INTERVISTA ALL'AUTORE FABIO CARTA

INTERVISTA ALL'AUTORE FABIO CARTA


Bentornati all'appuntamento settimanale del giovedì interviste de Il Salotto Letterario e de Il Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee - Express Yourself. Oggi siamo in compagnia di Fabio Carta, autore della serie di romanzi di fantascienza Arma Infero. Qui la recensione del primo volume, Il Mastro di Forgia. 
Accomodiamoci e lasciamo a lui la parola...




Ciao Fabio, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te. 
Ciao e grazie per la possibilità che mi dai di farmi conoscere un po' dai tuoi lettori. Chi sono io? Una personale normale, ostinatamente normale, anche quando avrei magari a ben diritto la facoltà di esprimere qualche mia velleità artistica. Sto scherzando, ovviamente. Sono nato nel 1975, negli anni in cui la pop-culture cominciava a lanciare i suoi rumorosi vagiti, e sono cresciuto a pane, robot giapponesi e primi, gloriosi blockbuster del cinema sci-fi. 
Principalmente sono padre e marito, ruoli che spero di svolgere egregiamente. 
Dal punto di vista lavorativo, invece, sono un impiegato pubblico. Probabilmente per compensare la ripetitività del mio lavoro il mio intelletto ha trovato sfogo nella scrittura creativa. Devo ammettere che vagare per le lande di Muareb è stato a suo modo... liberatorio.

Come ti sei avvicinato alla scrittura?
Cerco di scrivere romanzi di fantascienza da vent’anni circa. Ma solo di recente sono riuscito a trovare in me la costanza di portarne a termine qualcuno. 
Come molti ho una vita ordinaria e un alter ego creativo, come molte persone. Ho sogni, progetti e, lo spero, quel minimo di talento per sperare di poterli realizzare. Tuttavia non mi considero un conformista represso come non gradisco incensarmi con meriti inesistenti. Ci provo, tutto qui. Alla scrittura sono arrivato per spirito di emulazione o anche, per così dire, per orgoglio, per sfida e… invidia. Per vedere se riuscivo a scrivere anch’io una di quelle belle storie che tanto mi piacevano e mi piacciono leggere, come a tutti. Penso a romanzi immensi come Dune o Hyperion. E proprio sull’esempio di queste grandiose epiche moderne ho cominciato a scrivere Arma Infero, il mio primo, “ciclopico” romanzo. 
Il mio sogno? Trasformare la mia passione in professione. È possibile farlo in Italia? Sinceramente no. Per questo si chiamano sogni. Perché poi ci si sveglia e si torna al lavoro. 

Qual è il tuo genere preferito? 
Fantascienza, ovviamente. 
Il maestro della hard sci-fi, Arthur C. Clarke disse una volta: "...Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”. Amen. 
Ebbene, la scienza immaginaria di futuri remoti è la mia personale magia, è lo strumento fantasy dei miei mondi fantascientifici, con cui sogno di meraviglie impensabili cercando però di rimanere coi piedi ben piantati nel prosaico terreno della verosimiglianza. Come scrittore di sci-fi la scienza ha per me un ruolo fondamentale, collocandosi come il pilastro alla base delle mie idee, il filo principale di tutte le trame e gli intrighi dei miei racconti. L’universo di Arma Infero è l’esempio perfetto del mio rapporto con la scienza, dove ogni mezzo o strumento tecnologico, per quanto fantasmagorico, si basa su solidi principi scientifici che gli conferiscono un senso di realtà e tangibilità; principi che ho dovuto approfondire in lunghe ricerche e non senza difficoltà. Ciò nonostante i risultati ottenuti mi hanno soddisfatto, perché non c'è nulla di più magico di una scienza in grado di meravigliare. 
Secondo me questa è la fantascienza: non si può evocare un prodigio tecnologico senza darne conto al lettore amante del genere, razionalista e curioso per antonomasia, che brama dettagli e spiegazioni! Perché sarebbe come volerne insultarne l'intelligenza sbattendogli sotto il naso uno sciocco gioco di prestigio, quello sì per definizione volto solo a meravigliare con la pretesa di non svelare nessun segreto. 
Di recente ho letto una specie di definizione storica e funzionale della fantascienza, nata, per pura coincidenza o meno, quando l’enorme sviluppo della scienza cominciava a provocare un diffuso spettro di emozioni, dall’esaltazione all’ansia. Da un lato, quindi, andava sviluppandosi il fronte della scienza e dall’altro quello dell’antiscienza, che rifiutava (e rifiuta) sia il metodo che i risultati obiettivi dello “scientismo”, come veniva indicato con disprezzo l’altro fronte. In mezzo, la fantascienza: il contenitore intellettuale di una nascente cultura di massa “pseudo-meta-scientifica” dove far convergere, come intrattenimento ma anche come spunto per riflessioni serie, sia le speranze e le visioni ottimiste che le paure per ogni genere di previsione catastrofista. Personalmente ritengo che l’insegnamento principale della Sci-Fi sia quello al “cambiamento” inteso come evento inevitabile e irrinunciabile; un allenamento, quindi, a sviluppare in ognuno di noi una forma mentale forte, assertiva e preparata contro qualsiasi novità e immotivata paura. 
Fantascienza, dunque, sempre e comunque. 
Non credo potrei mai nemmeno pensare di scrivere qualcosa di diverso dalla fantascienza. Si dovrebbe scrivere (e parlare) perché si ha qualcosa da dire, non per dire qualcosa. Quel mio qualcosa da dire è sempre un’invenzione, una scoperta, un’idea strampalata. Riconosco di non avere competenze per raccontare altro, chissà, forse nemmeno per quello che faccio. Su queste mie invenzioni, poi, magari inserisco elementi personali di riflessioni generali sulla condizione umana. Ma nulla di serio, per carità.

Parliamo un po’ delle tue opere. Come sono nate? Di cosa parlano? Quali sono i temi principali?




Arma Infero è nato quasi di getto, culmine di tutte le mie passioni che hanno trovato sfogo nella scrittura. Sentivo il bisogno di scrivere una grande storia, epica, fantascientifica, con uno stile da cronaca antica, ampollosa e in prima persona, ricca di terminologie arcaiche e tecniche che si distaccassero dai canoni standard odierni. La mia ispirazione, infatti, trae origine proprio dalle opere classiche e dagli autori del genere fantasy / fantascientifico come Dune, Guerre Stellari, La Terra di Mezzo di Tolkien (un autore di cui ammiro l’invidiabile mancanza di fini nello scrivere e il grandioso dilettantismo) e la grande space opera di Asimov e Simmons. Ma anche ambientazioni suggestive a noi più vicine, sia per tempo che per luogo: penso a Mondo9 del grande Dario Tonani. 

Per quanto riguarda le tempistiche e le modalità, lo sviluppo del mondo di Muareb, come della narrazione generale di Arma Infero, ha preso quasi cinque anni di tempo. Ma non è stata un’operazione pianificata con un progetto a monte, te lo posso garantire. Tolte delle inevitabili basi sul background geologico e geostorico, il resto s’è praticamente scritto da sé. Da lì la mole dell’opera che, nel momento proprio della narrazione, ha scoperto, inventato e dettagliato se stessa, e sempre da lì il divertimento con cui ho sviluppato e portato a termine il tutto. 

Per i contenuti, invece, il mondo di Muareb è sorto dal desiderio di coniugare due tra le mie più grandi passioni: i miei studi universitari in storia, sociologia e geopolitica con i miei interessi più frivoli e ludici, ossia film, videogiochi, fumetti e romanzi. 
Nato dall'idea di poter dar vita ad una sorta di "peplum" narrativo postmoderno, un sincretismo distopico tra fantasy e fantascienza che fosse qualcosa di più d'una semplice trasposizioni di poteri magici in tecnologie arcane. 

Nel mio mondo vi sono dame e cavalieri, intrighi di corte e amori a profusione e tradimenti degni di Lancillotto come del Trono di Spade; ma soprattutto storie di guerra, di coraggio e amicizia; ma anche laser e armi atomiche! 

C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te? 
"Il mastro di forgia" è stato l'inizio. La summa di ogni mio sconclusionato pensiero, forse anche un po’ penosamente autobiografico, per quanto al di là di una lagnosa, diaristica opera prima da esordiente. O almeno lo spero. 
Il primo volume, quello più duro, la forca sotto cui anche Tolkien ha dovuto inchinarsi all'esigenza di descrivere Hobbiville. Quando si racconta di un mondo totalmente inventato, si deve pur iniziare da qualche parte, e spesso è un grande contenitore a cui bisogna fare l'abitudine, pieno di minutaglie apparentemente inutili e bislacche, una rassegna decisamente noiosa. E' un battesimo tra i più traumatici, dove la tua stessa creatura pretende, quasi urla di rovesciarsi fuori dalle pagine con tutta la sua concretezza, sommergendoti con migliaia di particolari, togliendoti il fiato. Poi, lentamente, si riprende a respirare. A scrivere e... a leggere. 

È stato "spossante" dare corpo a tutto questo: un mondo immaginifico, lontano, inospitale e brutale; ma state tranquilli, è un mondo che non esiste, perché è fatto solo di parole. Io amo le parole. Per questo sono uno scrittore.

Da dove prendi ispirazione per scrivere?
Dalla voglia di sintesi, di completezza. Come ho detto amo le parole... e raccontare storie.
Si può essere bravissimi a immaginare racconti come a disegnare opere d'arte ma, ma senza tanti colori o le dovute nel proprio vocabolario il risultato non potrà che essere banale, ripetitivo, povero. Tutti sono bravi a immaginare e a sognare, tutti riusciamo più o meno ad esprimerci, talvolta persino a gesti.
Ma raccontare – e farlo bene – è tutt’altra cosa. Io c’ho provato. E nella mia tavolozza ho messo quanto più colori avevo.
Non ho mai cercato di blandire il lettore, anzi ho voluto dove possibile scervellarmi a trovare sempre il termine più arcaico, complicato, meno comune. Inoltre credo di non aver mai usato il turpiloquio, mai; e bando ai barbarismi anglofoni, tolti ovviamente quelli inevitabili. Un computer diventa così elaboratore, motore logico o computazionale. Ma il laser, resta laser.
Per il resto, semplicemente… scrivo. E fin quando non ho finito, vedo la scrittura come una mia personale e intima espressione, nonché sfogo delle mie idee e fantasie. Ne sono perfino geloso. Solo alla fine del lavoro riesco a condividerne il risultato. Per la rilettura e la revisione nessuno mi ha aiutato, se non l’editore in fase di editing. Amici e parenti hanno infatti letto la versione definitiva, come qualsiasi altro lettore.

Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri? 
Karan, decisamente. Non sono così orgoglioso, né tantomeno così coraggioso, e la mia voglia di razionalismo non mi porta al limite dell'autolesionismo così come spesso accade col nostro eroe. Ma innegabilmente è in lui che s'è specchiata l'immagine di questo povero scrittore alle prime armi. Me stesso come modello, come sempre capita, d'altronde, nella quasi totalità delle opere prime. Oppure no? 

Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice con la quale hai pubblicato? 
C'è poco da dire. Tramite diversi siti e forum ho formato una lista di CE non a pagamento, valide, serie e disposte a dare fiducia a un esordiente come me. Ho proposto il mio lavoro ad alcuni editori tramite una breve corrispondenza via mail, ma solo due o tre hanno risposto con delle proposte concrete e accettabili. Uno solo, però, mi ha immediatamente contattato al telefono, convincendomi da subito col suo entusiasmo contagioso: la Inspired Digital Publishing. 
“Questo ragazzo sembra credere più di te nel tuo romanzo” ha detto mia moglie e lo confermo. Luigi mi ha incoraggiato e seguito passo passo, senza nessun piedistallo. Non mi è stato chiesto nessun contributo e per me è un’esperienza arricchente. 
È stato Luigi a venire da me, anche se, ovviamente, alla fine la scelta è stata mia. 
Il dilemma, semmai, è stato inizialmente tra ebook e cartaceo. 
Ho voluto, e dovuto, scegliere per l'ebook, e non me ne pento. L'ebook offre delle possibilità di distribuzione infinitamente maggiori rispetto al cartaceo, un’agilità di diffusione a prezzi risibili, cosa che un’eventuale versione cartacea del mio libro, molto voluminosa, non avrebbe mai permesso. Tutto ciò è preziosissimo per un esordiente che deve farsi notare. 
Ho colto l’occasione per portare avanti un progetto più ampio possibile, dato che l’editore digitale ha potuto valutare con attenzione e fiducia un testo di oltre 600 pagine senza l'annoso problema dell'impaginazione cartacea, coi suoi costi. Per me è stato un percorso di crescita e consapevolezza, che mi ha consentito di eliminare tanti pregiudizi che avevo sul mondo dell'editoria digitale. 

Hai partecipato a qualche evento per promuovere il tuo romanzo? 
Purtroppo no, o per fortuna. Solo un concorso, anni fa: mi sono piazzato quinto. Organizzare una presentazione per un libro digitale è complicato. Bisogna stampare qualche copia di promozione, e tradire così l'idea di fondo dell'edizione, oppure organizzarsi con tablet e reader e distribuire libri via mail? Troppo difficile. Meglio la promozione online. Come questa intervista, giusto? 

Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera? 
Non demordete e non montatevi la testa. Non pensate nemmeno per un momento di cavare un soldo bucato da questa avventura, non lo fate, davvero. 
Non pretendete chissà che somme, anticipi o royalties da best seller, ma non fatevi spillare nemmeno un centesimo. Fatelo non per il vostro portafoglio, ma per la vostra dignità. Se l'opera vale, prima o poi qualcuno che la pubblica lo troverete. Altrimenti correggetela, miglioratela, ma non fatela ammuffire nel cassetto. 
I sogni nel cassetto, per l'appunto, soffrono. Almeno meritano un tentativo, dai. 

Detto questo ti ringrazio ancora per la possibilità che mi hai dato di farmi conoscere meglio. Spero di non aver annoiato i tuoi lettori. Per la trilogia di Arma Infero ho un’anteprima solo per te: non è una trilogia. Il quarto e, giuro, ultimo volume sarà pubblicato entro l’anno. E con questo tutto quanto avevo da dire su Karan, Lakon e Muareb sarà finito. Un po’ mi dispiace, ma sono soddisfatto. Ma di questo, magari, parleremo in un’altra occasione.

Che dire? Ringrazio davvero Fabio per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi invito a seguirlo sui social per non perdere neanche una news e per restare aggiornati sulle sue pubblicazioni, soprattutto ora che Arma Infero si avvia verso la conclusione! 




  

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