LE RECENSIONI DEL SALOTTO: ZANJ, SANGUE E PALUDE
LE RECENSIONI DEL SALOTTO
Simone Volponi, Zanj, sangue e palude, Delos Digital Heroic Fantasy Italia
A cura di Alessandro Iascy e Giorgio Smojver
Cover e illustrazioni di Andrea Quarti
L'AUTORE
Simone Volponi nasce a Roma il 4 dicembre e scrive dal 2013. Appassionato lettore sia di classici che di autori contemporanei (Joe Lansdale il suo preferito) collabora con la rivista mensile Rock Hard Italy e con il portale TrueMetal.it. Nel 2016 ha pubblicato in ebook la raccolta di poesie "Requiem – D’amore e di Morte". Suoi racconti horror, fantasy e sci-fi compaiono in svariate antologie, tra cui la serie "Horror Storytelling". A maggio 2018 è uscito il suo primo romanzo fantasy-horror "Damnation – Notte Eterna" (Watson Edizioni), mentre la sua poesia horror "My Death" è stata selezionata per l’antologia internazionale "HWA Poetry Showcase Vol. 5".
LA TRAMA
Tratto da una storia vera. Lo “Spartacus d'ebano” guida la rivolta degli schiavi Zanj tra magia, cannibalismo, mostri marini e battaglie sanguinose.
Jami, guerriero abissino, viene fatto prigioniero e deportato nel califfato degli Abassidi per lavorare come schiavo Zanj nelle immense paludi tra il Tigri e l’Eufrate. Ma Jami, oltre a essere un guerriero fiero e pieno di sé e un uomo dai “denti di ferro” è anche un megangga, uno stregone consacrato al dio Waqa, e non può accettare le condizioni pietose della schiavitù. È l’inizio della vendetta. Ad affiancarlo nell’impresa un vecchio re scaltro e una giovane donna dalla bellezza selvaggia.
LA RECENSIONE
Al mercato di Aghordat gli schiavi africani scendevano dalla nave in una fila lenta e ordinata, uno dietro l'altro, legati e nudi.
Uomini, donne, bambini, avevano tutti i polsi stretti da catene pesanti. Un'altra catena, più corta, teneva legate le caviglie in modo che i loro passi fossero brevi e goffi. Tutti portavano un collare da dove partiva un'ultima catena che li teneva agganciati tra loro.
I corpi neri rilucevano per il sudore sotto il sole di Shat al-Arab, la Sponda degli Arabi. I loro piedi si scottarono passando dal buio umido della stiva al bollore della sabbia del molo.
Erano tutti Zanj, tributi elargiti da terre africane lontane - il pegno da pagare per non sprofondare nel nulla - oppure trofei di guerra, destinati al lavoro e al piacere degli Abbasidi.
Jami, colossale megangga consacrato al dio Waqa, viene rapito dalla natia Abissinia e deportato nella terra degli Abbasidi per lavorare come schiavo nei canali delle paludi situate tra il Tigri e l'Eufrate. A differenza degli altri sfortunati compagni, trattati alla stregua di mera carne da macello, Jami non accetta la propria condizione e, grazie alla magia conferitagli dal dio e dalla sua prestanza fisica, si prepara a guidare una rivolta mirata alla cancellazione della schiavitù e del califfato che tiranneggia a proprio piacimento sulla vita e sulla morte di chiunque si trovi sotto il suo dominio.
In "Zanj, sangue e palude", Simone Volponi riprende e romanza in chiave fantasy sword&sorcery gli eventi storici relativi alla rivolta degli schiavi Zanj contro il califfato Abbaside in Medio-Oriente. Ciò che colpisce subito di questo volume è lo stile crudo e diretto dell'autore: la storia viene narrata in maniera volutamente brutale per far emergere in maniera chiara e diretta ogni aspetto della crudele tirannia degli Abbasidi nei confronti degli Zanj e tutta la rabbia che comincia a ribollire in Jami, rabbia che sfocerà in aperta violenza nel tentativo di salvare se stesso e i compagni. Il guerriero-stregone è infatti l'unico che possa avere qualche speranza contro gli aguzzini del califfato e gli orrendi mostri che infestano le paludi. Il megangga comincia ben presto ad essere considerato come un emissario divino: oltre a poter contare sulla forza bruta, Jami è infatti in grado di ricorrere alle più oscure arti magiche africane per fare ricorso a spaventosi ma potentissimi incantesimi e stregonerie.
Oltre a magie antiche quanto la storia del mondo, terribili divinità e personaggi forti e disposti a tutto pur di liberarsi dagli oppressori, Simone Volponi ricrea anche con grande vividezza e ricchezza di dettagli suggestive ambientazioni: da un lato, gli opulenti palazzi mediorientali, dall'altra le paludi infestate di mostri del sottosuolo, luoghi degradati e letali, che non lasceranno alcuna via di scampo agli sfortunati Zanj.
Definito lo "Spartacus d'ebano" (o anche una sorta di Django tarantiniano ante litteram), "Zanj, sangue e palude" è un volume pulp ideale per chi è sempre alla ricerca di racconti e personaggi forti, senza orpelli o abbellimenti di sorta - a parte quelli rappresentati dalle splendide illustrazioni di Andrea Quarti. Il libro che vi troverete davanti sarà la storia di una lotta all'ultimo sangue, senza esclusioni di colpi e carica di rancore e desiderio di vendetta, ma fatta anche di nobili ideali quali libertà, dignità e uguaglianza, ideali pronti ad essere difesi a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo.
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