta chiedendo, o meglio sta ordinando, a quel bruto di fare qualcosa. 
Qualcosa di orribile. 
E nasce anche da un’esperienza diretta: ho perso entrambi i miei genitori per colpa del cancro. In entrambi i casi si è trattato di un’esperienza terribile. 
In particolare c’è stato un evento piuttosto significativo con mia madre. Durante un periodo di degenza ospedaliera lei conobbe un’altra donna nelle sue stesse condizioni. 
In pochi giorni erano diventate amiche strettissime, come se si fossero conosciute da tutta la vita. 
Qualche tempo dopo seppi che si erano confidati segreti, esperienze passate… cose che mia madre aveva tenuto nascosto anche alla propria famiglia. 
Si era creato, tra queste due donne, un legame potentissimo grazie a un’esperienza che solo loro, in quel momento, condividevano e che solo loro potevano comprendere pienamente: la consapevolezza di essere arrivate, senza preavviso, alla fine del proprio percorso. 
Questo mi ha fatto riflettere sulla forza che alcune persone sono in grado di dimostrare quando si è arrivati al punto di non ritorno, e se quella forza potesse essere… usata. 
E come. 

Nel suo romanzo, lei cita la figura di un ragazzo tragicamente ucciso alcuni anni fa in seguito ad un attacco camorristico: le andrebbe di raccontare ai nostri lettori qualcosa di più in merito? 



Il ragazzo si chiamava Pasquale Romano. La sera del 15 ottobre del 2012 uscì da casa della fidanzata, a Marianella, in provincia di Napoli. Gli spararono prima che potesse salire in auto. 
Per sbaglio. 
Il vero obiettivo dell’agguato era un camorrista, ma gli assassini fecero un errore e Lino, come lo chiamavano tutti, ne ha pagato il prezzo. 
Aveva meno di trent’anni e tutta la vita davanti. 
Io l’ho conosciuto nel periodo in cui lavoravamo per la stessa azienda. So che sembra una frase banale, ma la verità è che era un gran bravo ragazzo. Allegro, onesto, cordiale… 
Quando seppi della sua morte, di quella assurda morte, rimasi sconvolto. 
Ancora oggi, a ripensarci, provo una gran rabbia e tanta tristezza. 
A Lino sono state dedicate tante iniziative, in particolare un concorso per permettere ai più giovani di avvicinarsi al teatro. 
Io ho voluto fargli un piccolo omaggio, perché vorrei davvero che la sua storia non sia dimenticata. 

Progetti per il futuro? 
Sopravvivere a questo periodo, direi. 
Scherzi a parte, mi piacerebbe proseguire questa nuova esperienza editoriale. 
Ho finito da poco una breve raccolta di racconti a tema horror e sto pianificando un nuovo romanzo, ancora allo stato embrionale… vediamo dove mi porta. 

Grazie mille a Massimiliano per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che potete seguirlo sui social e sulle pagine della casa editrice e che il suo romanzo è disponibile sia sui maggiori store online sia sul catalogo della Ater Edizioni.

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