INTERVISTA ALLO SCENEGGIATORE E AUTORE PAOLO MOTTA

INTERVISTA ALLO SCENEGGIATORE E AUTORE PAOLO MOTTA


Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Paolo Motta, sceneggiatore di fumetti e autore, che ci parlerà un po' di sé, della sua professione e del mondo fumettistico odierno.
Ma ora accomodiamoci e lasciamo a lui la parola...



Ciao Paolo, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te. 
Diciamo che sono un quarantenne brianzolo, mi considero comunista, ma non sono contro il cristianesimo o la religione in generale. Sono anzi nel mio piccolo molto interessato alla storia delle religioni. In pratica le religioni, proprio come l'arte e la letteratura, forse non riescono a darci le risposte definitive su Dio e l'universo, ma quante cose ci dicono dell'uomo! 


Come ti sei avvicinato al mondo della scrittura e della sceneggiatura? 
Mi piaceva fin da piccolo fantasticare su avventure impossibili oppure immaginare finali alternativi per i cartoni e i film che vedevo in TV. Con l'adolescenza ho tentato di scrivere dei racconti, ma ero un tipo pigro e non li portavo mai a termine. La vera svolta è stata, dopo la maturità, quando mi sono iscritto ad un corso di sceneggiatura fumettistica tenuta da Carlo Pedrocchi (Intrepido, Diabolik, Il Giornalino). Certo, in questo momento il fumetto è diventato una nicchia nella nicchia, nel senso che tra i pochi italiani che leggono, i lettori di comics sono divenuti una esigua minoranza. Per questo, anche se collaboro con la rivista a fumetti, Sherazade, preferisco concentrarmi soprattutto su racconti in prosa.

Qual è il tuo genere preferito? 
Sicuramente quella che i critici anglosassoni chiamano la “speculative fiction”, ossia fantascienza, fantasy, orrore e quel “non genere” denominato weird che fonde insieme tutti gli altri. 

Da dove prendi ispirazione per scrivere? 
Sono il primo a non saper da dove prendo le idee. Forse come diceva Rod Serling, il creatore di Ai Confini della Realtà, le idee sono nell'aria e sta a noi riuscire a captarle. Tutt'al più quando devi per forza scrivere qualcosa, puoi cercare di ispirarti ad un autore o ad un genere che ti piace, purché non lo copi pedissequamente. 

Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una “sceneggiatura ideale”? 
Di solito si dice che la sceneggiatura perfetta è quella che sa alternare momenti comici a momenti drammatici. In questo erano grandiose quelle di certe commedie all'italiana dirette da Monicelli, Scola e Dino Risi (Brancaleone alle Crociate, La Grande Guerra, I Nuovi Mostri, Nel Nome del Popolo Italiano). Se però devo restare sul fumetto, considero un capolavoro il secondo special di Martin Mystére, Il Tesoro di Loch Ness di Castelli e Alessandrini, perché ci sono avventura, mistero e umorismo tutti ben amalgamati. Anche Dylan Dog, nel periodo in cui lo scrivevano Sclavi e Chiaverotti, aveva molte storie di questo tipo. Alla fine lo sceneggiatore è come un cuoco: ha davanti a lui vari ingredienti e deve saperli mescolare nella giusta dose. Altra cosa fondamentale è riuscire ad immedesimarsi nei vari personaggi, non solo nel protagonista, anche se magari è quello più simpatico. Ammetto che a me per primo non sempre riesce, ma se non c'è questo sforzo di assumere diversi punti di vista, i personaggi risulteranno fittizi. Faccio un esempio semplice per far capire spiegare meglio questo: non è credibile che uno scaricatore di porto ed un professore di Oxford parlino nella stessa maniera. Se succede, è perché lo sceneggiatore è riuscito a “diventare” solo uno dei due o peggio nessuno dei due, ma è rimasto sé stesso con in mano due burattini a cui dava la voce di volta in volta. Al contrario i personaggi devono essere il più realistici possibile, altrimenti anche i lettori più distratti si accorgeranno, magari solo inconsciamente, che c'è qualcosa che non va. 

Potresti dirci qualcosa di più sulle tue pubblicazioni in ambito letterario? 
Al momento sono fondatore e uno dei curatori della Cooperativa Autori Fantastici, https://coopautorifantastici.wordpress.com/ reperibile anche su FB https://www.facebook.com/CooperativaAutoriFantastici/. Si tratta un collettivo che realizza ebook e volumi cartacei. Con loro abbiamo pubblicato gli ebook Spettrale (dedicato alle storie di fantasmi) e Il Bar Ai Confini del Mondo (con racconti di vario genere ma tutti ambientati in un bar), disponibili su Amazon e Kinlde Unlimited. Soprattutto abbiamo dato alle stampe FuturEvo, un'antologia cartacea di racconti ambientati in un universo condiviso a metà tra heroic fantasy alla Conan e post-apocalittico alla Mad Max.

In questo momento, ti stai dedicando a qualche progetto in particolare o stai lavorando a qualche progetto futuro? 
Sto curando la nuova antologia di FuturEvo, stavolta ambientata in Asia. Avrà appunto come sottotitolo Fasti d'Oriente. Ritroveremo i personaggi già apparsi nell'antologia precedente, in particolare Sermon, un inquisitore del dio Macon, il quale combatte contro la tecnologia che ha trascinato l'umanità alla rovina, ma non può fare a meno di usarla. Compariranno anche Klassh, una ragazza selvaggia allevata dai troll ed innamorata di Sermon, come pure Antoni, un inquisitore dai modi meno ligi al dovere rispetto al suo confratello. Stavolta mancano lo strano trio composto dalla ladra Innara, la sacerdotessa Mara e il falcone telepatico Belthor, ma spero di riuscire a recuperarli in futuri volumi. Per saperne di più potete visitare i post dedicati sul nostro blog: https://coopautorifantastici.wordpress.com/category/futurevo/ .



Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere le tue opere? 
Certo, sono stato a Lucca Comics e a Cartoomics, ma anche a fiere minori come quelle di Vicenza e Vercelli. Ho fatto anche presentazioni in biblioteche civiche, una ad Albano S. Alessandro (Bergamo) ed una a Giussano (Monza e Brianza). 

Potresti farci una panoramica dello scenario italiano odierno per quanto riguarda il mondo delle opere fumettistiche nostrane? 
Non c'è molto da dire, sta sparendo il fumetto da edicola che era quello che dava da mangiare alla maggioranza delle persone. Per questo chi vuole dedicarsi alle nuvole parlanti è costretto a trovarsi parallelamente un altro lavoro per campare. Io, per esempio, lavoro attualmente in un'azienda metalmeccanica. Contemporaneamente si è aperto il mercato delle librerie e delle fumetterie che dà la possibilità di produrre volumi con tempi più dilatati e stampando un numero minore di copie. Si tratta però di un mercato di nicchia, in cui è difficile farsi strada. Inoltre anche nel nostro settore sono apparsi dei guru del marketing, che per me è la nuova pseudoscienza della nostra epoca, ed infatti è come l'astrologia nel Rinascimento, quando anche i papi e i re si facevano fare gli oroscopi, spendendoci anche cifre folli. Mi spiego meglio: molti si immaginano perché ha avuto successo Zerocalcare, è perché abbia avuto una strategia, una specie di formula magica che gli ha consentito di riuscire. In realtà molto più banalmente è perché è riuscito a mettere insieme argomenti che interessano al pubblico con la caparbietà di non smettere mai di provare, persino quando nessuno gli dava retta, tentando sempre nuovi canali per diffondere le sue opere fino a trovare quello giusto. Inoltre ricordiamoci che lui viene dall'ambiente dei centri sociali, i quali, piacciano o meno le loro idee politiche, da sempre promuovono un sacco di iniziative culturali. 

Avresti qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore/sceneggiatore alle prese con le sue prime opere? 
Avere una pazienza ed una costanza infinite è la prima cosa. Mi sento però di dare i due consigli di Stephen King: scrivi e porta a compimento ciò che scrivi. Ne aggiungo infine un terzo mio: rileggere sempre ciò che si scrive.

Ringrazio Paolo per essere stato in nostra compagnia oggi. Nell'intervista trovate diversi contatti interessanti per rimanere sempre aggiornati e non perdere neanche una news!


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