CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE MARTINA ROSAZZA

CINQUE DOMANDE PER CONOSCERE MARTINA ROSAZZA

Bentornati agli "speed date letterari" del Salotto! Oggi siamo in compagnia di un'ospite davvero speciale: Martina Rosazza, illustratrice Disney e autrice de Le fiabe delle Tre Sorelle, opera illustrata di prossima pubblicazione. 
Ma ora accomodiamoci e lasciamo a lei la parola...


Oggi il Salotto è lieto di dare il benvenuto a Martina Rosazza, illustratrice Disney e autrice di tre bellissime fiabe illustrate, Le fiabe delle Tre Sorelle, di prossima pubblicazione. Martina, cominciamo con la prima domanda che rivolgo a tutti i miei ospiti: raccontaci qualcosa di te. 
Partirei dal raccontarvi un ricordo d'infanzia. Quando avevo circa otto anni, passai un'estate in Basilicata, terra d’origine della mia nonna materna. Durante questa vacanza io e le mie due sorelle, da cui già allora ero inseparabile, facemmo amicizia con una bambina del posto, di nome Rosa. Ogni giorno ci incontravamo appena dopo pranzo e passavamo il pomeriggio fingendo di essere ragazze adulte, che andavano all’università e avevano fidanzati. Il mio fidanzato immaginario si chiamava Filippo, ed era bellissimo (ovviamente). Dopo qualche settimana la vacanza era finita e dovemmo affrontare la terribile realtà che probabilmente non avremmo più potuto giocare con Rosa, e i nostri “corsi all’università” sarebbero finiti e non avrei mai più rivisto il mio “fidanzato Filippo”. 
Quanta tristezza. Se vi state chiedendo “non potevate continuare a giocare voi tre a casa una volta tornate a casa?”, chiaramente non siete a conoscenza delle fondamenta che sorreggono l’amicizia tra bambine di otto anni. Non avremmo mai potuto tradire Rosa in quel modo continuando le nostre avventure immaginarie senza di lei! Una cosa però ci turbava, non volevamo dimenticare quelle storie su cui tanto avevamo lavorato. Così ci venne un'idea: ne avremmo fatto una telenovela! E fu così che scrivemmo il nostro primo script dal titolo “Le Amche Inseparabili” (il fatto che ci fosse un errore di ortografia in un titolo di tre parole é buona indicazione della qualità del contenuto e del testo dell’opera). Vorrei citare, per fare pubblicità alla mia mente brillante, alcuni eventi raccontati in questo script. Le amche inseparabili vivono in un collegio di professoresse severissime che non le fanno neanche uscire dalla stanza all’età di 25 anni. La sorella di Antonella, il personaggio interpretato da Rosa, si trova a dover prendersi cura del nipote infante nascondendo il tutto alle malvagie professoresse. 
Scherzi a parte, questa è stata la prima volta in cui ricordi di aver pensato all'importanza di “mantenere in vita” una cosa bella, un ricordo. Scrivere è come fare una fotografia o uno schizzo di qualcosa che ci affascina, che ci interessa, per preservarlo e trasfigurarlo al di là del solo ricordo. Tutto quello che faccio, dai disegni alla scrittura, è il mio tentativo di fermare e dare importanza ad aspetti della vita che mi colpiscono. Passare e condividere quel qualcosa mi ha sempre dato immensa soddisfazione. 

Le fiabe delle Tre Sorelle è un’opera davvero particolare, che ha vinto diversi premi in ambito letterario. A metà tra la tradizione antica e il mondo moderno, hai dato vita a tre racconti originali composti in versi: potresti dirci qualcosa di più su cosa ti ha spinto a creare queste storie? 
Direi che è un processo del tutto simile a quello che mi ha fatto “scrivere” quel primo script, i cui diritti sono ancora disponibili nel caso qualcuno volesse utilizzarne la trama per un film. 
Mi piacerebbe darvi un esempio concreto di come una fiaba nasca nella mia testa copiando qui la mia nota d’autore “L’Ispirazione dietro alla fiaba” legata a “L’Origine degli Elefanti”. Ogni fiaba del cofanetto ha una nota e una spiegazione simile a questa perché mi sembrava importante condividere l'esperienza ispiratrice della storia. 

Dal libro “L’Origine degli Elefanti”: 

Subito dopo aver terminato i miei studi di design in Giappone, mi sono spostata in Tailandia per uno stage nel dipartimento artistico di uno studio di animazione nella periferia di Bangkok. Il piccolo appartamento, che il mio datore di lavoro mi aveva gentilmente messo a disposizione, distava pochi chilometri dallo studio. Nel terribile traffico di Bangkok però rimanevo seduta sul bus per quasi un’ora, due volte al giorno. Seduta su un sedile in pelle tutto rotto, con l’afa che mi incollava i capelli bagnati alla fronte me ne stavo ad osservare i pedoni che mi superavano facendo slalom tra i mezzi e diventavano macchioline sempre più piccole fino a perdersi nel traffico infinito. In quei momenti avevo l'istinto di scendere e proseguire a piedi ma il mio capo mi aveva fatto promettere di non farlo mai, era troppo rischioso muoversi tra i motorini e le auto. A rendere insofferente il mio viaggio quotidiano non erano tanto la calura soffocante e le continue tempeste dell’aggressiva stagione delle piogge di quel mese estivo, ma la noia che provavo durante quegli spostamenti. Con un servizio internet a intermittenza non potevo certo passare quel tempo al telefono, il chiasso della folla sul bus e sui marciapiedi, insieme all’interminabile suono di clacson dei guidatori frustrati dalla lentezza straziante del movimento, mi impediva anche di leggere con concentrazione e la mia completa inabilità di parlare tailandese non mi permetteva di chiacchierare con gli altri sfortunati viaggiatori. È stato durante questo stage estivo che ho davvero preso a cuore il termine “guardare fuori dal finestrino”, la mia unica distrazione e fonte di intrattenimento in questa odissea quotidiana. Dal finestrino del bus più lento del mondo ho imparato ricette tailandesi proposte nelle bancarelle, nomi di frutta in tailandese gridati dai venditori di strada, a distinguere diversi tipi di palme e molte altre cose. Un giorno, sono rimasta colpita da una scena di costruzione edile. Si trattava di un gruppo di muratori intenti ad aggiustare una porta con l’aiuto extra, o forse dovrei dire extra-ordinario, di alcuni... elefanti. Gli animali si aggiravano sulla scena con la stessa disinvoltura dei costruttori, e con la loro proboscide prendevano attrezzi e oggetti vari trasportandoli e spostandoli. Dal mio sedile appiccicoso mi sembrava di assistere a “un altro giorno al lavoro” nel loro mondo di elefanti. La disinvoltura con cui svolgevano le stesse mansioni dei loro colleghi uomini con i mezzi che avevano, dalla proboscide alla zanne, mi aveva affascinato profondamente. E così mi trovai a chiedermi, “ma queste creature così strane, con questo naso assurdo e le orecchie giganti, da dove sono uscite?”. E ora, leggendo questa storia, lo sappiamo! 

Le illustrazioni che accompagnano i racconti sono particolarmente suggestive, trasportano i lettori in un mondo fantastico e mozzafiato. C’è uno stile o un autore (o un’autrice) a cui ti senti più vicina quando crei le tue opere? Quali tecniche prediligi? Come nasce, insomma, una tua illustrazione? 
Grazie. Sono contenta di sentirti definire le mie immagini ti sembrino “suggestive” perché quando dipingo un' illustrazione ho in mente come scopo quello di trasmettere un’atmosfera. Non sono particolarmente interessata a dettagli di realismo perché quello che voglio stimolare è la fantasia e quello che voglio trasmettere è la mia personale visione di quella realtà trasfigurata. Diciamo che, senza parlare necessariamente di aspetti tecnici, sono un’impressionista nel cuore. Aiuta il fatto che spesso mi trovo a dipingere cose che non esistono, come ad esempio “La Morte e le sue Tre Figlie”, dunque non potrei averne un riferimento reale neanche se lo volessi. Per quanto riguarda i mezzi sono veramente aperta. I miei preferiti sono Photoshop e Procreate per l’arte digitale, il carboncino per i ritratti, acquarelli e gouache per sketch di scenari. 
Alcuni pittori tradizionali a cui mi ispiro sono Richard Schmidt e John Singer Sargent. 

E ora, una domanda che stuzzicherà di certo l’attenzione di tutti i nostri lettori: potresti dirci qualcosa in merito alla tua esperienza presso un’azienda di fama mondiale come la Disney? 
La mia esperienza con Disney è stata fin’ora meravigliosa. In queste azienda mi sono occupata di character art, ossia di ricreazione dei personaggi di film in diverse pose e stili artistici. Le illustrazioni vengono poi usate a scopo di marketing o per i prodotti. Ho avuto la possibilità di lavorare per Disney sia in Giappone, a Tokyo, che in Germania, a Monaco di Baviera dunque associo alla mia esperienza di lavoro anche delle meravigliose esperienze di viaggio e scoperta di culture e abitudini nuove. 

Quinta e ultima domanda: progetti per il futuro? 
I miei progetti per il futuro sono uguali ai miei progetti per il presente: scrivere e disegnare. La mia collezione di storie contiene in realtà decine di fiabe, alcune già pronte, altre definite nella mia mente ma ancora non scritte, altre a metà stesura, altre in stallo perché non ho ancora trovato un modo chiaro e interessante per dire quello che sto provando a trasmettere. L’idea è quella di continuare a pubblicarne di nuove in altri cofanetti. Nel frattempo sto cercando di pubblicare libri per bambini che ho scritto e illustrato, finire un romanzo iniziato e ovviamente continuare a disegnare per il mondo dell’animazione. Avere degli obiettivi e progetti chiari per il futuro è sempre stato e sempre sarà importante per me ma più passa il tempo più mi accorgo che quello che davvero importa è trovare ciò che mi dà gioia nel presente e continuare a migliorare e a scoprire ogni giorno.

Ringrazio di cuore Martina per essere stata in nostra compagnia oggi e per averci fatto sognare con la fantasia nel più perfetto stile disneyano. Continuate a seguirci per tutte le novità prossimamente in arrivo e ricordate: 

If you can dream it, you can do it.
Walt Disney 

Commenti

Post più popolari