INTERVISTA ALL'AUTORE GIANPAOLO ROSELLI

INTERVISTA ALL'AUTORE GIANPAOLO ROSELLI
Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. In questo giovedì di Halloween ho il piacere di presentarvi Gianpaolo Roselli, autore del romanzo Satyrandroide.
Siete pronti a conoscerlo?



Ciao Gianpaolo, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.
Ciao Caterina. Inizierei dicendo che sono uno a cui piace raccontare storie. Credo che il raccontare sia una delle arti che più ci permetta di conoscere il mondo, di guardarci dentro e cogliere quello che sfugge ai sensi. E' un’avventura che vivo da oltre vent’anni, spesso divertente e stimolante, altre volte difficile e non priva di ostacoli. 


Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Mi sono avvicinato alla scrittura, che io ricorda, nello stesso momento in cui mi sono avvicinato alla lettura. Durante gli anni della scuola media divoravo Dylan Dog, leggevo racconti di Poe e Stephen King e disegnavo fumetti. Ben presto però decisi di fare a meno dei disegni in quanto frenavano, in un certo senso, la mia voglia di raccontare. Così iniziai a vedere la sola parola come un mezzo straordinariamente potente per creare mondi e personaggi. 


Qual è il tuo genere preferito?
Non ho un genere preciso. Ma se devo guardarmi indietro e pensare alle letture che più mi hanno colpito, citerei tutti quei libri in qualche modo legati ad un realismo magico, o che tendono a raccontare il mondo rappresentandolo con immagini fantastiche. Penso a Marquez, a King, a Kafka e soprattutto a Calvino. 


Parliamo un po’ del tuo libro. Di cosa parla? Quali sono i temi principali?
E' la storia di un "criminale" e del suo ostaggio che nel loro spostarsi da un posto all'altro scoprono di avere lo stesso passato, di essere in lotta con gli stessi demoni e di cercare lo stesso tipo di salvezza. Sono androidi (dall'origine misteriosa…), individui provenienti da una società remota che vive nel mito degli umani, un culto attraverso il quale cerca il senso della sua stessa esistenza. Tuttavia Ulisse e Beowulf, i due protagonisti, rappresentano uno strappo, un trauma all’interno della loro società, un bagaglio pieno di conflittualità e sofferenze. E proprio con questo bagaglio esistenziale si ritrovano ripetutamente a tu per tu con gli umani e con il loro mondo, fatto a sua volta di sfaccettature e contraddizioni. 
“Satyrandrodie” è uno sguardo esterno e ampio sugli esseri umani e sul concetto di progresso. Cos’è il progresso? Ciò che ci fa sentire più vivi o ci fa condurre vite senza dubbio più comode ma anche più “sintetiche”. E’ uno sguardo su temi universali, come l’attaccamento alla vita, le migrazioni, il progresso in sé, ma anche su temi connessi col nostro presente come, ad esempio, la persistenza ormai massiccia nella nostra vita quotidiana della tecnologia e la paura per lo straniero.



C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?
Senza dubbio “Satyrandroide” è un’opera che mi ha accompagnato in questi anni, quindi un romanzo che è cresciuto con me. C’è però un altro racconto uscito dieci anni fa sulla rivista Toilet (e che per pura casualità è stato riproposto quest’anno al pubblico dalla rivista Progetto Babele): Pensieri di un Povero Caronte. Si, quest’ultimo è molto significativo per me per una serie di motivi personali. 



Da dove prendi ispirazione per scrivere? 
Capita che venga colpito da un argomento, da un luogo, da un oggetto e di pensare che sarebbe bello scriverci qualcosa. Il punto però è che le idee più interessanti, quelle che poi vanno a formare gli elementi fondamentali della storia, mi vengono in mente nei momenti più improbabili: per esempio mentre faccio la doccia, mentre passeggio la sera o sto correndo tra i viali di campagna. 

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?
I due protagonisti, secondo me e secondo alcuni miei amici, hanno sicuramente entrambi qualcosa di me. Forse due aspetti, in qualche modo opposti e allo stesso momento complementari, della mia personalità. 

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?
"Satyrandroide" è stato pubblicato con Ensemble Edizioni, una piccola casa editrice di Roma impegnata nella scoperta di nuovi autori italiani e nella proposta al pubblico italiano di autori stranieri, in particolare balcanici. Era presente nella prima di lista di cento case editrici a cui inviai la sinossi del romanzo. I ragazzi della Ensemble risposero dopo due mesi (molto presto direi). Firmai subito il contratto anche se il romanzo uscì circa un anno e mezzo dopo. In questo lasso di tempo si propose per lo stesso romanzo un’altra casa editrice, La Gru, a cui poi dovetti rispondere negativamente. Non ci sono stati tanti contatti, al di là del referente editing, ma va bene anche così. Il romanzo è uscito ai primi di febbraio e successivamente, poco prima dell’estate, la casa editrice ha proposto anche l’ebook (scelta generalmente rara nel suo catalogo). 
Per il resto ho pubblicato racconti su riviste nazionali. Ricevere per email la conferma di pubblicazione è sempre un'esperienza entusiasmante e positiva. 

Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo? 
Sì, il libro è stato presentato in diverse librerie e sedi nel nord barese (altre date sono in programma). Forse la manifestazione più importante a cui ho preso parte è “Libri nel Borgo Antico” di Bisceglie, una tre giorni di incontri ed eventi, con ospiti del panorama nazionale, giunta quest’anno alla sua decima edizione. 





Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?

Da amante della lettura, oltre che della scrittura, posso solo invitare a leggere, a leggere tanto, con passione e felicità. Credo che essere un buon lettore sia il principio basilare per diventare un buon scrittore (e più in generale una persona dinamica). Nessun consiglio, nessuna scuola di scrittura può dare quanto una intensa attività di lettura. In più, fare dei libri non un piedistallo o un'estetica, ma un semplice argomento di conversazione ci può aiutare a vedere i libri, e quindi le persone, da molteplici punti di vista. Del resto la scrittura è un riflesso di come vediamo il mondo.

Ringrazio Gianpaolo per essere stato in nostra compagnia oggi e ricordate che potete seguirlo sul suo blog gianpaoloroselli.blogspot.com  per non perdere neanche una news. 


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